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Recensione Serie TV & Film

Sweet Home: ultimo capitolo del fenomale K-drama Netflix

Erika V. Lanthaler • 12 Agosto 2024

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Dal 19 luglio è disponibile su Netflix la terza e ultima stagione di Sweet Home, prodotto che ha portato nel pantheon della serialità i k-drama.

Era il novembre del 2020 quando, per la prima volta, Netflix ha presentato il trailer di quella che diventata la prima serie sudcoreana a rendere famosi i k-drama, ottenendo più di 1,2 miliardi di visualizzazioni e posizionandosi al terzo posto della top 10 delle serie più viste negli Stati Uniti. Si sta parlando proprio di Sweet Home, basata sull’omonimo webtoon di Kim Ka-Bin e Hwang Young-chan, disponibile su Netflix.

Attesissima da più di un anno da quando il finale della seconda stagione aveva lasciato con fiato sospeso e qualche delusione i propri spettatori, (comunque speranzosi di conoscere il finale della storia che si discosta di molto rispetto il fenomeno webtoon), la terza e ultima stagione vede, finalmente, il ritorno di Hyun-su e di altri personaggi che dovranno, una volta per tutte sconfiggere Sang-wook e i mostri.

Nelle puntate precedenti di Sweet Home

All’inizio del primo capitolo, l’umanità rimane vittima di un virus che trasforma gli umani in mostri e, una volta tali, si cibano dei sopravvissuti. In questo contesto apocalittico, in un condominio di Seoul, chiamato Casa Verde, i condomini si ritrovano rinchiusi della struttura per potersi salvare dalla pandemia dilagante… ma non è detto l’ultima parola. Chiunque può subire la mutazione ed è solo questione di tempo prima che tutti si trasformino.

In una lotta per la sopravvivenza, gli abitanti del palazzo iniziano a radunarsi e far fronte comune contro la minaccia. Ed è proprio in questo frangente che risalta il protagonista Hyun-su che, a dispetto degli altri contagiati, riesce a far fronte al suo mostro, tenendolo sotto controllo e mettendolo al servizio della comunità per proteggere le altre persone.

Nel primo capitolo della storia, pertanto, l’umanità deve tentare di sopravvivere a questa nuova “normalità” fidandosi dell’altro e collaborando anche con quei mostri (come Hyun-su) che sono ancora, in parte, umani.

Sweet Home non è solo una storia di mostri. Definirla tale è quasi riduttivo perché, a parte gli scontri, le scene splatter e l’atmosfera horror, è prima di tutto una storia di umani e dei loro mostri che, in questo caso, vengono a galla per una pandemia. C’è moltissima umanità in questo racconto dai toni dark e che riprende tematiche già presenti in serie come The Walking Dead o The Last of Us, dove, alla fin fine, è sempre l’umanità che deve cavarsela e sopravvivere in un mondo popolato da mostri, che una volta erano umani.

È proprio per questo aspetto che il primo grande capitolo di questo prodotto ha fatto innamorare il suo pubblico.

Ma com’è andata con le stagioni seguenti e, soprattutto, com’è il finale della terza stagione?

Finale si, finale no: che cosa è andato storto?

 La seconda stagione aveva lasciato il pubblico con il fiato sospeso, soprattutto con quell’ultima immagine relativa il ritorno di Eun-Hyuk neo-nato e quel messaggio di un’ulteriore stagione nell’estate del 2024. Finalmente la terza stagione è disponibile e con essa la conclusione della storia.

Nonostante la grande attesa, l’ultimo capitolo è stato accolto con pareri discordanti, con un apprezzamento da parte del pubblico del 66%, come riportano i dati di Rotten Tomatoes. Guardando ai dati delle prime due stagioni, soprattutto rispetto soprattutto al primo capitolo della storia, la serie è andata incontro ad un decadimento che l’ha fatta passare, letteralmente, dalle stelle alle stalle…

Soprattutto la seconda stagione, rispetto la prima, risulta più pesante, meno d’azione e più riflessiva, forse un po’ troppo per essere la stagione “ponte” che unisce l’inizio e la fine della vicenda… nonostante questo, tuttavia, rimane godibile.

L’ultimo capitolo, per contro, tenta di recuperare quello slancio con cui il prodotto aveva lanciato il fenomeno k-drama; in questo caso inserendo più combattimenti, scene splatter e rivelazioni di segreti. Soprattutto le scene d’azione sono state definite come troppo violente, anche se, a conti fatti, la prima stagione rimane, a confronto, forse più forte in quel caso. Secondo un parere strettamente personale, la terza stagione rappresenta un buon recupero di quell’iniziale trama e intreccio senza, tuttavia, arrivare al pari del primo capitolo.

L’intreccio arriva ad una fine e con esso, Hyun-su riesce a dominare quel mostro che dimora dentro di lui, mettendolo al proprio servizio, sfruttandone le capacità per guarire gli umani trasformati in mostri.

Nonostante questo, tuttavia, le storie e quei personaggi che sono stati presentati nella seconda stagione non vengono sfruttati come si deve e, anzi, lasciano in sospeso alcuni tratti della trama. Alcuni esempi sono relativi la storia del sergente Kim, di Ha-ni e Park Chan-young personaggi secondari, ma di particolare importanza soprattutto per la seconda stagione.

Oltre a ciò, un altro aspetto che lascia perplesso il pubblico è relativo la fine di Sang-woo (Lee Jin-Wook), il primo prototipo di contagiato speciale, che muore per la forza di volontà dell’umano suo ospite. Scelta azzardata per una serie in cui lo splatter e i combattimenti sono al centro di tutto, ma forse, rimane essere una scelta poetica, quasi ossimorica con il resto dell’atmosfera della storia, una sorta di richiamo al vero protagonista della storia: l’essere umano e la sua forza di volontà.

Ancora, anche la scena finale in cui i sopravvissuti al combattimento si incamminano verso il loro nuovo rifugio, risulta fin troppo poetica, per non parlare della riunione di Hyun-su, Eun-Hyuk ed Eun-yu sul tetto della loro nuova casa, Sweet Home. Un finale forse un po’ troppo semplicistico e troppo happy per tutto ciò che è successo precedentemente.

Alla fine, Sweet Home è un esempio di come la volontà di proseguire una storia non è sempre un bene per l’intreccio e, spesso e volentieri, la fama che ne deriva non è sempre un bene. Nonostante ciò, a essa va il merito di aver reso virali i k-drama, anche se il prezzo che ha dovuto pagare non è per nulla giusto.

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