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Recensione Serie TV & Film

Drive Away Dolls: un Ethan Coen poco Coen

Tommy Malguzzi • 7 Marzo 2024

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Ethan Coen torna al cinema, questa volta senza il supporto registico del fratello ma affiancato dalla moglie, qui co-sceneggiatrice e montatrice. Drive Away Dolls è un road movie comico senza mordente, su tematiche che potevano essere fresche e figlie del nostro tempo ma che si autodistruggono sotto una scrittura troppo poco impegnata e fossilizzata su una comicità vecchia e poco interessante, se non fosse per alcuni dei momenti più coeniani del post 2010. 

Una sceneggiatura mezza coeniana

Negli ultimi giorni del 1999, Santos siede in un bar di Filadelfia stringendo nervosamente una valigetta. Esce di corsa ed è seguito dal suo barista, che lo uccide in un vicolo e lo decapita. Altrove in città, Jamie e Sukie sono amanti la cui relazione va in pezzi a causa dell'infedeltà di Jamie. Quando Sukie la caccia fuori dal loro appartamento, convince la sua amica Marian a trovare un modo per fare un viaggio per schiarirsi le idee. Marian vuole far visita a sua zia a Tallahassee e convince Jamie ad andare. Le due quindi si dirigono verso un servizio di noleggio auto, dove qualcuno può trasportare un'auto di sola andata per un altro cliente. A causa di un malinteso, viene data loro un'auto che per coincidenza è diretta a Tallahassee e partono per questo assurdo viaggio.

Primo titolo di quella che sarà una trilogia denominata dal regista "Lesbian B-movie trilogy", Drive Away Dolls è un thriller road movie parecchio coeniano nell'anima ma con  molte problematiche di scrittura, soprattutto riguardanti il nostro duo di comprimarie. Jamie e Marian sono esageratamente stereotipate, archetipi di un cinema vecchio e che ha esaurito completamente il suo mordente, tanto che raramente durante gli 87 minuti di film viene strappata una risata allo spettatore (almeno da loro due).

Le situazioni comiche create dal duo sono ripetute sino all'esaurimento di qualsivoglia carica comica, tanto che anche un sorriso accennato pian piano si trasforma in un deciso sbuffare, per la noia e il fastidio creati dai loro dialoghi, mai veramente magnetici. Oltre a ciò Ethan Coen e la moglie si adagiano un po' troppo sul fatto che questa pellicola sia un B-movie, quindi poco impegnato e dedito solamente all'intrattenimento: ciò a parer mio è una grande occasione mancata per parlare del mondo queer e di tutti i problemi che negli USA dell'epoca potevano crearsi.

Detto ciò, quello che rende questo film una delusione più che un flop è che sprazzi di grande comicità sono invece ben presenti, ma mai generati dalle comprimarie, come abbiamo appena detto: tutti i personaggi secondari sono estremamente coeniani, rappresentativi di dinamiche relazionali ben precise nel panorama cinematografico americano (oltre che interno alla filmografia del regista, vedi Curlie il commesso del noleggio e i due scagnozzi). Sfruttando il preconcetto che si ha di certi personaggi, i due sceneggiatori delinenano geniali scambi di battute che fino alla fine han fatto ridere tutta la sala, dimostrando quindi che il tocco non manca di certo.

Una regia... Psichedelica?

Se sul comparto narrativo Drive Away Dolls si salva grazie ai secondari, registicamente parlando molti dettagli lasciano parecchio a desiderare: chiariamo subito una cosa, questo film tecnicamente può piacere, soprattutto per scelte di montaggio che definirei quantomeno atipiche (oltre che azzardate, ma ripeto, gusto personale). Il susseguirsi delle innumerevoli situazioni surreali non viene mai differeziato dalla mano del regista, e quindi la già noiosa sceneggiatura non trova salvezza nemmeno qui.

Oltre a ciò sono presenti diversi errori di raccordo, gravi soprattutto considerando che il regista è nell'industria da 40 anni: esagerata la scena al tavolo con lo spumante, in cui il cameriere sembra versare 4 volte nello stesso bicchiere l'alcolico, il che può avere senso nel momento in cui le due stanno parlando spudoratamente di sesso (e quindi generare anche una risata visto che il cameriere è distratto da ciò), ma così si tratta palesemente di un gravissimo errore di raccordo che non può finire in un prodotto destinato a tutti i cinema del mondo.

Presenti inoltre transizioni molto rudimentali, forse inserite per dare al film un tono molto più da B-movie, a cui il sonoro aggiunge effetti stile "cartoon" che donano un mood ancora più demenziale al tutto (come se servisse davvero).

Il colpo d'occhio però fa spesso la sua parte, con scene che rimandano tantissimo al cinema dei due fratelli, come la scena iniziale, in cui uno spaventato Pedro Pascal viene tormentato da un barista pazzo che infine lo uccide e decapita, proprio per far partire la narrazione; oltre a questo notevoli i momenti simil videoclip psichedelico anni '70, inseriti per staccare un po' dalla monotonia della storia e per differenziare i diversi capitoli. Anche qui, meno Coen di quanto avremmo voluto vedere, purtroppo.

Conclusioni

Difficile quindi dire cosa sia successo a Ethan Coen, finito in un vortice completamente diverso rispetto al fratello, rinato completamente grazie al suo magnifico Machbet: lo sceneggiatore sembra perso, dopo un documentario musicale sciapo e un prodotto che non soddisfa i fan è pronto per un altro prodotto, Honey Don't, secondo capitolo della trilogia citata in precedenza. Sarà quindi questo secondo capitolo a confermare (o ribaltare) ciò che ne è uscito da Drive Away Dolls, ma nel mentre questo film non può essere promosso a pieni voti.

REGIA: 5.5

FOTOGRAFIA: 7

SCRITTURA: 5

PROVE ATTORIALI: 6.5

VOTO: 6

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