L’universo Marvel è tra i fenomeni mediatici più discussi degli ultimi 15 anni, sia da fan che non, attirandosi tantissimi elogi ed incassi ma altrettante critiche. Se Martin Scorsese si era già espresso a riguardo adesso è arrivato il turno di un altro regista molto noto, ovvero Quentin Tarantino, regista di cult come Pulp Fiction, Le Iene e Django Unchained.
Cosa pensa Tarantino?
In un intervista al podcast “2 Bears 1 Cave” del 21 novembre, Tarantino si espresso riguardo ai prodotti dei Marvel Studious: in primis precisa che non ce l’ha con i cinecomics in quanto prodotti ripetitivi e tutti uguali tra loro, ma perchè “sono la rappresentazione di questo periodo storico per il cinema“. Poi continua il suo discorso collegandosi alla popolarità dei supereroi: “Mi sento di dire quello che già molti altri abbiano detto prima di me, ovvero che non sono gli attori le vere star bensì il personaggio che interpretano, il franchise ha successo, all’attore resta ben poco, Captan America è una star, Thor è una star” continua prendendo come esempio Sandra Bullock “dopo Speed (1994) era diventata una star, poi ha fatto qualche film mediocre ma comunque lei era straordinaria e il pubblico la amava, e li spingeva a vederla al cinema, ma questo non è più il caso“. Tuttavia la critica feroce critica non viene rivolta tanto ai film in sè, quanto alla produzione da parte di Disney, che ha portato a una omologazione dei vari prodotti hollywoodiani: “Non detesto questi film, ad alcune condizioni sarei anche disposto a dirigerne uno ma odio questa situazione in cui i cinecomics sono diventati gli unici prodotti di interesse al cinema, monopolizzando il mercato e non lasciando spazio a nessun altro tipo di produzione“. Mentre al The Video Archives Podcast parla della Hollywood attuale: “Anche se gli anni ’80 sono stati il periodo in cui probabilmente ho visto più film nella mia vita che mai, almeno per quanto riguarda l’uscita al cinema, sento che il cinema degli anni ’80 è, insieme agli anni ’50, l’era peggiore della storia di Hollywood. Eguagliato solo dall’era attuale!”
Quel che dice è vero?
Che i cinecomics domino il mercato è indiscutibile, quando poco veritiero. Prima di tutto, va specificato che sono i cinecomics supereroistici i campioni di incassi, in quanto nella categoria “film tratti da fumetti” rientrano anche Snowpierce, La Vita di Adele, A History of Violence o Persepolis. In secondo luogo va precisato che sono i cinecomics supereroistici Marvel quelli che in questo momento trainano i botteghini, mentre la DC fatica a trovare una sua direzione, collezionando flop con Black Adam, Shazam 2 e The Suicide Squad, e i progetti indipendenti come Bloodshot o Samaritan si sono rivelati dei fiaschi. Già con queste precisazioni il campo si restringe.
Solo nel 2022, tra i dieci film dall’incasso più alto al box office si trovano i tre film Marvel annuali: Doctor Strange in the Multiverse of Madness (quarto posto), Black Panther: Wakanda Forever (sesto posto) e Thor: Love and Thunder (ottavo posto). Andando indietro prima della pandemia, il risultato non cambia: Captan Marvel, Avengers: Endgame e Spider-man: Far From Home hanno superato il miliardo di incassi e sono entrati nella top ten. Si può dire che la Marvel sia, in questo momento storico per il cinema, l’unica garanzia di intrattenimento che porti la gente in sala, e regga su di se la vita di tutte le sale. E per questo il marchio più famoso di questi ultimi anni.
Per quanto riguarda il discorso sulla popolarità dei personaggi, e non degli attori, Tarantino si dimentica un dato fondamentale: l’intero Star System Hollywoodiano è in crisi. Ormai, in un film il nome dell’attore sul poster vale poco rispetto al marchio di fabbrica, ovvero la saga (Marvel, Fast and Furious, Jurassic World, Star Wars).
Prendiamo come esempio la carriera di Margot Robbie, indiscutibilmente tra i volti femminili più riconosciuti di questo periodo. Si è fatta conoscere per la prima volta interpretando Naomi Lapaglia in The Wolf of Wall Street, con DiCaprio, per poi realizzare altri film accanto a star come Will Smith (in Focus) Tina Fey (in Whiskey Tango Foxtrot) e Michelle Williams (in Suite Française) per poi ottenere il ruolo di protagonista che l’ha consacrata come ottima attrice in I, Tonya. Ma il suo più grande successo ai botteghini rimane Suicide Squad. E nonostante la nomea ottenuta col personaggio di Harley Queen, la Robbie non è una star capace di portare gente al cinema indipendentemente dal film dove recita, perchè Amsterdam è stato un flop, Babylon è stato un flop, e gli stessi film dove interpretava il suo personaggio più famoso sono stati flop (Birds of Prey e The Suicide Squad). Lei è famosa? Innegabile. Ma allora perchè il suo nome non è in grado di attrarre il pubblico? E non è un problema nato con i cinecomics, lo Star System è andato lentamente a decadere per vari fattori: l’avvento dei social e l’ampliamento del concetto di celebrità, la specializzazione del gusto del pubblico per un determinato genere, l’indipedenza degli attori dalle grandi major.
Che questo sia un periodo nero per Hollywood purtroppo c’è poco da discutere. Dall’inizio del millennio, Hollywood ormai non osa più proporre titoli nuovi, si fa affidamento sull’usato sicuro, sui franchise che hanno appeal sulla massa. Le major dettano linee guida che registi e sceneggiatori devono seguire per evitare prodotti troppo diversi da quelli abituali. Inclusività e standardizzazione sono le parole che descrivono appieno quello che è oggi la più grande industria dello spettacolo. Poche sono le voci indipendenti, come la A24, la Lionsgate o la Annapurna Pictures. E ancora meno i titoli che incassano abbastanza da garantire il prossimo lavoro. Tarantino, cresciuto proprio con il cinema degli anni settanta, pieno di novità e sperimentazione, ha una visione cinica della realtà che lo circonda, ma purtroppo vera sotto molti aspetti. Ma come sottolinea lui, non è la prima volta che Hollywood incontra periodi neri, e se si è già risollevata una volta, nulla vieta alla storia di ripetersi.
Fonte: Youtube