Vivere nascondendo ciò che si è
Continua il nostro appuntamento settimanale dedicata al Pride Month, dopo la recensione di Boys Don’t Cry della scorsa settimana. La pellicola di oggi è “Le Fate Ignoranti”, un film drammatico del 2001 diretto da Ferzan Özpetek, basato ispirato a fatti, eventi e luoghi di cui il regista è stato testimone.
Il film è una malinconica e profonda dissertazione sul tema del “nascondere il proprio orientamento”, facendo vivere le persone in un castello di menzogne, con la costante paura che gli crolli in testa.
Con due ottimi interpreti come Margherita Buy e Stefano Accorsi, il film affronta in modo intenso la vita di un gruppo di persone collegate tutte ad una mansarda nel quartiere Ostiense di Roma.
Trama
“Le Fate Ignoranti” segue le vicende di Antonia, un medico quarantenne specializzato nella cura dell’AIDS, e di Massimo, una coppia di sposi molto affiatata, nonostante il difficile rapporto di lei con la madre. La vita abitudinaria della coppia viene sconvolta quando Massimo rimane vittima di un incidente stradale e, nella disperazione, Antonia scova nel suo ufficio un quadro con una dedica di una possibile amante.
Determinata a rintracciare questa persona, verrà a conoscenza di un fatto che la sconvolgerà: Massimo era bisessuale e viveva una relazione clandestina con Michele, un ragazzo che abita in un quartiere popolare, il quale non sapeva nulla di Antonia. Verranno così scoperti anni di bugie e falsità, ma presto ne verranno dette altre, facendo impersonare i protagonisti nei panni della persona che li collega tutti: Massimo.
Recensione
Özpetek, noto per la sua capacità di raccontare personaggi complessi ed autentici, ci regala un lungometraggio che mescola abilmente tristezza e speranza, rassegnazione e resilienza mostrandola in ognuno dei tanti personaggi che ci propone. Due bravissimi Buy e Accorsi sono una coppia perfetta per rappresentare questi ideali e sentimenti, che sono sicuramente un valore aggiunto per il film.
Una nota di merito anche alla colonna sonora: dai temi molto azzeccati, spandendo tra musica leggera e mostri sacri come Joan Baez, fino ad arrivare al finale nel tripudio di “Due destini” dei Tiromancino.
Le tematiche LGBTQ+ sono sempre state molto care al regista ed egli ci ha tenuto a mettere in luce le difficoltà che alcune persone sono costrette a vivere, o meglio, a subire solamente per essere sé stessi. Oltre l’accettazione di sé stessi, si passa anche all’accettazione di un lutto. L’approccio di Özpetek è delicato e sincero, cercando di evitare stereotipi e offrendo un punto di vista molto umano sulle loro storie.
Viene esplorata l’identità fluida e la scoperta personale, ma anche degli altri: Antonia, scoprendo della bisessualità del marito, si trova a confrontarsi con un amore che non ha confini di genere. La centralità del film sarà dunque concentrata sul suo viaggio verso l’accettazione di questa situazione.
Molto interessante è la cura nelle piccole scelte: tutte le ambientazioni che riguardano Roma, sono state scelte tra quelle che sono comuni nella vita quotidiana del regista turco, ma capitolino di adozione. Ogni luogo è qualcosa che ha un’importanza per un incontro, un evento sperimentato dall’ideatore del film, tant’è che la terrazza dove vengono girate alcune scene è proprio quella del condominio dove risiede!
Altro fatto interessante, riguarda l’attrice protagonista, Margherita Buy: rimasta incinta durante le riprese, Ferzan rimase così colpito da inserire questa caratteristica nel personaggio di Antonia.
Critiche
Il film non è però esente da difetti, anzi: la regia, per quanto molto poetica e quasi “romantica” nonostante alcune scene anche drammatiche, in alcuni passaggi può risultare abbastanza pigra e basilare. In altri punti ripetitiva, facendo perdere al film il buon ritmo che aveva preso.
Poi, ottimi gli attori primari, qualche nota di demerito a quelli secondari, non sempre impeccabili. Esempio principale Gabriel Garko, nei panni di Ernesto, un coinquilino sieropositivo di Michele, che diventa man mano sempre più importante nella storia, poteva essere reso meglio in alcune scene…
Inoltre, molti di loro, pur essendo soggetti interessanti, mancano completamente di approfondimento e vengono spesso trascurati per mantenere il focus su Antonia e Michele, rendendo difficile sensibilizzare lo spettatore verso di essi. Anche la madre di lei, pare che in certi momenti sia completamente dimenticata, nonostante ad inizio film sia presentata come molto importante nella vita della dottoressa.
Conclusione
In sostanza, “Le Fate Ignoranti” è un film molto d’impatto e “romantico” per la sua visione del mondo, affrontando, oltre alcune delle tematiche LGBTQ+, con sensibilità e profondità, altri temi lapalissiani, come la morte e la difficoltà nel ripartire dopo importanti cambiamenti nella propria vita. La performance eccellente di Margherita Buy e Stefano Accorsi e l’approccio del regista sono ciò su cui si basa l’intero film.
Nonostante molti punti in cui possono sorgere dubbi riguardo la realizzazione, il film rimane uno degli esempi più interessanti di cinema italiano di inizio millennio e una bella storia di persone alle prese con la propria sessualità e che vivono in una foresta impenetrabile di falsità.