Introduzione
In questi giorni si è conclusa “The Idol“, la serie televisiva diretta da Sam Levinson e creata con Abel Tesfaye, meglio conosciuto col suo nome d’arte The Weeknd, facendo incredibilmente discutere di sè.
Il progetto fu annunciato ben due anni fa dall’artista durante un’intervista, che ha deciso coinvolgere anche l’attrice Lily Rose Depp ed il regista Sam Levinson (creatore della serie Euphoria e del film Malcom e Marie).
Inutile dire che, visti i nomi coinvolti, le aspettative e la curiosità erano alte, tutti erano interessati a vedere come The Weeknd si sarebbe cimentato in questa nuova impresa per la sua carriera e se avrebbe potuto ampliare i suoi orizzonti. La serie è riuscita a dare altra fama e prestigio alla popstar canadese?
Una serie che divide
The Idol ha subito numerose critiche ( solo il 41% di punteggio su Rotten Tomaetoes), vediamo dunque il perché.
La trama gira intorno alle vicende di Jocelyn (Lily Rose Depp), una popstar dal passato turbolento che incontra Tedros (The Weeknd), da qui comincerà una relazione tossica tra i due ai quali si aggiungeranno i rapporti di Jocelyn con la madre, le amicizie ed il mondo dello spettacolo e della musica. Le premesse erano senza dubbio interessanti, che cosa non ha convinto la critica ed il pubblico?
Una scrittura approssimativa
La serie in sé non riesce pienamente a decollare, da delle premesse interessanti si procede lungo gli episodi in qualcosa che non sembra mai arrivare dove dovrebbe, e soprattutto, che non riesce a dare il giusto spazio ai personaggi che all’inizio creano curiosità nello spettatore, siamo desiderosi di vedere cosa ha affrontato Jocelyn nella vita e i motivi che hanno portato il personaggio di Tedros a comportarsi così, ma non si riesce mai veramente a venirne a capo.
Possiamo tranquillamente dire che la scrittura in questo caso sia il vero blocco della serie. I dialoghi tra i personaggi risultano quasi abbozzati e non danno un grande sviluppo ai vari ruoli, rendendo la sceneggiatura troppo semplicistica e didascalica. Di certo non serviva renderla particolarmente complessa ed articolata, non è l’obiettivo che si pone la serie, ma sarebbe stata apprezzabile una via di mezzo.
Attraverso i dialoghi tra i personaggi scopriamo dettagli riguardo al passato della nostra protagonista, ma posti in alcune scene dove non sembrano necessari producendo un risultato poco credibile.
Questa costruzione della narrazione fa passare in secondo piano il tema del racconto e non permette di empatizzare e comprendere a pieno la protagonista. Delle vie narrative alternative, come dei semplici flashback, avrebbero dato molta più potenza visiva al racconto colpendo grazie a delle scene forti e travolgenti.
Gli obiettivi della serie
Parlando invece di ciò che la serie vuole trattare, anche qui assistiamo ad una creazione approssimativa del concept originale. Più volte è stato dichiarato che tra i temi della serie ci sarebbe stato un visibile rapporto tra gli artisti e l’industria musicale e che il tutto sarebbe stato contornato da scene esplicite di sesso senza preoccuparsi troppo di possibile censure.
La parte relativa all’industria cinematografica è praticamente messa come sfondo per le dinamiche tra Tedros e Jocelyn senza mai approfondirle del tutto e renderle una parte integrante della trama. Anche le scene che sono state selezionate come “esplicite” non lo sono mai veramente. Ci sono scene di nudità, uso di droghe, ma ci si aspettava qualcosa che facesse più scalpore. Se si è abituati un minimo a vedere film più “spinti” di sicuro la serie non vi colpirà per queste scene.
The Weeknd ed il suo personaggio
Come se non bastasse anche il rapporto tra The Weeknd/Tedros e Jocelyn risulta un cliché che non riesce in pieno. La loro relazione tossica risulta un qualcosa di già visto da parecchio tempo, basti pensare a un banale 50 sfumature di grigio.
A livello di performance attoriale tutta via possiamo dire che The Weeknd non sia andato così male, considerando fosse la sua prima interpretazione più seria (in precedenza ha avuto il ruolo di una comparsa nel film Diamanti Grezzi) e che tutto sommato anche la regia di Sam Levinson convince senza infamia e senza troppe lodi, facendo il cosiddetto compitino, non eccelle ma sicuramente non è da scartare.
Una nota di merito possiamo darla sicuramente alla colonna sonora creata su misura dallo stesso The Weeknd, si sposa bene con le scene e con l’atmosfera della serie, ma indubbiamente non basta a salvare completamente la serie.
Conclusioni
The Idol, al di là di alcune note positive, come la colonna sonora ed una regia e una recitazione sufficienti, non riesce a colpire. Il fatto che sia breve non aiuta, non riusciamo ad empatizzare pienamente coi personaggi e la scrittura non brilla né di originalità né di profondità toccando temi appena abbozzati e già visti sul grande e piccolo schermo. Possiamo dire che questa volta The Weeknd non abbia centrato il bersaglio.