La palma d’oro è rosa quest’anno, alla 76° edizione del Festival di Cannes 2023 vince per la terza volta nella storia il prestigioso premio una regista donna, Justine Triet con il film “Anatomie d’une Chute” (anatomia di una caduta).
Il film si presenta come un thriller giudiziario, la protagonista (interpretata da Sandra Hüller) viene accusata dell’omicidio del marito (interpretato da Samuel Theis), morto in circostanze misteriose dopo la caduta dal secondo piano del cottage dove soggiornavano.
Omicidio o suicidio? Il film affronta particolari meccanismi legali, la regista infatti si è fatta aiutare durante le riprese dall’avvocato penalista Vincent Courcelles Labrousse. Ma Anatomie d’une Chute non si limita solo a ciò, infatti è centrale il punto di vista del figlio non vedente di undici anni (interpretato da Milo Machado Graner), il quale scoprirà i segreti della burrascosa coppia attraverso le indagini e le aule di tribunale.
Le parole della regista: “Il film si basa sull’idea di vivere un incubo. Mi chiedevo: cosa succederebbe se il mio inferno personale diventasse improvvisamente affare di tutti? Volevo fare un film sul rapporto tra uomini e donne, questa volta esplorando come una coppia possa cadere a pezzi fino ad arrivare alla disintegrazione di una relazione.”
Polemiche invece per il discorso non poco politico della regista alla consegna della premio, la quale decide di esprimersi sulla situazione del suo paese. “Non posso venire qui a ricevere un premio senza essere anche un testimone, uno specchio di quello che sta succedendo nel profondo della società“, ha dichiarato la regista. Triet, in particolare, ha puntato il dito contro la “mercificazione della cultura che il governo neoliberale sta difendendo”. Un governo che, a suo dire, sta per “distruggere l’eccezione culturale” senza la quale lei non avrebbe mai e poi mai vinto un riconoscimento così prestigioso. E ancora: “Questo modello di potere dominante, sempre più disinibito, si sta manifestando in diversi ambiti” ha sottolineato la regista. In primo luogo a livello sociale, riferendosi alla discussa riforma delle pensioni varata da Emmqanuel Macron. “Ed è lì che è ancora più scioccante”.
Non tarda ad arrivare la risposta della ministra della Cultura francese , Rima Abdul Malak, che si è detta “Sbalordita da un discorso così ingiusto. Questo film non sarebbe mai esistito senza il nostro modello francese di finanziamento cinematografico che consente una diversità unica al mondo“.
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