Poor Things | Come ben saprete se avete seguito le nostre news, in questi giorni si sta svolgendo l’80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, organizzata dalla Biennale. Fortunatamente un nostro inviato è riuscito a partecipare ad alcune delle anteprime più attese del festival; per questo abbiamo deciso di raccontarvi le nostre prime impressioni.
Ogni prodotto di cui parleremo in questa serie di articoli è stato visionato in lingua originale; inoltre nella nostra analisi potrebbero essere presenti degli spoiler secondari, quindi procedete con cautela. Senza ulteriori indugi vi invitiamo a seguirci in questa breve discussione sul film Poor Things di Yorgos Lanthimos.
Per analizzare questo film però dobbiamo soffermarci prima sul regista; egli si fece conoscere con il film Dogtooth per poi esplodere definitivamente con The Lobster e Il Sacrificio del Cervo Sacro. Se avete visto almeno una delle sue opere saprete già che non ci sarà niente di scontato e quest’ultima potrebbe essere anche il suo lavoro più astratto, autoriale ed espressivo.
Questa breve introduzione serviva per farvi capire che Poor Things è un film difficile da seguire e da capire; anche noi non siamo molto sicuri di averlo interpretato correttamente; probabilmente servirebbe un’altra visione. Questo potrebbe essere uno dei suoi più grandi difetti, ma alla fine è lecito aspettarsi qualcosa di simile dai lavori più autoriali dei registi. Dopotutto noi siamo solo delle povere creature (Poor Things).
Lanthimos questa volta ha deciso di ricreare un mondo tutto suo dove far muovere le sue povere creature; l’impatto artistico del prodotto infatti risulta essere qualcosa di strabiliante è una continua fusione tra vintage, futuro e astrattismo. Se ciò non bastasse ad attirare la vostra vista ci penseranno i vari costumi, gli artisti che li hanno creati hanno fatto un bellissimo lavoro rendendoli iconici.
Per quanto si potrebbero passare molte ore ad analizzare l’impatto visivo di Poor Things c’è un altro tipo di arte che vale la pena menzionare; ovvero la parte sonora. Il sound design è stato curato nei minimi dettagli e le musiche vi accompagneranno splendidamente attraverso il lungo viaggio della protagonista Bella Baxter interpretata da una bravissima Emma Stone.
La sua ottima prova attoriale è accompagnata da un’altra ottima recitazione, ovvero quella di Mark Ruffalo. Il personaggio di Dafoe invece potrebbe passare quasi in secondo piano ma l’attore statunitense è riuscito a renderlo iconico anche nel relativamente breve minutaggio concesso. Purtroppo però queste tre interpretazioni finiscono per surclassare tutte le altre; anche se non sono assolutamente brutte.
Ora che abbiamo analizzato tutte le parti più tecniche di Poor Things passiamo alla sua storia. Con un piccolo espediente narrativo Lanthimos ci mostra il viaggio in tutto il mondo di quello che è a tutti gli effetti un bambino; ovvero una creatura pura ed estremamente influenzabile da tutto ciò che vede, fa e gli viene detto.
Con la storia di Poor Things ci viene mostrato, in un modo sicuramente inusuale e interessante, il processo di crescita di questo bambino che passa dall’adolescenza fino ad arrivare all’età adulta. Lanthimos in particolare va a criticare le varie figure che manipolano e tentano di avere il controllo sulla nostra protagonista in ognuna delle sue età cerebrali.
Alla fine però quelli che riescono sempre a fare la cosa giusta sono i nostri genitori, loro ci limitano sempre per tenerci al sicuro ma prima o poi arriverà il momento di lasciarci andare ad affrontare le angherie del mondo dove nessuno ci tratterà mai come facevano loro. Nonostante ciò loro saranno sempre disposti a farci ritornare nel loro rifugio, purtroppo però spesso non lo notiamo finché non è troppo tardi.
Per quanto riguarda le altre figure manipolatrici presenti in Poor Things il regista va a criticarle fortemente ma allo stesso tempo se la prende anche con le loro vittime, incapaci di distaccarsi dal marcio che li consuma che sia per ignoranza o per paura. Per quanto siano dei messaggi più che comprensibili, forse il regista si perde troppo nel mostraceli andando a creare delle sezioni troppo allungate inutilmente.
Ora analizziamo quale potrebbe essere il tema nascosto in questo prodotto; secondo noi il film parla anche della scelta di come un umano vuole vivere la vita. Vogliamo dare più importanza alle esperienze che facciamo o a ciò che ci aiuta a crescere intellettualmente? Non è facile trovare una risposta poiché noi siamo solo delle povere creature che non possono sbilanciarsi senza la paura di essere giudicate.
In conclusione Poor Things è un film incredibile per tutti gli aspetti artistici (compresi regia, fotografia e costumi) con un cast eccezionale che li risalta; purtroppo però si perde troppo in alcune sezioni forse fin troppo esagerate. Per il resto non ci resta che attendere il 25 gennaio per la sua uscita ufficiale; noi non vediamo l’ora di vederlo nuovamente e voi? Siete curiosi? Fatecelo sapere nei commenti.
Ecco a voi tutti gli altri articoli sui film della Biennale di Venezia:
- Ferrari
- Dogman
- The Wonderful Story of Henry Sugar
- Bastarden
- Poor Things
- Finalmente l’Alba
- Maestro
- The Palace
- Aggro Dr1ft
- La Bete
- The Killer
- The Caine Mutiny Court Martial
- Evil Does Not Exist
- Priscilla
- Coup De Chance