Fortemente acclamato dalla critica, Omori è uno dei JRPG più belli degli ultimi anni, Ecco la nostra recensione.
Spesso quando ci si riferisce a un’opera videoludica con “arte”, si viene scherniti in quanto nella cultura di massa i videogiochi sono considerati una semplice forma di intrattenimento, incapaci di trasmettere un messaggio o di raccontare una storia nello stesso modo di altre forme artistiche, quali un film o un dipinto. Ed è qui che entra in gioco (tra una cernita di opere degne di nota) OMORI, un horror-jrpg (Japanese Role-playing game, Gioco di ruolo giapponese) psicologico sviluppato da OMOCAT.
OMORI
Anno: 2020
Genere: Horror/JRPG
Piattaforme: PC, Switch, PS4, XBOX Series X/S, One
Sinossi
Esplora uno strano mondo pieno di colorati amici ed avversari. Naviga attraverso scenari vivaci e mondani, con l’obiettivo di scoprire un passato ormai sepolto.
Quando sarà il momento, il percorso che hai scelto determinerà il tuo destino… e forse anche quello degli altri. (Sito Ufficiale di Omori)
Recensione
In un panorama videoludico che oramai si avvicina sempre di più ad esperienze iper-realistiche e triple A, incentrate principalmente sul sorprendere il giocatore con novità tecniche e sempre più complesse, è diventato davvero raro trovare videogiochi RPG sviluppati in un sistema datato come RPGMaker.
Lo stile semplicistico che il programma offre, e che nel periodo che va dai primi anni 2000 fino al 2015 ha sfornato capolavori come Yume Nikki, Lisa the Painful, OFF ed altri ancora, nel mercato corrente non sarebbe capace di attirare a sufficienza l’attenzione dei giocatori, ed è per questo che è lentamente sceso in disuso ed anche i team indie hanno deciso di passare ad engine più complessi come Unity e Unreal per sviluppare i propri progetti.
Questo volo pindarico è necessario se si va a contestualizzare OMORI, gioco sviluppato in RPGMaker, che nel 2020 ha dimostrato che quello stile di gioco aveva ancora estremo potenziale, scatenando da solo un boom mediatico per nulla indifferente e completamente inaspettato.
Il plot del titolo è semplice, parla di 6 amici e delle loro vacanze estive, passate come chiunque a divertirsi e a sprecare le giornate oziando e giocando insieme, apparentemente senza alcun problema. L’unica peculiarità è che suddette avventure sono ambientate in un mondo fantastico, generato dalla mente del protagonista, che riesce a generare una versione colorata e ancora bambina dei suoi ormai cresciuti amici. Il momento di rottura avviene alla scomparsa di Basil, migliore amico di Omori, e alle varie peripezie che il nostro eroe, insieme ai 3 amici Kel, Hero e Aubrey, dovranno intraprendere per trovarlo.
La componente horror balena all’improvviso quando ci si rende conto che il mondo fantastico in cui ci si trova non è altro che una facciata per coprire le aberrazioni che la mente del nostro protagonista crea continuamente a causa di un evento avvenuto anni prima, che lo ha traumatizzato completamente e che tuttora influenza la sua esistenza.
Ed è proprio questa terribile dicotomia tra gli scenari vivaci e i vari residui del trauma che faranno capolino di tanto in tanto (spesso a tradimento, spaventando anche più del necessario), che tiene i giocatori attaccati allo schermo, speranzosi di scoprire i misteri che si celano nell’immaginario del problematico ragazzino.
Il gioco presenta anche diverse sezioni nel mondo reale, dove vestiremo i panni di Sunny (o il nome che il giocatore vorrà dargli). Qui è possibile incontrare le controparti reali dei vari personaggi dei nostri sogni, a partire dai nostri amici più stretti; è da notare che le persone reali sono spesso anche molto diverse da quelle che abbiamo conosciuto, e il crudo distacco tra i personaggi bambineschi e idealizzati e quelli veri e pieni di difetti contribuisce a creare quell’atmosfera malinconica che contraddistingue il titolo.
Nelle sezioni di esplorazione dell’Headspace, il mondo di gioco, ci si imbatterà in bizzarri personaggi che aiuteranno il gruppo o proveranno ad ostacolarli, il tutto pregno di dialoghi nonsense e atmosfere oniriche e misteriose; proprio per questo, Omori è stato più volte paragonato in maniera positiva a giochi del calibro di EarthBound o Undertale. In tutto, vengono messe davanti al player più di 20 ore di gioco tra quest opzionali, combattimenti ostici e mappe colossali da esplorare.
Lo stile grafico di Omori è uno spettro del passato, e incarna perfettamente quello degli rpg diffusi nella prima metà degli anni ‘10, con sprite semplici e colorati, ma capaci di raggiungere anche il grottesco e il terrificante nelle sezioni più orride e spaventose che questo videogioco riesce ad offrire.
Gli sprite di battaglia di Omori sono invece disegnati a mano dall’autrice OMOCAT, con uno stile pastelloso ed incredibilmente efficace, e sono animati utilizzando la tecnica del “boiling”, ovvero il replicare lo stesso identico disegno più volte in modo che le minime differenze tra le immagini diano un’idea di movimento. Le mappe di gioco sono vaste, dettagliate, tutte diverse tra loro e con nessun asset riciclato, piene di segreti da scoprire, NPC da incontrare e oggetti collezionabili che daranno al party un output offensivo maggiore.
Per quanto riguarda invece il gameplay, Omori non si distacca troppo dalle basi del genere JRPG, con combattimenti a turni.
Durante la battaglia i personaggi che combattono, sia alleati che nemici, in seguito a strumenti o attacchi, potranno provare 3 diverse emozioni: Felicità, Rabbia e Tristezza, che potranno poi degenerare in Estasi, Furia e Depressione. Ognuna di queste fornisce sia un bonus che un malus: le emozioni di tipo Felicità aumentano la Velocità e la possibilità di sferrare colpi critici, però abbassando la precisione degli attacchi, le emozioni di tipo Rabbia aumentano il valore dell’Attacco a scapito della Difesa, e infine le emozioni di tipo Tristezza forniscono una Difesa maggiore sacrificando però l’aspetto offensivo del personaggio soggetto ad esse.
Questi status possono in molti casi comportare svantaggi se attivati in momenti sbagliati, ma lo stesso vale per il contrario: ad esempio, Omori ha diverse abilità che infliggono più danno se utilizzate mentre si è tristi.
In aggiunta a ciò, durante la fase di attacco, compariranno vicino ai protagonisti dei baloon che puntano ad altri personaggi del party. Premendo nella direzione indicata e utilizzando 3 punti della barra presente al centro dello schermo, si potrà sferrare un secondo attacco cooperando con uno dei propri alleati.
I punti per utilizzare queste abilità si ottengono venendo colpiti dai nemici, quindi fungono da aiuto per superare le situazioni più ostiche. Raccogliendone 10, si potrà utilizzare un attacco di gruppo, capace di infliggere un danno molto elevato con un singolo colpo.
Infine, il gameplay è utilizzato magistralmente dalla narrativa e si evolve così a strumento perfetto per essa: sono diverse le sezioni in cui la schermata di combattimento è utilizzata non per risolvere un conflitto fisico con un nemico, ma per permettere al protagonista di affrontare e sconfiggere le proprie paure.
La soundtrack di Omori, scritta da Pedro Silva, Jami Lynne e Bo en, comprende più di 100 tracce e non solo si adatta perfettamente ad ogni situazione, ma esplora anche diversi feel e generi musicali (tenendosi prevalentemente sulla musica elettronica): per la foresta iniziale abbiamo una musica calma e liminale, per alcune bossfight si hanno melodie frenetiche e anche alcune con influenze jazz, e per le sezioni horror… le sequenze di rumori più terrificanti che abbia mai avuto il (dis)piacere di ascoltare. In aggiunta a ciò, vi sono alcune tracce extra nel gioco che sono state prodotte come cameo da alcuni artisti esterni, tra i quali è compreso il celeberrimo Toby Fox, autore di Undertale.
Per concludere, posso solo dire che Omori è una delle migliori opere su cui abbia avuto il piacere di mettere le mani. E’ incredibile pensare come un personaggio nato come sfogo dell’autrice nel lontano 2012 abbia potuto portare a una delle storie psicologiche migliori che abbia mai potuto ammirare, il tutto guarnito da un eccellente world-building, personaggi profondi ed umani, una storia strappalacrime e un artstyle fenomenale. Omori è una storia di crescita psicologica, una storia sul superare e vincere le proprie paure, per quanto terribili queste possano essere, una storia di amicizia così forte da trascendere spazio, tempo e memorie, una storia che consiglio a tutti i videogiocatori e non.
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VOTI:
Gameplay: 9
Grafica: 9.5
Sonoro: 9.5
Narrativa: 10
Voto: 9.5