Dopo 2 anni di attesa, è uscita su HBO Max (in Italia su Sky), la seconda stagione di "House of the Dragon", l’acclamata serie tratta dall’opera fantasy di George R. R. Martin "Fuoco e Sangue", nonché prequel della ben più nota serie "Game of Thrones". Dopo una prima stagione scoppiettante, cosa ci attende con questa seconda stagione?
Un Martin poco in forma
La seconda stagione di "House of the Dragon", composta da 8 episodi, riparte esattamente dalla fine della prima stagione, ovvero con la morte di Lucerys, il figlio di Rhaenyra e con l’inizio della danza dei draghi. La serie si concentra sui punti di vista delle due fazioni, i neri e i verdi, mostrando al contempo i pregi e i difetti di ognuna di loro, intrighi politici all’interno della stessa fazione e piani e strategie di battaglia per sconfiggere l’avversario o per contrattaccare al meglio.
Sebbene la trama resti positivamente complessa e articolata, va detto che alcuni episodi risultano vuoti, privi di colpi di scena o decisioni importanti, dando una sensazione di ripetitività e di lentezza. Da questo punto di vista si ha un peggioramento rispetto alla prima stagione. Essa infatti risultava propedeuticamente lenta, andando a creare la giusta tensione per le decisioni politiche che sarebbero arrivate e i relativi colpi di scena. Nella seconda stagione invece la lentezza della trama risulta fine a sé stessa, ridondante, con dialoghi e concetti ripetuti più volte senza passi avanti.
Va messo in chiaro che di avvenimenti importanti in questa stagione ne avvengono molti (l’assassinio del figlio di Aegon in culla, la gloriosa morte di Rhaenys o il coma del re ad esempio) ma tali avvenimenti sono mal distribuiti nel corso della serie, con picchi di qualità molto alti in certi episodi (ep. 4) e molto bassi in altri (ep. 6). La sensazione che traspare nel guardare questa seconda stagione è che essa non sia altro che un “ponte”, un tramite tra la prima e la terza stagione, reso forzatamente tale, allungando il minutaggio con dialoghi ed eventi ripetitivi.
Come GOT, ma peggio
Come "Game of Thrones" ci aveva abituati, anche questa serie ha una narrazione corale, ovvero non segue le vicende un singolo protagonista, bensì di un ampio e variegato insieme di personaggi, ognuno dei quali ha un ruolo significativo nella narrazione. Nelle serie di questo genere, la caratterizzazione e la profondità dei personaggi gioca un ruolo ancor più importante del solito e "House of the Dragon" S2 riesce a caratterizzarli abbastanza bene.
Sebbene infatti la maggior parte dei personaggi sia ben caratterizzata, ne troviamo alcuni la cui scrittura risulta ripetitiva e ridondante, al fronte anche dello screen-time a loro dedicato. Partendo dai personaggi meglio riusciti abbiamo Rhaenyra e Alicent, (interpretate rispettivamente da Emma D'Arcy e Olivia Cooke) le quali fungono da punto di vista privilegiato per lo spettatore nelle loro rispettive fazioni. Questi due personaggi risultano molto ben scritti e con una buona evoluzione nel corso della stagione, che mette in risalto le loro fragilità e, al netto di alcuni dialoghi ripetitivi, espone il dramma di due amiche che non possono fermare una guerra ormai inevitabile. Il culmine del loro rapporto lo si raggiunge con il loro incontro segreto, durante il quale Alicent si accorge di aver frainteso le ultime parole del vecchio re Viserys, e, di conseguenza, di aver tolto il trono alla sua vecchia amica.
Una menzione d’onore va ai figli di Alicent, ovvero Aegon e Aemond. Entrambi i personaggi sono trattati con un occhio di riguardo dalla serie, la quale porta lo spettatore ad osservare la lenta perdita di potere di Aegon, concretizzata nella caduta dal drago, e la furba ascesa di Aemond, il quale si dimostra molto più scaltro e spietato del fratello. Complice anche la bravura dei rispettivi attori (Tom Glynn-Carney per Aegon e Ewan Mitchell per Aemond) i due personaggi riescono bene a distinguersi e rimanere impressi allo spettatore. Lo stesso purtroppo non si può dire per il personaggio di Daemon Targaryen interpretato da Matt Smith. Tanto intrigante e controverso era stato Daemon nella prima stagione, quanto piatto e sprecato risulta in questa seconda. Le parti con lui come protagonista sono infatti tra le più ripetitive dell’intera stagione. Se l’intenzione era quella di mostrare il suo deterioramento psicologico ad Harrenhal, a causa delle droghe e degli inganni di Alys Rivers, la realizzazione delle sue scene mostra evidenti lacune.
Tornando infatti al discorso precedentemente iniziato, le sue visioni occupano troppo minutaggio senza portare avanti in alcun modo la sua storyline. Da ciò si salvano a malapena le scene con il cameo di Paddy Considine nei panni del defunto Viserys Targaryen. Come se non bastasse queste visioni si protraggono per tutta la serie, dal secondo episodio dove Daemon arriva ad Harrenal, fino all’ultimo. Tutto ciò ha devastato l’evoluzione del personaggio (comunque presente), che risulta talmente dilatata tra scene inutilmente lunghe da far credere al pubblico e alla community che fosse inesistente. Se l’intera parte di Harrenhal si fosse risolta in due o tre episodi, sarebbe risultata molto più gradevole e non avrebbe spezzato continuamente il ritmo della narrazione.
Una nota di demerito va fatta anche ai personaggi più secondari: Game of Thrones ci aveva abituati a dei personaggi secondari interessanti, con i loro obbiettivi personali e i loro tratti peculiari. In questa seconda stagione di House of the Dragon i personaggi secondari risultano privi di spessore e di obbiettivi, il che li porta ad essere meramente funzionali e dipendenti dei personaggi più importanti, facendo perdere al pubblico ogni interesse verso di loro. Va detto che non tutti i secondari rientrano in questa critica. Criston Cole e Larys Strong (rispettivamente Fabien Frankel e Matthew Needham) riescono comunque ad emergere e risultare un minimo più approfonditi degli altri.
CONCLUSIONE
In conclusione questa seconda stagione non si è dimostrata all’altezza della prima, venendo rilegata al ruolo di “stagione di congiunzione” tra la prima e la terza, con tutti i problemi che ne derivano. Nonostante ciò la stagione riesce ad intrattenere con colpi di scena e risvolti molto interessanti, che però purtroppo arrivano con un ritmo forzatamente lento.