Introduzione: chi è veramente Zerocalcare
Già dalla sua prima apparizione sulla scena, Zerocalcare si è distinto per una forte componente politica. Basti pensare che il suo primo lavoro era dedicato al G8 di Genova del 2001, quando aveva solo diciotto anni! Una passione che si è fatta più predominante negli anni, soprattutto recentemente, con “A babbo morto” o “Kobane Calling “, opere dai forti connotati politico-sociali.
Quando uscì Strappare lungo i Bordi, Zero riuscì a conquistare subito tutti i social: la parlata romanesca, le numerose citazioni alla cultura pop e il tormentone del gelato lo hanno reso subito popolare alle masse più di quanto già non lo fosse, d’altra parte però deluse la parte più affezionata dei suoi fan, ormai abituata alla presenza di quei temi caldi a cui tanto si era dedicato.
Ma Zero in quella serie aveva nascosto, furbamente, il suo lato polemico e critico. Non voleva giocarsi subito la sua occasione di realizzare una serie, e infatti ha creato prima un ottimo prodotto, adatto anche ad un pubblico medio, ma poi ha spiazzato tutti con una seconda opera dannatamente polemica per sua natura.
Il 9 giugno è stata rilasciata su Netflix la miniserie di sei episodi Questo mondo non mi renderà cattivo, scritta, doppiata e diretta, per la prima volta, da Zerocalcare e prodotta dallo studio d’animazione italiano Movimenti Production. A doppiare tutto c’è sempre Zero, affiancato da Valerio Mastandrea come voce dell’armadillo. Alle musiche ritroviamo Giancane, che ha realizzato anche la sigla Sei in un paese meraviglioso.
In questa serie, Zero è ormai all’apice della sua carriera come fumettista, e sta per realizzare la sua prima serie animata. Però a Rebibbia c’è una brutta atmosfera dopo l’arrivo di un gruppo irregolare di migranti. La loro presenza infatti è motivo di violente manifestazioni da parte di chi non li vuole avere nel proprio quartiere. Per Zero le cose si complicano con il ritorno di Cesare, amico dell’adolescenza, uscito dopo vent’anni di comunità. Ma il vecchio compagno è ormai cambiato, segnato dagli eventi del passato, e fatica a ricostruire quel rapporto fraterno che aveva con il nostro protagonista.
Un seguito migliore del predecessore
Questo “seguito spirituale” di Strappare lungo i bordi si dimostra già dal primo episodio più sviluppato della serie di debutto.
Se infatti il primo lavoro era un film diviso in sei parti, questa è una serie fatta e finita, con ogni episodio fornito di cliffhanger finale che ti spinge a guardare quello dopo, una trama di sottofondo lineare, e un cast di personaggi che si evolvono col progredire della storia.
La regia di Zerocalcare, qui per la prima volta dietro la macchina da presa, è ottima, e regala alcune intuizioni degne di nota come la scena della cometa o del crollo del faro, momenti importanti della trama che riescono perfettamente a rispecchiare ciò che l’autore voleva trasmettere.
La colonna sonora di Giancane è un ottimo mix tra commerciale (Spirits dei Strumbellas), perle del passato (stiff little fingers dei Bits of kids) e musica epica (quella in sottofondo durante la marcia dell’ultimo episodio).
Sul lato tecnico, infine, la Movimenti Production si dimostra ancora una volta capace, con grande inventiva e originalità, di creare ottime animazioni nonostante la continua varietà di scenari e personaggi che si susseguono. Non viene mai riciclato uno sfondo, un’animazione, ma tutto è sempre vario e dinamico, restituendo perfettamente la sensazione che si ha leggendo un fumetto di Zero.
Uno Zerocalcare politico
Come scritto prima, in questa serie tornano il vero Zerocalcare, con tanto delle tematiche tipiche della sua narrazione: l’attivismo contro il fascismo, l’immigrazione e l’emarginazione sociale.
Zero tratta tutto con serietà e spessore senza cadere nel banale: sarebbe stato facile far diventare Cesare un solito fascista indottrinato senza cervello, ma Zero riesce a dare perché
La serie riesce a tenere in equilibrato il lato comico e drammatico. Perfetta è la sequenza nel terzo episodio dove Cesare racconta la sua storia di solitudine e subito dopo si torna a ridere grazie all’armadillo, e non con gag demenziali e senza senso, ma con sarcasmo capace di far riflettere sui dubbi del protagonista.
Molti però hanno storto il naso su alcuni temi, dato che la serie non tenta mai di dare risposte ai mille quesiti che pone. Sulla lotta politica, ad esempio, ci si interroga su come si possa fare per non lasciar vincere gli estremismi portatori di violenza e rancore, senza però raggiungere mai una vera conclusione.
L’obbiettivo di Zero però non è quello di dare risposte semplici e banali a temi complessi, ma di riportare la realtà per quello che è. Trova senso perciò che i tanti temi trattati non lascino segni di speranza o di ottimismo per il futuro, poiché risulterebbe farlocco dopo tutta la storia raccontata.
I personaggi: cuore della narrazione
Al centro di tutta la storia però rimangono i personaggi, anzi, i cittadini di Rebibbia.
Come dice Secco “qua tutti hanno talmente tanti cazzi che potresti fare un fumetto sulle vite di ognuno”, e Zerocalcare è bravissimo a mostrare quanto forte batte il cuore di questa gente, unita contro un nemico comune, per difendere la propria casa.
Zerocalcare rimane come sempre al centro della narrazione: tutto passa dal suo occhio, dalla sua coscienza e dalle sue emozioni. Riusciamo ad empatizzare con lui, a capire i suoi dubbi (quando è in indeciso se prestare i soldi a Cesare) e il suo senso di frustrazione quando fallisce. Zero è una frana nei rapporti umani, e questo lo rende subito amabile dallo spettatore.
C’è chi potrebbe trovare problematica la conclusione di alcuni percorsi dei personaggi, in quanto non ne trovano realmente una, a fine serie. La storia di Cesare su tutte, ne è un esempio. Rimane nel limbo, senza sapere se il personaggio abbia trovato un suo posto nel mondo e se sia riuscito a liberarsi del passato.
Questa non è l’unica trama lasciata “incompiuta“: la possibile serie da Zero, la chiusura del centro d’accoglienza di Rebbia e il destino della scuola pubblica dove lavora Sara non hanno una conclusione, dando così un senso di vuoto e di amara paura per il futuro. Questo però era l’obbiettivo finale, poiché esattamente come Strappare lungo i bordi finiva senza soluzioni, ma solo con un “stare alla vita cosi come viene“, Questo mondo non mi renderà cattivo finisce con l’accettazione di un destino oscuro e senza vie d’uscita.
Tutto ciò rientra nel piano di Zero per non dare risposte certe in una vita che effettivamente non ne offre. Il suo non è un canto disfattista, non vuole mai apparire un vinto, ma ciò che traspare è l’onestà di un uomo che si è reso conto a trentanove anni di quanto è complessa la vita.
Conclusione.
Zerocalcare riesce a firmare una seconda opera che non sbianca davanti alla precedente, anzi. Questo mondo non mi renderà cattivo è più matura, più consapevole del proprio stile e dei propri mezzi. Non è un capolavoro, per colpa di qualche imperfezione di trama, ma riuscito su ogni aspetto: animazioni, sceneggiatura e doppiaggio. Non ci resta che aspettare la prossima serie e intanto ringraziare Zero della splendida opera, capace di portare agli spettatori qualcosa di più oltre che al solo divertimento.