È stata ufficialmente annunciata da Netflix la seconda stagione di Squid Game. Il suo ideatore avrà fatto accordi migliori con Netflix?
L’autore della serie, Hwang Dong-hyuk, infatti, nonostante l’immenso successo e gli oltre 900 milioni di dollari portati nelle casse di Netflix, non ha ricevuto un compenso adeguato. Secondo le sue stesse parole:
Squid Game mi fatto guadagnare abbastanza da mettere il cibo in tavola
La strategia di Netflix
La situazione degli sceneggiatori della piattaforma americana in Corea del Sud è stata affrontata in un recente reportage del Los Angeles Times.
Stando alle dichiarazioni di molti autori, Netflix non paga sufficientemente i suoi sceneggiatori, anche in caso di successo della serie/film.
La grande “N” però sembrerebbe aver agito all’interno della legalità, e per quanto riguarda Squid Game il filmmaker coreano aveva in precedenza ceduto i diritti sulle proprietà intellettuali della serie, precludendosi eventuali guadagni extra legati al merito.
Netflix e la Corea del Sud
Il problema dello sfruttamento dei lavoratori nel cerchio cinematografico però è una situazione reale e riguarda tutto il paese, non è raro infatti incappare in contratti con paghe ai limiti della sopravvivenza e ore di lavoro infinite per riuscire a rispettare delle scadenze sempre più stringenti.
Purtroppo la corea non è l’unico paese in cui si registrano tali sfruttamenti, in America infatti è da poco scoppiato il caso sulla vita degli animatori di Spider-man Across the Spider-verse, ultimo successo di casa Marvel.
Le leggi a tutela dei lavoratori cinematografici come sempre però esistono, il problema è che le società di produzione, dove Netflix ora esternalizza le sue originali locali, le ignorano.
“Il fatto che Netflix sia stato in grado di creare un tale successo globale a un prezzo così basso sarà d’esempio per molti, ormai sanno che possono farlo in Corea senza troppi problemi” ha affermato Kim della Broadcasting Staffs Union.
Come ha dimostrato nel TUDUM 2023, Netflix è sempre più interessata a investire in prodotti coreani, dopo il successo che hanno avuto Squid Game, “All of us are dead” e “My Name”. Secondo la piattaforma infatti, il 60% dei suoi abbonati, circa 138 milioni di persone, hanno almeno visto un prodotto coreano.
A Netflix costa tutto molto poco, le serie coreane richiedono un budget estremamente ridotto rispetto a quelle europee o americane. Squid Game infatti è costato solo 2 milioni di dollari.
Il fatto che però gli sceneggiatori coreani vengano pagati poco e male ad Hollywood non è andata giù, ed infatti è da giugno che porta avanti una “rivolta” per far si che venga concesso e riconosciuto il merito alle persone che stanno dietro ad una serie di successo.
Anche all’interno del paese qualcosa si sta muovendo, i sindacati sud-coreani stanno spingendo affinchè venga approvata una legge sul copyright a favore dei gli sceneggiatori.
E con i nuovi accordi raggiunti con Hwang Dong-hyuk per la realizzazione della seconda stagione di Squid Game, molto più remunerativi dei precedenti, forse anche Netflix si è resa conto della situazione disumana che lei stessa stava creando.
Affinché ci sia il prossimo ‘Squid Game’ o il prossimo ‘Parasite’, i mezzi di sussistenza dei creatori devono essere assicurati