Benvenuti a tutti nella nostra nuovissima rubrica chiamata: “Fuori dai riflettori” nella quale andremo ad approfondire e ad analizzare film e pezzi di storia del cinema nascosti che probabilmente sono sfuggite nel corso della tempo. Una rubrica fissa quindicinale che uscirà ogni giovedì quindi siate pronti a non perderlo. Questo primo episodio è dedicato alla pellicola di Fritz il gatto, la sua storia, il suo valore e il suo doppiaggio italiano.
Capitolo 1 - Fritz il “porno”gatto
Nato come personaggio di una famosa serie a fumetti underground dall’autore Robert Crumb. Vennero acquisiti i diritti del fumetto per portare una sua trasposizione cinematografica e far debuttare nel cinema d’animazione Ralph Bakshi. Bakshi ristruttura il personaggio e la sua storia (a tal punto da far disconoscere l’opera all’autore del fumetto, anche se non sarà l’unico a stravolgere quest’opera) e lo rende di una potenza controcultura mai vista prima. Il film non si faceva problemi a trattare qualunque tema in maniera spinta e nel 1972, quando uscì, venne vietato ai minori diventando così il primo film d’animazione ad avere questa nomina. Il film ottenne un successo enorme e fu apprezzato sia dal pubblico che dalla critica proprio grazie a questo modo di affrontare temi così importanti con una satira pungente e con un'animazione meravigliosa, tanto da far arrivare addirittura un sequel due anni dopo chiamato “Le 9 vite di Fritz il gatto”. Tuttavia, non furono coinvolti né Bakshi né Crumb. Fu ovviamente criticato per via della sua rappresentazione di stereotipi razzisti, della violenza, del sesso e delle droghe.
Capitolo 1.1 - La trama (quella vera) in breve
È particolare scrivere la trama di questo film perché se chiedete a qualsiasi persona che ha visto il film doppiato in italiano, probabilmente vi racconterà una storia molto diversa da quella che Bakshi aveva in mente. Nella versione originale ci troviamo nella New York della fine degli anni '60. In breve, Fritz è un gatto studente universitario che partirà per un viaggio in città tra droga e orge folli, finendo per provocare una rivoluzione e incitando rivolte urbane di massa. Durante il suo cammino, incrocerà motociclisti nazisti drogati, poliziotti corrotti e anarchici snob. Una vera e propria avventura satirica nella parte dimenticata di New York.
Capitolo 2 - Ralph Bankshi, l’anti disney
Un regista e animatore rivoluzionario che ha trasformato l'animazione nel suo mezzo di comunicazione perfetto. Satira e critica di ogni tipo, su ogni argomento, dalla politica alla cultura pop. Bakshi si trova dalla parte opposta rispetto a ciò che la Disney ha fatto sin dalla sua nascita, cercando di creare non un cinema per bambini, ma qualcosa per adulti per poter parlare di ciò che voleva. Nel 1968 apre il suo studio e, come detto in questo articolo, nel 1972 nasce la sua prima opera, "Fritz il gatto". Seguiranno poi una serie di altri film sempre più controversi come "Heavy Traffic" (1973) e "Coonskin" (1975), per poi arrivare a produrre nel 1978 "Il Signore degli Anelli". Anche se è riuscito ad ottenere un certo prestigio e successo, il suo nome non è mai riuscito ad affermarsi completamente e ad oggi Bakshi non lavora più nell’animazione da una decina d’anni.
Capitolo 3 - Fritz il gatto del Colosseo (Il doppiaggio italiano tra gonzi e intellettuali)
“Sai chi è arrivato dall’Europa? Ti ricordi Romeo, il gatto del Colosseo? Adesso si fa chiamare “il gatto Fritz.”
Bene, allora come spieghiamo questo? Un caso molto particolare accaduto in Italia vede come protagonista proprio questo film. Quando uscì anche in Italia, venne doppiato in due versioni. La
prima, quella proiettata inizialmente al cinema, era la versione più fedele all’originale, con Giancarlo Giannini nei panni di Fritz. Poco dopo, fu diffusa una seconda versione del film che
prevedeva una rivisitazione totale dell’adattamento.
prima, quella proiettata inizialmente al cinema, era la versione più fedele all’originale, con Giancarlo Giannini nei panni di Fritz. Poco dopo, fu diffusa una seconda versione del film che
prevedeva una rivisitazione totale dell’adattamento.
“Quando me ne sono venuto via dall’Italia, la FIAT era in crisi. E sapete perché? Perché dalla catena di montaggio era uscita una macchina uguale alla precedente.”
Fritz si trasforma quindi da una pellicola di controcultura americana in una storia demenziale comica italiana, che cerca di avvicinarsi al pubblico medio italiano. Tuttavia, non riesce mai a
mantenere una denuncia o critica in maniera seria, ma cade continuamente in basso con battute che cercano di far ridere senza mai riuscire nell'intento.
mantenere una denuncia o critica in maniera seria, ma cade continuamente in basso con battute che cercano di far ridere senza mai riuscire nell'intento.
– “Ma te, scusa, hai capito la faccenda dell’IVA?
– Che dici dell’IVA?
– In CU-alche maniera sarà la diminuzione
– In CU-alche maniera sarà l’INCU-l’aumento
– Ma ci sarà qualcuno che ha capito la faccenda dell’IVA?
– Un sistema facilissimo. Mi’ zio c’è morto.
– In fatto de tasse io ho capito solo che l’IVA non è la Zanicchi… e l’Ornella non è la Vanoni.”
Il caso è stato trattato e approfondito in un articolo intitolato "Doppiaggi perduti – Fritz il gatto (1971)", che consiglio di leggere, in quanto è la fonte principale per chiunque voglia parlare di
questa storia.
questa storia.
Capitolo 4: Pensieri e Critiche sul Lascito di Fritz (il gatto e quello del Colosseo) e Bakshi
"Fritz il gatto" è una bandiera di quello che si può considerare un modo di fare film completamente anti-pop e anti-commerciale. È un film che trasmette la voglia di ribellarsi alla cultura e alla repressione che subiamo ogni giorno. Bakshi dà nuova vita al genere dell'animazione occidentale con un film che fa della satira e della critica sociale la sua forza più grande, il tutto sostenuto da un'animazione di altissimo livello nonostante un budget, un personale e risorse limitate.
Trasportati perfettamente nel periodo della fine degli anni '60 e inizio anni '70, Bakshi riesce a rendere perfettamente le ambientazioni con luci e ombre che ci fanno entrare nelle parti più buie e dimenticate dell'America di quel periodo. La bellezza estetica del film, così "lo-fi", si riflette anche a livello sonoro, con dialoghi (nel film originale) presi direttamente da discorsi e persone reali, e musiche scelte in maniera perfetta. È un cinema che mostra la verità e che merita una visione per la sua ricerca estetica e artistica, una bandiera della controcultura. Per chi invece si accontenta della versione italiana, cancellate praticamente quello che ho scritto.
Il film si presenterà come una commedia che trasforma la satira velata e dark dell'originale in una serie di battute di una bassezza impressionante. Da guardare per completezza e cultura personale, ma si tratta di un'esperienza completamente diversa. Difficilmente sarà riadattato e ormai è impossibile che esista ancora una copia dell'originale doppiaggio italiano.
E voi avete visto questo film? Cosa ne pensate?