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Recensione Serie TV & Film

Beetlejuice, Beetlejuice: Tim Burton ritorna in vita

Erika V. Lanthaler • 12 Settembre 2024

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Ha aperto Venezia 81 in grande stile e ora è nelle sale dei cinema italiani. L’ultimo, attesissimo, film di Tim Burton è tornato e, con lui, è arrivata sul grande schermo una nuova versione del regista più weird di sempre.

Dopo cinque anni di attesa causati da un flop clamoroso (Dumbo, 2019), il buon vecchio caro Tim è tornato a raccontare storie sul grande schermo. Lo ha fatto riprendendo in mano un mondo costruito nel 1988, quando lui era solo un weirdo, che confezionava disegni creepy senza un vero e proprio seguito. E quindi ritorna (dai morti) in grande stile proprio con la stessa storia che lo ha consacrato nel pantheon dei registi di Hollywood, Beetlejuice.

Tra le tante domande, una sola ha bisogno di una risposta: Tim è davvero tornato o è solo il suo fantasma?

Burton, Burton e B…eetlejuice:

Ambientato 36 anni dopo gli avvenimenti del primo film, Beetlejuice Beetlejuice cerca di ricostruire quel mondo che giaceva, sopito, sotto una gigantesca coltre di polvere.

Avevamo lasciato i protagonisti del primo capitolo al 1988, con una giovanissima Lydia Deetz (Winona Ryder) alle prese non solo con la matrigna pazza (Catherine O’Hara), i fantasmi in soffitta (Barbara e Adam – Geena Davis e Alec Baldwin) ma anche e soprattutto con Beetlejuice (Michael Keaton), un demone cattivissimo e folle che voleva sposarla. Ora, nel 2024, il cast si è allargato e, con esso, anche la storia: ed è così che insieme ai vecchi protagonisti della storia (tutti meno i fantasmi in soffitta che “sono andati Oltre”) si aggiungono Jenna Ortega (Astrid Deetz), Willem Dafoe (Wolf Jackson) e Monica Bellucci (Delores).

Insomma, un cast-combo tra la vecchia e la nuova versione di Burton, che deve tornare nella vecchia casa dei Deetz, dove ha avuto inizio tutto e dove, ancora, sono in sospeso (un po’ come i fantasmi) vecchi ricordi. Ritorno che, un po’ per riprendere il primo film, è causato da una morte, ma questa volta di famiglia: Charles Deetz (il papà di Lydia – Jeffrey Jones), infatti, è stato ucciso da uno squalo.

Ed è proprio mentre nel mondo dei vivi si celebra la morte che nel mondo dei morti ritorna in vita (più che altro si ricompone) una vecchia nemica di Beetlejuice, Delores, in cerca di vendetta e con l’obiettivo di distruggere, una volta per tutte, il demone pazzerello.

Tra ricatti, vecchi ricordi, matrimoni, storie d’amore e funerali il mondo dei morti e dei vivi ritornano più uniti che mai e Beetlejuice più scatenato di prima.

Il grande sabba dell’aldilà

Tornano in vita i ricordi, le canzoni, i personaggi, persino le vie della cittadina… ma, nonostante l’apparente immobilità di ciò che è già stato scritto, ciò che torna in vita è solo una copia sbiadita di ciò che un tempo è stato uno dei mondi del regista più gotico di tutti.

Regista che, un po’ come la storia sullo schermo, resuscita, ma rimane un fantasma di sé stesso, un po’ come quelli che vede Lydia Deetz. Non si può dire che Burton non ci abbia stregato con il suo lavoro passato, ma non per questo Beetlejuice Beetlejuice è da salvare. Quest’ultimo è un film, come se ne fanno tanti, ma no, anche se c’è il nome di Burton non ha nulla a che vedere con il buon vecchio caro Tim a capo di film come Edward Mani di Forbice, Ed Wood (candidato e vincitore di un Oscar), Sleepy Hollow o La sposa cadavere.

Sebbene sia tornato, non è più quello di una volta e, per una volta tanto, va bene così.

Vero, non si può tornare in vita, ma ciò non significa, però, che non ci si possa provare o che, comunque, nell’atto creativo non ci si possa divertire a ricreare o a ritornare, anche se per poco, tra quelle vie e tra quei modellini che hanno caratterizzato l’ascesa della propria carriera.

Burton lo sa e proprio per questo ci prova lo stesso. Si mette in azione e ci riesce, divertendosi come un pazzo; lo fa con una storia folle, stramba, gotica, divertente e irriverente. Lo fa riportando sulla scena i suoi personaggi (ormai invecchiati e dispersi nel mondo); ritorna in quella soffitta piena di muffa dove tutto ha avuto inizio e ci riporta, ancora una volta, nelle folli e intricate vie del mondo dei morti.

Il film è un sabba, una festa di demoni, che, una volta ingranata la marcia giusta (l’inizio rimane pur sempre un po’ lento, ma non temete) riesce a far riassaporare al pubblico quel vecchio sapore tipicamente burtoniano dei suoi film passati. Un assaggio che ha il sapore della nostalgia, almeno per i puristi, ma che, allo stesso tempo, guarda avanti.

Insomma, non sarà Tim Burton, ma è pur sempre una commedia nera divertente.

Burton si è divertito nel ricreare la storia e si vede; è stato un bel ritorno, anche se non è più lui. Ma lo accettiamo lo stesso.

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