Non accenna a fermarsi lo sciopero degli sceneggiatori iniziato a Maggio e che ormai da Luglio comprende anche un gran numero di attori. Ad oggi gli studios proclamano anche di guadagnarci, ma a lungo termine chi avrà la meglio?
Come ben già sappiamo è iniziato ormai da inizio Maggio lo sciopero della Writers Guild of America, lo sciopero ha ormai passato di gran lunga il paletto dei 100 giorni, andando a superare storici grandi scioperi di Hollywood. A metà Luglio si aggiunse la ancora più grande Screen Actors Guild (SAG-AFTRA), che rappresenta un enorme numero di attori di Hollywood, rendendo lo sciopero di un’influenza ancora maggiore.
Gli studios sono totalmente responsabili dell’arresto di oltre tre mesi dell’industria e del dolore che ha causato ai lavoratori e a tutti coloro il cui sostentamento dipende da questa attività.
In breve lo sciopero verte a tutelare gli sceneggiatori e attori sull’uso dell’intelligenza artificiale, della loro immagine e dei loro diritti. Un altro tema fondamentale sono i compensi della vendita in streaming, basati probabilmente su contratti obsoleti. Sono richiesti quindi salari rivisti, una maggiore informazione sull’uso delle IA e una maggiore tutela sul suo uso più altre condizioni lavorative. Due settimane fa si è finalmente verificato il primo incontro tra le due parti, ma a quanto pare è andato tutt’altro che bene.
Innanzitutto non si è raggiunto un accordo, a quanto pare su nessuno dei punti elencati prima. Ad esempio, sulla richiesta di condividere i dati audience di film e programmi in streaming non c’è stato nessun problema ma non se ne parla di indicizzare i compensi al successo di pubblico. “Come venire invitati alla festa dei bambini ricchi, ma senza poter assaggiare la torta”, il commento di un portavoce Wga. Inoltre, successivamente alla risposta negativa da parte del collettivo sceneggiatori-attori, l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), gli studios avrebbero reso pubblica l’offerta rifiutata violato l’accordo sulle trattative riservate e facendo infuriare i sindacati.
Ci siamo trovati di fronte a una conferenza in cui i produttori hanno cercato di spiegarci quanto era buona la loro offerta. Non capiscono che, tra limitazioni, scappatoie e omissioni, quanto ci hanno messo davanti non protegge gli sceneggiatori dalle minacce esistenziali che ci hanno portato all’agitazione. Così gli abbiamo spiegato che ogni sciopero ha un prezzo: per noi questo prezzo è la risposta a tutti i problemi che loro hanno creato nella nostra industria.
Come preannunciato gli studios pare abbiano anche avuto il coraggio di ostentare il guadagno ottenuto dallo sciopero negli ultimi mesi. Il ragionamento pare però, forse troppo, semplicistico in quanto è palese che le entrate senza i costi di produzione sembrino lievitare, ma sarà altrettanto ovvia la ricaduta nei prossimi mesi se lo scioperò protrarrà. Inoltre vi sono grandi perdite anche nelle piccole-medie imprese, le quali si sostenevano maggiormente attraverso contratti con gli studios. Come riporta Il Messagero: “ Milt&Edie’s è una delle lavanderie più famose di Hollywood: è attiva da più di 50 anni, si trova a pochi metri dai Warner Bros studio di Los Angeles e ha contratti di collaborazione con Disney, Hbo e DreamWorks”.
Così come loro molte altre imprese stanno subendo la stessa sorte, secondo un’analisi della California State University Northridge, solo in California l’impatto dei primi 100 giorni di scioperi sarebbe stato di oltre 3 miliardi di dollari di perdite. In tutto ciò ovviamente il danno agli studios non manca, infatti già diverse serie tv e film sono stati posticipati alla prossima primavera se non al 2025. Tra i film rimandati vediamo Deadpool 3, Mission: Impossible Dead Reckoning Part II, Beetlejuice, Gladiator 2, Lilo & Stitch, Mortal Kombat, Spider-Man: Beyond the Spider-Verse. E ancora: Dune II, Ghostbusters: Afterlife, Godzilla x Kong: The New Empire, The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim solo per citarne alcuni.
Stessa sorte per molte serie TV, come American Horror Story, Big Mouth, Daredevil: Born Again, Emily in Paris, Family Guy, FBI: Most Wanted, Grey’s Anatomy, The Last of Us, Law & Order, The Sex Lives of College Girls, Stranger Things e Yellowjackets. Oltre a ciò anche un grandissimo evento come gli Emmy che si sarebbero dovuti svolgere il 18 Settembre sono stati stati rimandati a Gennaio a causa dello sciopero.
In definitiva lo sciopero sta avendo sicuramente un impatto non solo circoscritto a Los Angeles ma bensì che impatta ormai in economia ben più estesa, andando a mettere in difficoltà diverse realtà legate al cinema. Anche nel momento in cui si sarà trovato un accordo, si spera, vantaggioso per entrambe le parti molte famiglie si troveranno in difficoltà a causa di multinazionali con l’unico interesse economico. Per quanto ancora gli studios continueranno a girare la testa dall’altra parte facendo finta che vada tutto bene?
Da sottolineare come molti attori stiano aiutando la causa sostenendo le famiglie dei lavoratori, stando a SAG-AFTRA, sin da quando è iniziato lo sciopero il sindacato si è ritrovato a dover elaborare fino a 100 richieste giornaliere di assistenza finanziaria. Tra le ultime donazioni è arrivata una grande mano da Steven Spielberg e la moglie Kate Capshaw, devolvendo 1.5 milioni di dollari attraverso la Entertainment Community Fund (ECF) e la the SAG-AFTRA Foundation’s Emergency Financial Assistance Program. Oltre a loro altri moltissimi attori come George e Amal Clooney, Matt Damon, Leonardo Di Caprio, Dwayne Johnson, Nicole Kidman, Jennifer Lopez e Ben Affleck.