Arrivata la settimana scorsa su Netflix, Bodkin è già nella top 10 delle serie più guardate della piattaforma. Cosa si cela dietro il successo di questa serie solo apparentemente true crime?
C’è qualcosa di interessante in uno degli ultimi prodotti che Netflix ha proposto al suo pubblico, stregandolo. Stiamo parlando di Bodkin, la nuova serie thriller che è da poco arrivata in streaming sulla piattaforma: co-produzione irlandese e americana, parla di un trio male assortito (Gilbert, un podcaster americano, la sua assistente Emmy e una giornalista investigativa del Guardian, Dove) che parte alla volta dell’Irlanda per investigare su una vecchia storia avvenuta vent’anni prima nella cittadina di Bodkin.
Una trama apparentemente semplice e innocua (quasi un cliché) che, ovviamente, non può che essere stravolta completamente mettendo in difficoltà i protagonisti, ma rimanendo, comunque, un prodotto che intrattiene e intriga lo spettatore.
Prodotto già visto e rivisto o solo un qualcosa che in realtà non è?
Nonostante le premesse della serie, Bodkin spiazza lo spettatore perché non è (se non in parte) un prodotto true crime.
Spieghiamoci meglio.
Gli ingredienti per la storia thriller e di mistero li abbiamo tutti: tre personaggi apparentemente accumunati da uno scopo comune (creare il podcast), una cittadina chiusa che non vuole rogne (Bodkin) e un mistero da risolvere a tutti i costi (la misteriosa scomparsa di tre persone avvenuta nella cittadina). Insomma, il classico set-up che troviamo in qualsiasi thriller come "L’uomo delle castagne" o i "Delitti di Valhalla", oppure il set up true crime alla "True Detective": in sintesi, qualcuno che indaga su qualcosa per scoprire la realtà dei fatti.
Peccato che la non professionalità (voluta) dei protagonisti e la poca conoscenza della cittadina, aggiungono una vena di dramedy che dona un tono più leggero e canzonatorio dello stesso genere precedentemente illustrato: piste fasulle, conti che non tornano, personaggi che entrano nella storia e sembrano collegati agli avvenimenti, confessioni a metà e informazioni che trapelano, sono solo alcune delle cose che accadono ai protagonisti, sempre e solo per poter raccontare il mistero di Bodkin.
E proprio di ascolto e di racconto si parla, quando si fa riferimento a un podcast, che è e rimane il vero protagonista della serie e, senza il quale, la storia non sarebbe neanche partita. Esso diventa la ragione di tutto, quasi un passe-partout che apre porte, vite, segreti e permette ai protagonisti di arrivare dovunque; è anche, allo stesso tempo, un macguffin che in quanto tale, passa in secondo piano, trasformandosi fino a divenire un epiteto che caratterizza i tre protagonisti della storia: alla fine Gilbert, Dove ed Emmy sono “quelli del podcast”.
Presi sul serio o no, i tre protagonisti indagano intervistando la gente del posto, utilizzando l’escamotage del podcast che tutti sognano (la storia da raccontare che sicuramente la gente ascolta perché affamata di storie) e che non è nient’altro che una storia come tante. Tutto parte come un’avventura alla quale Gilbert ed Emmy vogliono dare il proprio contributo, ma che diventa, in poco tempo, una storia più grande di loro e intricata: un thriller a tutti gli effetti, al quale, però, i protagonisti non sanno stare al passo. Ed è per questo che poi i protagonisti inciampano, si separano, si ritrovano alla mercè di Bodkin e della sua gente, si ritrovano, per poi separarsi di nuovo e infine, riunirsi come lo erano all’inizio, ma con una nuova consapevolezza.
Ma allora che cos’è Bodkin?
Un po’ come Balto, anche Bodkin è quello che non è: apparentemente un true crime, una parodia o vecchia copia di esso, un thriller dai diversi colpi di scena e una commedia all’inglese. Insomma, mischia tutti gli ingredienti per creare, semplicemente, una storia da vedere per quello che è: un intreccio in cui diverse vite si incontrano, storie che vengono raccontate e il dramma di un passato che avrebbe dovuto rimanere tale.
Bodkin è anche una riflessione su quanto, troppo spesso, la nostra fame di storie e di lieti fini ci facciano perdere il valore della storia stessa.
Scalcagnata come i suoi protagonisti, divertente e a tratti cupa, melodrammatica e irriverente, Bodkin affascina proprio per la sua struttura narrativa e per essere semplicemente, un puro racconto. Non ci sono vincitori né vinti alla fine e anche se lo spettatore spera di poter ottenere una risposta a tutte le domande che gli sorgono durante la visione, alla fine non le ottiene. Apparentemente un paradosso, Bodkin rimane un prodotto interessante che punta il dito contro la nostra avidità di storie; insomma, rimane un esperimento riuscito, che mette in discussione diversi aspetti della serialità true crime e fa riflettere su quanto si possa giocare con le sue categorie costruendo una storia che in realtà true crime lo è solo in parte.