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Recensione Serie TV & Film

Fly me to the Moon – Le due facce della Luna

Erika V. Lanthaler • 17 Luglio 2024

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Da poco uscito nelle sale italiane, il dramedy con protagonisti Scarlett Johansson e Channing Tatum è ritmato, ben scritto e irriverente. Sullo sfondo rimane una delle missioni più importanti della storia dell’umanità: la missione Apollo

1. Cosa si cela dietro questa storia?

È il 1969, anno emblematico per la storia dell’umanità: la contesa tra i due blocchi americano e sovietico ha ormai valicato i confini della Terra e ora punta la Luna. Insomma, la conquista del satellite della Terranon è solo un principio di dimostrazione di orgoglio patriottico sovietico o americano, ma è anche e soprattutto una gara il cui vincitore determinerà, di conseguenza, la vittoria di uno dei due blocchi che allora spaccavano il mondo a metà.

L’America arriva al ’69 svantaggiata proprio perché nel ’61 l’URSS aveva già conquistato l’orbita del pianeta: Yuri Gagarin, infatti, il 12 aprile 1961 compì il giro del globo terrestre, lasciando indietro e a bocca asciutta l’America e, con essa, la NASA. È ormai diventata una questione di principio, soprattutto per gli americani: arrivare secondi anche sulla Luna avrebbe significato la vittoria del comunismo e questo gli americani non possono permetterselo.

Quindi, come raccontare in modo innovativo la corsa alla Luna, ricostruendo gli eventi in tono drammatico, ma allo stesso tempo in modo divertente e frizzante, magari con una tonalità rosa che vada ad incuriosire il pubblico? Serve una storia che sfrutti anche l’alone di mistero che aleggia dietro l’allunaggio del ’69 e tutte le teorie complottiste che dichiarano come fake l’evento. Insomma, serve un racconto sagace, interessante e ritmato che possa intrattenere il pubblico e far conoscere sotto un altro punto di vista un evento di portata epocale e di particolare importanza per la storia dell’umanità.

È così che arriva sugli schermi Fly me to the Moon con protagonisti Scarlett Johansson e Channing Tatum.

Conoscere la faccia oscura della Luna

Non è sempre facile credere a ciò che ci raccontano e proprio su questo precario equilibrio gioca tutta la pellicola: infatti, è proprio così che Storia e invenzione narrativa si intrecciano creando un racconto innovativo dai toni divertenti.

Kelly Jones (Scarlett Johansson) è un’intelligente e talentuosa agente pubblicitaria che viene ingaggiata da Moe Berkus (Woody Harrelson), un agente del Governo, per un programma innovativo e quasi impossibile: rendere appetibile la missione Apollo 11 in previsione dell’allunaggio che di lì a un anno avrebbe portato l’America e il mondo in una nuova era. L’obiettivo? Riportare in auge la NASA che aveva perso credibilità dopo il fallimento dell’operazione dell’Apollo 1. Kelly deve accettare ed è così che viene catapultata all’interno dei giganteschi hangar dove ingegneri, meccanici, fisici ed astrofisici lavorano alla più importante missione dell’umanità. Qui incontra Cole Davis (Channing Tatum), a capo della missione Apollo 11, ex-capo della fallimentare operazione Apollo 1.

Non con qualche difficoltà Kelly riesce a portare a termine il compito e, così, riportare in auge la NASA facendo innamorare il pubblico americano dell'Apollo 11. Peccato che il suo compito non è finito. Moe ritorna con una richiesta ancora più importante: creare una versione alternativa dell’allunaggio, che permetta di salvare la faccia dell’America nel caso in cui la missione Apollo 11 risulti fallace. È così che Kelly, in lotta anche per salvare la sua storia con Cole, lavora alle spalle di quest’ultimo, ricreando quel famoso set che è al centro di numerose teorie complottiste ancora oggi in voga.

Come andrà a finire? Domanda sciocca dal momento che la Storia parla da sé.

La pellicola presenta numerosi aspetti interessanti, ma che, purtroppo, non sono stati sfruttati al meglio.

Huston abbiamo un problema, forse arrivare alla Luna è stato un flop

Ricreare una versione alternativa di questo episodio di Storia è un’operazione interessante e (non è azzardato) anche di grande portata. Le premesse per scrivere una storia sagace e ritmata ci sono tutte, peccato che il film non ha avuto il successo sperato, tutto anche a causa della poca visibilità che ha avuto la pellicola e che, purtroppo, non ha permesso di farla conoscere come si deve. Infatti, più di una testata di critica ha già definito Fly me to the Moon il flop del 2024, dal momento che il film (stando ai dati di Box office Mojo di lunedì 15 luglio) ha guadagnato solo 10 milioni contro i 100 milioni richiesti dalla produzione di Apple Tv+. Insomma, una cifra irrisoria rispetto al budget iniziale. Una situazione tutt’altro che rosea per la piattaforma Apple che aveva già avuto un problema simili che con l’uscita di Argylle, uscito in Italia ad inizio febbraio. Problematica che la piattaforma ha risolto con il licenziamento del capo del capo marketing di Apple Tv+. 

Nonostante questo, tuttavia, il film rimane un’interessante ricostruzione degli eventi e, anzi, una bella rappresentazione del potere del cinema.

Fly me to the Moon non è solo una riscrittura di ciò che è avvenuto nel 1969, ma è anche e soprattutto una messa alla prova della macchina filmica, dal momento che sottolinea la capacità del mezzo cinematografico di riscrivere eventi che possono partire dal reale e, come in questo caso, far interrogare il pubblico su ciò che sta osservando sullo schermo.

L’operazione portata avanti dalla produzione risulta essere di particolare importanza anche e soprattutto in un’epoca in cui riscrivere eventi e ricostruire immagini è all’ordine del giorno e, proprio così, il pubblico è sempre messo in difficoltà dalla miriade di immagini e video che, in molti casi, sono frutto di operazioni di ritocco.

Forse il nucleo del film rimane nelle parole che Kelly Jones/Scarlett Johansson presenta alla fine del film:

La verità è la verità eppure nessuno ci crede,
Una bugia è una bugia eppure tutti ci credono”.

Ed è qui che la frase nasconde una domanda ancora più profonda: che cos’è il cinema se non la più grande bugia cui il pubblico crede (e vuole credere) pur di allontanarsi dalla noia della vita quotidiana?

Buona prova attoriale di Channing Tatum che, per la prima volta, entra nel ruolo di un uomo tormentato dal suo passato e che non ha nulla a che vedere con l’universo di Magic Mike che lo ha portato nel pantheon degli attori. Interessante anche il ruolo di Woody Harrelson da deus ex machina, sempre con il suo spirito da folle e personaggio subdolo. Scarlett Johansson sta dando prova di sé ultimamente e qui conferma la sua capacità eclettica nel saper uscire dai propri schemi ed esplorare la miriade di maschere che il cinema le propone.

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