Dopo la sua uscita qualche mese fa nel resto del mondo, è disponibile nelle sale italiane “Talk to Me”. Sarà riuscito il nuovo film dell’A24 a colpire nel segno?
Ad agosto vi avevamo già parlato già di questa pellicola, nell’attesa di poterlo vedere nei nostri cinema. Non appena ho avuto l’occasione, sono andato alla prima proiezione disponibile di “Talk to Me“. Date le grandi aspettative per questo film, come è andata?
Stringiamo il patto narrativo
“Talk to Me” è un film australiano del 2022, diretto dai fratelli Danny e Michael Philippou. Queste informazioni possono essere molto utili per comprendere alcuni elementi presenti nella pellicola. Infatti le vicende sono ambientate tutte in Australia e si può percepire l’esperienza svolta dai due registi, che hanno iniziato la loro carriera su YouTube.
Il film parla di una giovane ragazza Mia che, affrontando ancora il trauma della perdita della madre, si interfaccia a un misterioso rituale che vede come oggetto centrale il calco di una mano. La protagonista partecipa a quello che i suoi coetanei considerano solo un gioco, ma l’evocazione degli spiriti causerà grandi problemi al mondo dei viventi.
Nonostante dalle premesse possa sembrare un classico teen horror, la pellicola rompe i topoi caratteristici del genere. Li usa a proprio vantaggio per stupire lo spettatore abituato a determinate scelte che si è soliti vedere nelle narrazioni di questa tipologia. Non vengono adoperati cliché e nemmeno forzature attuate al solo scopo di spaventare.
Sotto una visione superficiale di intrattenimento della pellicola, si nasconde una sfaccettatura di tematiche che si celano ai più attenti: la dipendenza, il trauma psicologico e la malattia mentale sono solo alcuni dei temi sul quale il film vuol far riflettere. Certe immagini, concetti e azioni possono essere re-interpretate nel contesto filmico in diversi significati, in base all’indole di ciascuno.
“Talk to Me” non punta a terrorizzare lo spettatore con scene dalla violenza e crudezza ingiustificata, bensì grazie al disagio umano che ci permette di immedesimarsi con i personaggi presenti in scena. Gli spiriti non interferiscono direttamente con la realtà, ma giocano sui sentimenti e sulla psiche delle loro vittime, spettatori inclusi.
Facciamo entrare il comparto tecnico
La regia di “Talk to Me” è ben studiata e ciò viene evidenziato dallo studio attento delle inquadrature. La ripetizione di alcune immagini che, seppur apparentemente estemporanee e non collegate, fortificano il senso generale della storia. Per esempio ci sono molti particolari sulle mani, non solo su quella protagonista del rito, che si lasciano interpretare in molteplici sottotesti.
La fotografia, seppur non impeccabile e imperdibile per quanto riguarda le scelte d’illuminazione, dà il meglio di sé nell’utilizzo delle ottiche e soprattutto nei cambi e nelle messe a fuoco. Si nascondono elementi con il fuori fuoco per raccontare rapporti tra personaggi, senza sprecare battute, e c’è un ottimo utilizzo di lenti grandangolari per rafforzare l’effetto di straniamento sul quale i registi giocano con grande abilità.
Il film non è privo di difetti ovviamente: alcune scelte fatte nel comparto sonoro, riprese molto dal mondo web dal quale sono cresciuti, staccano parecchio dal tono generale della pellicola. Questi elementi spesso risultano non necessari alla narrazione, rovinando momenti dalla grande tensione. Salvo queste piccole cadute, il sound design e la colonna sonora si amalgamano coerentemente con il reparto visivo. Anche i pochi ma sensati jumpscares risultano d’impatto per lo spettatore e riescono a prenderlo alla sprovvista.
In conclusione, “Talk to Me” risulta un’ottima pellicola del genere che cerca di presentare un nuovo punto di vista di un incipit narrativo parecchio abusato. Si vede come lo studio A24 ha saputo trovare nei due fratelli registi una inaspettata novità in un panorama così saturo.
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E voi, siete andati a vedere “Talk to Me” in sala? Cosa ne pensate?
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