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Top 5 film di David Fincher

Luca Dicesare • 10 Novembre 2023

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Il 10 Novembre 2023 l’attesa giungerà al termine: The Killer diretto da David Fincher approderà direttamente su Netflix e noi di Xeud abbiamo pensato di proporvi la nostra top 5 della sua filmografia per alleggerirvi il conto alla rovescia.

Seven (1995)

Probabilmente uno dei migliori thriller della storia del cinema, Seven (o Se7en) è considerando un capolavoro da quasi la totalità del popolo cinefilo. Un cast meraviglioso composto da Brad Pitt, Morgan Freeman, Gwyneth Paltrow e Kevin Spacey, ci guida durante questo film poliziesco dai tratti noir.

Il caso seguito dai protagonisti, i poliziotti David Mills (Pitt) e William Somerset (Freeman), è incentrato sui sette peccati capitali: gola, lussuria, accidia, superbia, avarizia, ira e invidia. 

Seven ti presenta sin dall’inizio due personaggi principali ben definiti e quasi ossimorici, a cui ci si affeziona immediatamente. Brad Pitt interpreta il classico detective giovane, ansioso di fare e di emergere, con un senso di giustizia fin troppo spiccato ed estremo. Morgan Freeman è il classico poliziotto sulla via della pensione, tenuto quasi a forza sul caso per via della sua anzianità ed esperienza, capace di tenere a bada l’appassionato ma troppo esuberante Mills.

Fin dal primo omicidio lo spettatore è catturato sì, dalla crudeltà ed efferatezza dietro gli omicidi, ma anche e soprattutto dalla pianificazione che lega ogni crimine perpetrato dal misterioso assassino. Assassino che non si paleserà fino agli ultimissimi momenti del film…e in grande stile. 

Un po’ come succede in Profondo Rosso di Dario Argento, scopriamo poi che il killer lo abbiamo già “visto” durante il film, semplicemente non ci aspettavamo fosse lui. Questo e tantissimi altri colpi di scena, soprattutto i metodi con cui vengono scelte e uccise le vittime, contribuiscono a rendere Seven un thriller praticamente perfetto, che è diventato cult e sicuramente fa scuola nel genere. 

Menzione onorevole a tutto il cast principale, ma soprattutto a un agghiacciante e spettacolare Kevin Spacey, all’apice della sua carriera. Il finale chiude perfettamente tutti gli eventi finora visti sullo schermo, chiudendo il cerchio in un climax meraviglioso che ti fa sussultare e pensare “cosa ho appena visto?”. 

Un altro esempio di un Fincher amaro e pessimista verso la realtà che ci circonda, ma carico di insegnamenti e riflessioni, in questo caso affidate alla voce del personaggio di Morgan Freeman.

Il film è disponibile su Prime Video

Fight Club (1999)

Chiediamo scusa a Tyler Durden perché infrangeremo la Prima regola del Fight Club parlandovi di Fight Club, film che ha consacrato David Fincher come uno dei migliori registi in circolazione. Fight Club, basato sull’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, è un film che è diventato molto presto culto grazie ad una critica feroce verso un malessere interiore causato da una società sempre più consumista.

Edward Norton che interpreta il protagonista di cui però non sappiamo il nome, è un uomo qualunque che fa un lavoro noioso, è perfettamente inserito nel sistema e fa tutto ciò che la società americana si aspetta da lui. La sua unica attività dopo il lavoro è passare le notti insonni a cercare sul catalogo dell’Ikea l’ultima cosa inutile da comprare.

Il Narratore però si sente insoddisfatto di questa vita apparentemente perfetta ed inizia a soffrire d’insonnia. Per cercare di curare il suo malessere che non lo fa dormire, decide, sotto consiglio del suo dottore che minimizza il suo disturbo, di frequentare gruppi di sostegno per persone affette da malattie incurabili.

Da qui in poi la sua vita e il film verranno sconvolti dall’incontro con Helena Bonham Carter, un affascinante e tenebrosa femme fatale di nome Marla e Brad Pitt nel ruolo del già citato Tyler Durden, che diventerà insieme al nostro protagonista il fondatore del Fight Club, un circolo di soli uomini dove persone all’apparenza normali si battono in scontri di lotta libera.

Questi incontri acquisiranno sempre più popolarità diventando la valvola di sfogo per tutte quelle persone che cercano di mantenersi vivi picchiando a sangue sconosciuti che si trovano lì per lo stesso motivo. Non c’è odio nelle lotte, quando finiscono i due lottatori si abbracciano e si salutano per tornare alle loro vite perfettamente inserite, ognuno con il proprio demone interiore con cui fare i conti.

David Fincher con questo film non ci mostra solo una lotta fisica, fatta di pugni e occhi neri, ma ci presenta anche la lotta interiore che vive il protagonista: uno scontro in cui non ci sono né vincitori né vinti, dove realtà e finzione non si distinguono più.

A questo punto non resta che chiedersi (come cantano i Pixies nella scena finale prima dei titoli di coda) Where is my mind?

Il film è disponibile su Netflix.

Zodiac (2007)

La prossima perla che vi presentiamo è tratta dai libri di Robert Graysmith e incentrato sul Killer dello Zodiaco che negli anni ’60 e ’70 terrorizzò San Francisco. Fincher rimase attratto dalla sceneggiatura senza alcuna risoluzione del caso, sentendo che fosse più fedele alla realtà e il resto è storia.

Il modello a cui si ispira il film è “Tutti gli uomini del presidente” di Alan J. Pakula, sopratutto per due caratteristiche: l’ossessione per trovare assolutamente la verità e il fatto che la trama non approfondisca la storia personale dei personaggi ma si concentri solo sulle loro azioni riguardanti il caso. 

Tra i protagonisti principali abbiamo un cast d’eccezione: Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo e uno splendido Robert Downey Jr. 

Le inquadrature particolari ma tipiche di Fincher aiutano a mantenere questa atmosfera di ansia e fiato sospeso, che rendono Zodiac uno dei film più riusciti del regista. Il clima di incertezza, punto di forza del film, è mantenuto altissimo proprio grazie al fatto che non vedremo mai il killer durante la pellicola, nonostante gli innumerevoli indizi, lettere e testimonianze dei sopravvissuti. 

Zodiac è divisibile in due parti distinte: la prima, più fredda e distaccata quasi documentaristica e la seconda, che torna ad avere i toni di un classico thriller, più incentrata sul personaggio di Robert (Jake Gyllenhaal). 

Visivamente possiamo nettamente notare come anche i colori cambino. Nella prima parte il colore predominante è il giallo, nella seconda è il blu. In questa seconda parte soprattutto, il film è un susseguirsi di scene cariche di tensione dove lo spettatore è sempre pronto ad aspettarsi che succeda il peggio. 

Il finale potrebbe lasciare con l’amaro in bocca, l’assenza di soluzione infatti rilascia un pessimismo tale da aver alzato svariate critiche. Tuttavia lascia un sapore familiare che il regista spessissimo inserisce nei suoi film, come una firma. 

L’alone di mistero che circonda questo serial killer, insieme alla perenne tensione e frenesia della redazione giornalistica e delle indagini, rendono questo film scorrevolissimo e appassionante. Un thriller alla Fincher riuscitissimo. 

Il film è disponibile su Netflix.

Il curioso caso di Benjamin Button (2008)

David Fincher con questo film abbandona per una volta la critica alla società moderna per raccontarci una storia che si concentra sul tempo che passa.

La pellicola, basata su un breve racconto di Francis Scott Fitzgerald, racconta di un bambino nato vecchio che più cresce e più ringiovanisce. Il film però non si concentra tanto sul perché succede una cosa così atipica, ma si sviluppa intorno al tema del passare inesorabile del tempo e di come questo scorra in maniera diversa per ognuno di noi.

Benjamin Button (Brad Pitt) quando nasce è una creatura deforme piena di rughe e di dolori tipici di una persona anziana e perciò verrà cresciuto in un ospizio dove creerà delle amicizie con persone fisicamente come lui ma molto più avanti con l’età. Fin da subito il protagonista scoprirà che non è come gli altri ospiti della struttura. Ogni giorno che passa si sente più forte, al contrario dei suoi amici che devono fare i conti con il passare dell’età.

Benjamin fin da subito farà i conti con la morte e capirà che, se vuole essere felice dovrà passare un’esistenza di solitudine. La sua vita però verrà stravolta dall’incontro con Daisy (Cate Blanchet), una ragazza della sua età di cui molto presto si innamora. Le loro vite però sono temporalmente opposte, se Benjamin nato vecchio ringiovanisce di giorno in giorno, Daisy nata come tutti noi, con il passare del tempo invecchia sempre di più. Questa condizione creerà una storia d’amore atipica, perché i due avranno solo un breve lasso di tempo per vivere a pieno il loro amore.

David Fincher però non si limita a raccontare semplicemente un dramma romantico ma si concentra sulla forza distruttrice del tempo che cambia le persone sia nel fisico che nella mente. Benjamin e Daisy, nonostante vivano esperienze e vite diametralmente opposte riescono a trovare la felicità insieme, perché il tempo molto spesso è una barriera insormontabile ma, nonostante ciò, può essere abbattuta dal grande amore.

La vita di Benjamin, oltre a raccontare una storia sentimentale, punta lo sguardo sul cambiamento della società americana e in generale su tutto il Novecento, non è un caso che Benjamin nasca nel 1918, data della fine della Prima guerra mondiale e data d’inizio della futura società moderna. Benjamin oltre al suo corpo vede il mondo intorno a sé cambiare sempre più velocemente.

Il film è disponibile su NowTv o tramite noleggio/acquisto su Prime Video.

The Social Network (2010)

David Fincher dirige il suo primo biopic e come soggetto sceglie Mark Zuckerberg, la persona che più ha influenzato il mondo per come lo conosciamo ora. Il film racconta di come il nostro caro Mark partito da una stanza di Harvard è riuscito a fondare un impero economico grazie ad un social basato sulla connessione costante tra le persone.

La storia ci viene raccontata tramite due processi in cui Zuckerberg è l’accusato. Come tutte le grandi storie anche questa prende il via da una ragazza che decide di lasciare il nostro protagonista. Mark, con il cuore spezzato, decide per consolarsi, di creare insieme ai suoi amici e compagni di stanza un sito in cui vengono confrontate tutte le ragazze del college.

Da qui alla creazione di Facebook il passo è breve. Breve si, ma non privo di ostacoli.

Durante tutto il film Mark rimarrà sempre più solo, facendo terra bruciata intorno a sé, venendo descritto come un ragazzo senza scrupoli che non si preoccupa né delle sue emozioni e né di quelle altrui. Fincher costruendo il personaggio di Zuckerberg ci mostra la nascita del mondo attuale sempre più social in cui l’emozioni sono ridotte ad essere espresse tramite un emoji.  

David Fincher sceglie come interprete del suo Zuckerberg il giovane Jesse Eisenberg che ci regala una delle sue migliori interpretazioni. Nel film troviamo altri giovani attori come Andrew Garfield, che interpreta l’unico amico di Mark che inizialmente sarà uno dei primi investitori e fondatori di The Facebook e Justin Timberlake nel ruolo di Sean Parker fondatore di Napster (l’antenato di Spotify).

Se volete sapere novità riguardo la possibile uscita del sequel di The Social Network, vi invitiamo a leggere il nostro articolo dedicato alle dichiarazioni di David Fincher.

Il film è disponibile su Netflix.

Consigli a cura di Giulia Defi e Oliver Cigala

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