Le due bombe atomiche utilizzate contro il Giappone hanno lasciato un marchio profondo all'interno della cultura nipponica e mondiale. Dopo i danni fisici causati dalle esplosioni e dalle radiazioni, i danni più pesanti sono stati quelli psicologici e morali.
Quali sono i riflessi di questi eventi all'interno del fumetto e dell'animazione giapponese?
Le due bombe atomiche (Little Boy su Hiroshima, Fat Man su Nagasaki) hanno avuto effetti devastanti all'interno della cultura giapponese rappresentando un vero e proprio punto di svolta all'interno della storia nazionale. Due eventi di portata devastante che hanno segnato in modo indelebile la cultura del paese, la psicologia e le ideologie della popolazione che si riflettono all'interno di tutta l'arte.
Questi eventi hanno avuto grandi conseguenze anche all'interno di anime e manga, che hanno tentato in vari modi di dare una voce e un volto a un trauma collettivo di portata nazionale. Analizzando gli eventi in quest'ottica, è evidente come la maggior parte dei grandi topos della narrazione giapponese contemporanea siano legati da un lungo filo invisibile.
Che cosa è successo nella cultura giapponese?
Il Novecento è stato un secolo traumatico. Il genere umano ha compiuto enormi passi avanti nella tecnologia, pur causando devastazione e catastrofi, alle spese di tutto ciò che aveva intorno, compreso se stesso. Dall'inizio del secolo si sono susseguite crisi e guerre in tutto il mondo fino a rendere una consuetudine e un atto programmato l'omicidio. È in questo turbine di orrori che si collocano alcuni dei momenti più dolorosi della storia umana.
Alla fine della guerra più sconvolgente della storia, si collocano i due singoli eventi più emblematici del '900. Niente era riuscito ad avere un impatto così folgorante sulle persone: le due bombe atomiche hanno colto tutto il mondo di sorpresa lasciando perplessa perfino la stessa nazione che ha deciso di utilizzarle.
Da quel momento la storia del Giappone non sarà più quella di prima. Le persone sono sconvolte, cercano un modo per fuggire dalla realtà, un modo per dare voce a una ferita che sarà impossibile rimarginare e rimarrà viva per lungo tempo.
In questo contesto, tutta l'arte giapponese cresce all'improvviso e scoppia (come per un'amara ironia) nel tentativo di rispondere alla profonda disillusione culturale causata dalle bombe. Durante gli anni successivi agli episodi di Hiroshima e Nagasaki, si evolve sempre di più la cultura dei manga e degli anime.
Infatti, proprio nel contesto postbellico la narrazione manga cambia moltissimo iniziando ad assumere gradualmente le caratteristiche del manga contemporaneo. Dopo i primi 15 anni di lenta evoluzione, saranno gli anni Sessanta a gettare le solide fondamenta dell'intrattenimento manga/anime arrivato fino a oggi.
In questi decennio nascono i primi settimanali shonen e shojo, ma soprattutto nascono i primi anime in chiave moderna. Tra questi è essenziale citare Astro Boy (鉄腕アトム Tetsuwan Atomu, lett. "Atom dal braccio di ferro") di Osamu Tezuka.
Astro Boy di Tezuka è una delle più grandi influenze estetiche per tutta la cultura successiva. Grazie a quest'ultimo, tutta la cultura si evolve e inizia a spostare i suoi contenuti verso due centri tematici: uno diretto verso la tecnologia, l'altro verso la spiritualità.
Da questi poli tematici si svilupperanno manga e anime successivi, dando origine a generi e categorie ognuna con una storia unica. Nei prossimi due paragrafi parleremo dei temi della tecnologia e della spiritualità, che possiamo definire i due grandi filoni da cui si sono diramati tutti i generi che conosciamo oggi all'interno di anime e manga.
È doveroso specificare che, seppur parleremo principalmente di anime, dato che rappresentano la novità del periodo post guerra, queste influenze si ritrovano anche nei loro corrispettivi manga, ma con delle differenze che non approfondiremo, poichè non essenziali per questa trattazione.
Le Bombe Atomiche come hanno influenzato l'idea di Tecnologia?
Lo scoppio delle bombe atomiche ha spinto tutto il Giappone a interrogarsi sul ruolo della tecnologia all'interno della società. Astro Boy stesso può essere visto come il primo anime che usa tecnologie futuristiche come metafora per spiegare e mostrare il disagio culturale di un intero popolo.
Il protagonista Atom è un bambino, il simbolo dell'innocenza, e detiene dentro di sé un potere enorme che va oltre il controllo del suo creatore, il dottor Tenma. L' innocenza intrinseca si riflette anche nello stile estetico degli "occhioni" direttamente ispirato allo stile delle animazioni americane (Disney) degli anni '30-'40. Questo aspetto influenza quasi tutti gli anime successivi e sarà approfondito nel paragrafo dedicato alla spiritualità.
Atom è un robot dotato di intelligenza artificiale e usa il suo potere, definito di 100.000 cavalli, per perseguire il bene dell'umanità. Questa è evidentemente una critica all'utilizzo del potere nucleare, un grande potere che è stato usato sul Giappone solo per fini bellici e negativi per la popolazione.
Il teaser trailer della prima serie dedicata a Astro Boy (1963)
Negli stessi anni fanno le loro prime apparizioni i robot giganti. All'interno di queste narrazioni i robot incarnano quasi sempre il lato positivo degli scontri e affrontano dei nemici assoluti. All'inizio sono dotati di intelligenza propria oppure sono telecomandati.
Il primo di questo genere è Super Robot 28 (Tetsujin 28-go) (1963-1966) di Mitsuteru Yokoyama, ai tempi assistente di Tezuka in Astro Boy, che racconta di un robot gigante comandato a distanza, costruito (in origine) come super arma segreta per proteggere l'impero giapponese dalla disfatta. In questo è impossibile non notare un collegamento con le vicende legate al Progetto Manhattan e allo sviluppo delle due bombe atomiche.
Tuttavia, l'anime che rappresenta un vero e proprio punto di svolta in questo genere è Mazinger Z (1972-1974) del maestro Go Nagai, in cui il robot è pilotato dall'interno da un essere umano. Con Mazinger Z hanno origine i mecha che si evolveranno, sempre grazie alla mano di Go Nagai, nei robot componibili nell'anime di Getter Robot (1974-1975).
Ognuno dei robot giganti è un punto di riferimento e ci permette di capire come il rapporto tra il Giappone e la tecnologia cambi gradualmente nel tempo giungendo a trasformare la tecnologia da "nemico" a "compagno" e, successivamente, "parte di noi stessi". Questo cambiamento è sicuramente figlio dello sviluppo economico-industriale giapponese tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '80.
Proprio in questo periodo infatti hanno fortuna le opere legate a tecnologie fantascientifiche. Già nel primo, Super Robot 28, all'interno della storia il robot passa dall'essere un'arma segreta a un mezzo controllato da un essere umano, e in grado di proteggerlo dalle più grandi minacce esterne. Poi con Mazinger Z e Getter Robot l'evoluzione concettuale tocca dei picchi importanti.
In queste due opere i robot sono dei mecha controllati dall'interno e il rapporto tra pilota e macchina è strettissimo. Il robot non è un pericolo, ma l'unico mezzo che può davvero proteggere l'uomo contro delle minacce altrimenti impossibili da sconfiggere. L'evoluzione di questo tema è fondamentale per la storia della narrativa giapponese in anime e manga e subirà ulteriori evoluzioni e raffinazioni negli anni successivi.
(È importante evidenziare come inizialmente gli anime, soprattutto quelli mecha, avevano principalmente lo scopo di promuovere gadget e giocattoli a tema. In realtà, lo scopo originale dell'animazione era principalmente quello, ma è durato ben poco. Già alla fine degli anni 70', l'idea di produrre l'anime veniva a priori di quella della creazione di una serie di giocattoli)
Proprio per questo, se fino a Mazinger Z e Getter Robot gli antagonisti rimangono dei nemici assoluti e non ci sono particolari sviluppi emotivi all'interno dei personaggi, con Mobile Suit Gundam (1979-1980) di Yushiyuki Tomino nel genere avviene un grande cambiamento che vede una particolare concentrazione sull'emotività dei personaggi, ma soprattutto la fine del "nemico assoluto".
In Gundam non esistono i "buoni" e i "cattivi" esistono solo soldati e avversari in tempo di guerra. I mecha non sono più delle super armi, ma dei mezzi da combattimento a disposizione di entrambe le fazioni che sono in guerra per motivi politici e economici. Si può dire che con Gundam il genere mecha inizia ad affrontare temi più profondi e complessi portando contenuti più maturi.
La maturazione dei contenuti inizia a mostrare diverse sfaccettature e il rapporto con la tecnologia cambia in modo irreversibile. Dopo Gundam la tecnologia non sarà più una minaccia, ma un mezzo, di per sé neutro, controllato dagli esseri umani per vari scopi. In pratica, la tecnologia diventa uno strumento nelle mani dell'uomo e sta all'uomo saperla usare e controllare.
Il cyberpunk
Nei decenni successivi il genere mecha si evolve nel genere cyberpunk in cui i caratteri della narrazione diventano più cupi. I temi delle storie sono più complessi e mostrano il rapporto delle persone con una tecnologia totalizzante all'interno di un mondo invaso dalla tecnologia e spesso devastato da eventi politici.
Opera simbolo di questo periodo è sicuramente Akira (1988) del maestro Katsuhiro Otomo. All'interno di Akira il mondo ha appena superato una Terza Guerra Mondiale in cui è stato devastato da un uso incontrollato di svariate bombe atomiche. In questo contesto si muovono i personaggi adolescenti e in particolare Tetsuo, che diventerà lui stesso uno dei primi esempi di cyborg all'interno dell'animazione.
Qui è evidente come la crescita economica del Giappone trasforma ancora una volta la concezione stessa della tecnologia, infatti si passa dal "collaborare" con l'uomo sotto il suo comando a diventare parte integrante dell'essere vivente potenziandolo oltre i suoi limiti naturali. È importante notare come, in ogni caso, spetta sempre all'uomo il compito di governare la forza a sua disposizione, almeno per ora.
L'avvento del web, di internet e la depressione economica, tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei 2000, hanno pesanti effetti sulla mentalità giapponese. Dalla meccanica si passa all'informatica: un cambiamento di questa portata dà molti spunti narrativi agli autori e ha un impatto devastante all'interno della narrazione giapponese, soprattutto quella di genere cyberpunk.
Non si può non citare anche Ghost in the Shell (1995) di Shirow Masamune, in cui la maggior parte dei personaggi è un cyborg e in cui i confini tra intelligenza umana e artificiale sono praticamente invisibili. Il mondo reale e quello digitale coesistono e anche l'anima delle persone può essere un prodotto tecnologico usato e influenzato da intelligenze artificiali.
Con Ghost in the Shell si chiude un grande cerchio in cui la tecnologia cambia completamente volto, ritornando alla premessa iniziale creata dalle bombe atomiche. La tecnica è figlia dell'uomo, ma lo raggiunge e collabora con lui sempre più a stretto contatto fino a superarlo, tornando a essere la più grande minaccia, superando i confini e il controllo del suo creatore.
È importante comunque tenere a mente che i confini tra i generi non sono espliciti e che la storia non è costituita da netti passaggi, ma lente curve. Un esempio palese di questo è il famosissimo Neon Genesis Evangelion (1995) in cui i confini tra mecha e cyberpunk non sono netti dando vita a una storia a sé stante dai caratteri unici.
Infatti, nella scelta di un protagonista maschio adolescente e nell'utilizzo di robot giganti pilotati dall'interno si può vedere una grande influenza del genere mecha. Sotto questo punto di vista è importante notare anche una particolare concentrazione sull'emotività dei personaggi che pone l'opera come diretta discendente di Gundam.
Tuttavia i mecha all'interno di Evangelion sono esseri viventi controllati dalla meccanica umana, essendo a tutti gli effetti dei cyborg giganti. Questo elemento, unito allo scenario apocalittico bellico è riconducibile ai topos della narrazione cyberpunk, che si estendono anche alle esplosioni generate dalle morti degli "angeli" direttamente ispirate (soprattutto negli effetti) alle bombe atomiche.
Come si può notare, in tutte queste storie l'elemento delle bombe atomiche è costante. Gli eventi in Akira, gli "Impact" di Neon Genesis Evangelion e molti altri, mostrano letteralmente l'utilizzo di esplosioni simili a quelle nucleari anche come effetto visivo.
In altre storie il potere della tecnologia diventa una metafora incarnata da cyborg, mecha, robot giganti che mantengono un contatto con l'essere umano, ma hanno conseguenze devastanti quando viene perso il controllo.
Queste opere vogliono far riflettere, tra le altre cose, sulla consapevolezza nell'utilizzo della tecnologia. Un prodotto meccanico può essere sia una protezione o un potenziamento per l'umanità contro minacce superiori, sia un'arma da guerra e di distruzione di massa. Come per l'energia atomica, il male non sta nell'oggetto in sé, ma nell'utilizzo che ne viene fatto.
Le tematiche legate alla tecnologia hanno avuto una grande evoluzione anche dopo, negli anni 2000. Esempi celebri come Pluto (anime del 2023, ma manga del 2003), Serial Experimental Lain, Code Geass, (ecc.) ampliano lo spettro d'azione delle tematiche legate alla tecnologia.
È importante notare come, intorno all'anno 2000, l'evoluzione del filone tecnologico cambi di nuovo verso una sperimentazione estrema dal punto di vista dei generi, pur tenendo chiari i punti di riferimento stabiliti dalle opere precedenti.
In tempi attuali, si tende a estremizzare il concetto di potenziamento dell'uomo volgendo verso aspetti esterni alla natura umana come la magia. Per sfuggire al circolo vizioso di una tecnologia insormontabile, l'unica soluzione sembra essere superare i confini naturali usando l'espediente di un potere superiore per riuscire a vincere, una volta per tutte, contro la tecnologia.
Per concludere, è giusto anche far notare come, col passare tempo, lungo il primo ed il secondo decennio degli anni 2000, i forti legami con i concetti di cui abbiamo parlato sono venuti meno, anche se ogni tanto delle opere che fanno un collegamento diretto ci sono seppur tenendosi su qualcosa di più superficiale e generale legato solo al tema del genere,come Cyberpunk: Edgerunners.
Le Bombe Atomiche come hanno influenzato l'idea di spiritualità?
Come scritto anche più sopra, l'impatto delle bombe atomiche sul Giappone ha sortito effetti molto complessi. Anche la psicologia e l'etica hanno subito un duro colpo, costringendo le persone a guardarsi dentro per interpretare degli eventi così tanto drammatici.
Vista la gravità della situazione, per le persone fu molto difficile razionalizzare loro stessi; così, i manga e gli anime, dopo la guerra, tornarono in piena forza dando alle persone un posto sicuro in cui rifugiarsi per sfuggire dalla negatività circostante.
Il filone tematico che ne deriva si basa principalmente su aspetti spirituali ed esplora le conseguenze delle bombe atomiche non come un evento di rivoluzione tecnologica, ma come un evento di disillusione spirituale dai valori sociali precedenti dettati dall'impero e dalla guerra. Per la storia di questo filone tematico è di fondamentale importanza il concetto di kawaii (可愛い).
È chiaro di per sé il motivo per cui un concetto come "kawaii" sia andato incontro a una diffusione spaventosa dopo le bombe atomiche. Al contrario della devastazione e delle forme dure della guerra, l'estetica kawaii è un rifugio in cui tutto appare carino e delicato, lontano dalla crudezza del mondo e più vicino a un'immagine leggera e spensierata della realtà.
Intorno agli anni '60 la parola inizia a prendere piede in contesti informali e giovanili, ma sarà negli anni '80 che diventerà un fenomeno di scala nazionale e di uso comune. Dopo, altri elementi culturali si uniranno al concetto di "kawaii" influenzando tutti gli strati della società. È evidente che una progressione culturale di questo tipo ha avuto importanti conseguenze anche sugli anime e manga.
All'interno degli anime e dei manga, anche in questo caso, l'influsso di Astro Boy è indubbio. Le scelte stilistiche di Tezuka assumono un nuovo significato e diventano il simbolo estetico di una fuga spirituale dalla condizione psicologica post-bellica. Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 la parola "kawaii" inizia a indicare dei codici estetici ben definiti: gli "occhioni", l'uso prevalente dei colori primari, animali antropomorfizzati come personaggi, una maggioranza di elementi tendenti al piccolo, ecc.
Intorno agli anni '70, insieme all'evoluzione del concetto di "kawaii", nascono le prime opere del genere iyashikei che sono in grado di offrire un rifugio spirituale per le persone in grave crisi. Questo genere non avrà subito fortuna, ma ci sarà una sua riscoperta nei decenni successivi.
Nella nascita del genere iyashikei è di fondamentale importanza lo sviluppo del concetto di kawaii. I due elementi lavorano a strettissimo contatto con un solo scopo: offrire riparo a tutte quelle individualità che hanno sofferto traumi personali a causa del conflitto o delle loro condizioni sociali, in particolare le donne. Le forme leggere e graziose, calate in un contesto spensierato e quasi onirico offrono una vera e propria fuga dalla realtà cruda e dalle forme dure della guerra.
L'aspetto essenziale dello iyashikei è il "Mono No Aware": che può essere interpretato come "la malinconia delle cose". Il Mono No Aware mostra come la vita sia dotata di una bellezza agrodolce che ci ricorda sempre che tutto in essa è fugace. Se volete sapere di più sul genere iyashikei vi consigliamo di dare un'occhiata al nostro articolo dedicato.
Uno scorcio sul Gekiga
In completa contrapposizione con l'iyashikei, il gekiga (劇画) troverà un grande successo negli anni 70 andando contro a quello che Tezuka, sia stilisticamente che tematicamente, aveva portato nel panorma fumettistico giapponese. Per questo possiamo dire che non ha nulla a che fare con il quadro evolutivo che stiamo cercando di tracciare?
No. Per quanto il suo stile fosse completamente opposto ai canoni del kawaii, il gekiga ha avuto una forte influenza, in particolare per tematiche più complesse come i drammi amorosi, la violenza e la condizione della donna.
Lo scontro tra Tezuka e gli autori del gekiga (considerando tutto il seguito che hanno avuto) non è altro che la conferma di come i giapponesi tendono sempre ad essere conservatori della propria cultura tradizionale e dei valori familiari e sociali, contrapponendosi alla loro tendenza innovativa in ambito tecnologico ed economico (questo fino agli anni 2000, attualmente il Giappone è uno dei maggiori ricercatori in ambito tenclogico).
Riguardo le tematiche, in autori come Kazuo Kamimura vediamo una grande prevalenza della figura femminile. Generalmente molte opere toccano tematiche legate alle donna: questa grande presenza femminile fungerà da motore per l'evoluzione nella consapevolezza della condizione della donna giapponese, come vedremo più avanti.
L'affermazione dello shojo
Gli sviluppi spirituali più incentrati sul concetto di "kawaii" successivi alle bombe atomiche daranno vita a vari generi e sottogeneri al di fuori dello iyashikei; infatti troveranno molto spazio le opere di stampo shojo i cui tratti distintivi (drammi emotivi e storie sentimentali) andranno a delinearsi in modo più netto intorno a questi anni insieme a tutti i generi collegati.
È facile capire perché le produzioni shojo prendono piede già negli anni '60, ma avranno un boom durante gli anni '70: storie sentimentali e drammi lasciano spazio all'introduzione di caratteri più carini e permettono un'immedesimazione emotiva più intensa nella narrazione. In particolare, le opere shojo saranno molto importanti all'interno della cultura femminile giapponese.
Dopo Osamu Tezuka, che ha un enorme impatto perfino in ambito shojo con il manga La Principessa Zaffiro del 1953 (anche qui, Tezuka utilizza quei caratteri estetici che diventeranno parte del kawaii), saranno altri autori uomini a scrivere storie per un pubblico femminile. Però saranno proprio le donne a fare la storia dello shojo, anche se fino agli anni '60 era raro che una donna potesse lavorare come mangaka.
Lo shojo in tutte le forme d’arte, offre al pubblico femminile giapponese una serie di storie che gli permettono di esplorare aspetti e situazioni della vita fino ad allora proibiti alle donne dal rigidissimo stato patriarcale. Dai romanzi all'animazione, l'estetica "kawaii" viene apprezzata in relazione alla femminilità, ponendo più attenzione sull'aspetto sgargiante dei personaggi e sulla rappresentazione ambientale delicata come espressione dell'interiorità.
Una figura apripista per la scena delle mangaka è sicuramente quella di Machiko Satonaka che pubblica nel '64 il suo primo manga alla piccola età di 16 anni. Questo evento, unito alla generale crescita delle mangaka all'interno del panorama fumettistico giapponese e ad una forte affermazione della figura della donna, ispirano un'intera generazione di lettrici verso un lavoro fino ad allora praticamente esclusivo agli uomini.
Proprio in questo periodo le riviste rivolte ad un pubblico femminile, come la Bessatsu Margaret, incontrano una crescita spaventosa dando la possibilità ad altre autrici di pubblicare la propria arte.
Dall'inizio degli anni '70, guadagna gradualmente notorietà un gruppo di giovani mangaka donne chiamate Le favolose del '49 (perché la maggior parte di loro erano nate nel 1949). Queste autrici sperimentano nuove tematiche, storie, generi e stili rivolgendosi ad un pubblico più adulto. Degne di nota tra quest'ultime sono Riyoko Ikeda (Lady Oscar) e Keiko Takemiya (Il Poema del Vento e degli Alberi).
In questo periodo è di particolare importanza per la spiritualità la sperimentazione tematica diretta verso l'omosessualità. Negli anni '70 nascono le prime opere che rivoluzionano il settore esplorando l'identità sessuale, in particolare anche opere appartenenti al neonato genere shonen ai (amore tra ragazzi). È inoltre importante far notare come le classiche storie shojo cambiano ambientazione: adesso si prediligono ambienti occidentali e scolastici.
Negli anni '70 è palese come l'esplorazione spirituale e psicologica delle opere shojo raggiunga un punto di non ritorno. Dall'esplosione delle bombe atomiche inizia un graduale allontanamento dalla realtà che culmina nell'esplorazione di parti dell'essere umano esterne al bigottismo giapponese. Questa proiezione verso l'esterno dell'interiorità si mostra anche nella scelta di ambientazioni lontane da quelle nipponiche e dalla scelta di storie proiettate agli estremi: da un lato le commedie scolastiche, dall'altro i drammi sull'identità sessuale. In poche parole, si cerca di fuggire dal Giappone, dalla sua situazione e dal suo doloro passato.
Negli anni '80 l'evoluzione dello shojo tocca un altro picco. Sulla base degli insegnamenti delle Favolose del '49 le opere dedicate ad un pubblico femminile prendono una direzione espressamente sperimentale. Il settore diventa un mix di generi, tematiche e stili lontanissimi dalla rigida idea primordiale di shojo (drammi amorosi con una figura femminile centrale).
Le storie d'amore diventano sofisticate e meno influenzate dagli stereotipi; generi come il fantasy, l'horror, lo sport, si affermano definitivamente analizzando in vario modo la spiritualità dei personaggi. Tuttavia, allo stesso tempo, altre autrici lontane dall'influenza delle "Favolose" pongono l'attenzione sulla vita quotidiana esplorando la spiritualità dei personaggi in contesti comuni e familiari al Giappone contemporaneo.
Se nel filone tencologico si ritorna a una tecnologia che supera l'uomo ed è incontrollabile, nello shojo si ritorna a dinamiche più quotidiane e giapponesi, che sottolineno sempre quel desiderio di conservazione.
Degna di nota tra quest'ultime è Taku Tsumugi con Hot Road (1985) in cui il disegno scarno e l'ambientazione realistica si distaccano completamente dalle influenze precedenti. Qui l'immedesimazione di ogni lettrice raggiunge un livello altissimo: gli spazi bianchi permettono all'immaginazione di fiorire, mentre l'ambientazione contemporanea porta a essere direttamente coinvolti nella storia e nella psiche dei personaggi.
Nei successivi anni '90 la situazione dello shojo si complica ulteriormente. Il mercato ha bisogno di ampliarsi e cerca di accontentare i gusti di ogni lettore. Avviene un fenomeno interessante: diventano popolari sia opere con tematiche come la gravidanza e la crescita dei bambini, sia opere pornografiche tese perfino all'esplorazione di tematiche come lo stupro, l'incesto e la prostituzione. Tenendo a mente che se parliamo di libertà espressiva, tutti i generi legati allo shojo la fanno da padrone dagli anni '90 in poi, soprattutto con la diffusione in Giappone delle tematiche connesse alla comunità queer.
Lo shojo, ma possiamo anche ampliarlo a tutti i manga in generale, si discostano pesantemente dai canoni dettati dal gekiga o da Tezuka, ci troviamo in una situazione estremamente libera sia di rappresentazione tematica che stilistica. In pratica la realtà viene rappresentata in tutta la sua brutalità dando voce a ogni sua sfaccettatura. Un'autrice, tra tutte, importante in questo periodo è Ai Yazawa (Cortili del Cuore, Paradise Kiss).
Insieme a quest'ultime prendono ampiamente piede anche altre categorie di opere a tema amoroso, come quelle di genere shounen ai /yaoi, shojo ai/yuri che vivono un vero e proprio boom. Anche in queste opere la sessualità viene trattata in modo più crudo e diretto rispetto al passato, senza mezzi termini, mostrando il sesso come un moto impulsivo piuttosto che uno puramente passionale o procreativo. Per la scena degli anni '90 fondamentale per questo genere è MARS di Fuyumi Soryo.
Arrivati agli anni 2000, fino ai giorni nostri, lo shojo ha raggiunto una condizione quantomeno singolare. Dal 2000 in poi la definizione di shojo (e di shonen) si è quasi del tutto persa essendo ormai le opere un miscuglio di generi e tematiche prive di un preciso target di riferimento. Ad oggi è diventato complesso definire un'opera shojo, per un pubblico femminile, e un'opera shonen, per un pubblico maschile.
Non c'è da stupirsi: anche volendo parlare di generi e non di target, viene ugualmente complesso trovare dei canoni che accomunano le due categorie senza scadere in un'enorme generalizzazione. Come abbiamo visto prima, già dagli anni '70 i rigidi canoni tipici dello shojo si sono persi in generi come lo shonen ai, che vedeva ugualmente le donne come principali lettrici.
Un momento specifico di rottura del concetto di "target" lo possiamo ritrovare recentemente dove, per cause diverse e lontane tra loro, la crescita della comunità queer in Giappone ha reso davvero impossibile distinguere dei canoni rigidi che settorializzino le opere tra due sole porzioni di pubblico.
Conclusione
Nel caso dello shojo gli effetti delle bombe atomiche sono nascosti dietro un velo opaco, mentre per le tematiche tecnologiche si è potuto tracciare una linea retta rendendo chiari cause ed effetti, con lo shojo un procedimento di questo tipo diventa estremamente complesso da compiere. I motivi sono molti, ma possiamo discuterne un paio prima di concludere.
In primis, mentre l'evoluzione tecnologica si occupa di rappresentare possibili futuri e conseguenze di un universo pragmatico, l'universo dello shojo è molto più astratto. Parlare in modo netto di concetti come "identità" e "psiche" non è possibile senza scendere a enormi compromessi che, inevitabilmente, rovinano la qualità stessa dell'opera.
Poi, andando lo shojo di pari passo con la cultura della società (al contrario della tecnologia che segue una evoluzioni scentifica), è costretto ad evolversi con quest'ultima adattandosi ad ogni suo cambiamento per poter restare al passo con i tempi. Mentre la tecnologia fotografa un istante concreto, lo shojo fotografa valori, idee e mentalità che sono concetti estremamente volatili.
È proprio la volatilità dello shojo che rende molto complesso tracciare una linea evolutiva definita. Al suo interno le bombe atomiche raramente tornano in modo diretto, ma sono fondamentali perché hanno generato un effetto a catena determinante per tutti gli sviluppi successivi presenti all'interno della cultura, della mentalità giapponese e, di conseguenza, all'interno delle opere fumettistiche.
Per concludere, è bene ricordare ancora una volta che quella mostrata fino ad ora è un’estrema sintesi e che l’evoluzione post atomica degli anime e manga è molto più sfaccettata e ricca di elementi. Infatti, non solo quelli più sopra, ma tutte le categorie e i generi sono stati influenzati dalla serie di eventi seguenti alle bombe atomiche.
In ogni caso, i due filoni (tecnologico e spirituale) sono i flussi chiave che hanno dato vita a centinaia di opere e interpretazioni differenti dei loro canoni estetici e tematici. Facciamo inoltre notare che quella proposta è un'analisi degli eventi ricavata da fonti storiche: sono solo stati fatti, dopo lunghe ricerche, dei collegamenti sulla base dei costumi presenti nella cultura nipponica.
Dopo questo articolo ti invitiamo a leggere la nostra monografia su Osamu Tezuka, il dio dei manga
Articolo scritto da Alessio Puzzo e co-redatto da Michele "PingWer" Cosentino, con l'aiuto di Francesco "Frakku" Marzulli
Sitografia:
https://skdesu.com/it/moda-lolita-storia-cultura-e-tipi/
https://the-comm.online/it/blog/the-birth-of-kawaii/
https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature01.html
https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature18_6.html
https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/index.html
https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature02.html
https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature04.html
https://web-japan.org/nipponia/nipponia40/en/feature/feature05.html
https://xeud.it/article/tra-passioni-e-dedizioni-la-vita-di-osamu-tezuka (comprende tutte le fonti presenti)
Bibliografia (include anche ricerche non racchiuse in libri)
FRom hEllo KITTY To CoD RoE KEWPIE: A Postwar Cultural History of Cuteness in Japan di Kumiko Sato
THE ATOMIC BOMB: REFLECTIONS IN JAPANESE MANGA AND ANIME di FRANK ROBERT FULLER (ISSN 2348-3164)
Modern Japan: A Social and Political History di Elise Tipton (ISBN 9781315770444)
Storia dell'animazione giapponese di Guido Tavassi ( 9788867904754)