Nel seguente articolo faremo una disamina quanto più completa e cronologica possibile della vita di Tezuka, uno dei più profiqui e importanti mangaka della storia.
Questo primo scritto inaugura la nascita della sezione "cultura" di Xeud con l'intenzione di esplorare maggiormente in futuro l'autore e le tematiche presenti nelle sue molteplici opere. Buona lettura!
INDICE
Paragrafo 1: tra gioie e turbolenze, un’infanzia movimentata
Paragrafo 2: La fine della guerra e gli inizi di Tezuka come mangaka
Paragrafo 3: I suoi primi grandi lavori e la sfiancante vita da artista solitario
Paragrafo 4: Nuove esperienze e la creazione di un proprio gruppo di lavoro
Paragrafo 5: La realizzazione di un sogno e le prime opere per adulti
Paragrafo 6: Gli anni più difficili per Tezuka e la successiva ripresa
Paragrafo 7: Il periodo più felice di Tezuka e le sue ultime opere
Paragrafo 1: tra gioie e turbolenze, un’infanzia movimentata
Osamu Tezuka è un mangaka che ha fatto la storia, che ha cambiato la concezione di cartone animato e influenzato le generazioni future, rendendole più aperte a questo modo di fare arte. Nasce a Toyonaka il 3 novembre del 1928, primogenito di Yukata e Fumiko Tezuka, nello stesso giorno del defunto imperatore Meiji, da cui è stato tratto il suo nome utilizzando il carattere cinese “ji”. Suo padre lavorava per la Sumitomo Metals, un’azienda metallurgica, e la madre, figlia di una militare, faceva la casalinga. Una famiglia probabilmente caratterizzata da una rigida disciplina, ma anche capace di aprirsi molto alla cultura, grazie all'interesse mostrato per svariate forme d’arte, come il teatro, i film e l’animazione.
In un clima simile, Tezuka incominciò a venir influenzato artisticamente quando si trasferì, all’età di cinque anni, nella città di Takarazuka, famosa per essere la sede del teatro Takaruzaka Revue. La città a quel tempo era immersa nella natura, piena di animali, insetti e vari tipi di alberi, ma stava anche attraversando un periodo di modernizzazione economica e urbana; un’atmosfera positiva che ha contribuito ad evolvere le tematiche riguardo la tecnologia e la natura che tanto Tezuka farà notare nelle sue opere. Inoltre, la madre portò Tezuka a vedere le performance teatrali di Takarazuka, facendogli conoscere l’amore per il cinema e per gli spettacoli musicali. Circondato da tutto questo, Tezuka iniziò fin da bambino a disegnare, non fermandosi mai, a tal punto da richiedere spesso nuovi quaderni su cui poter continuare ad esprimere il suo estro artistico.
Nel 1935 iniziò a frequentare la scuola elementare. Inizialmente veniva preso in giro dai suoi compagni di classe per la sua bassa statura, per i suoi capelli mossi e per la sua poca prestanza negli sport. Per questo Tezuka, già molto emotivo di suo, spesso piangeva molte volte in classe, e doveva mettersi a disegnare per poter ritornare ad avere un buon umore. Tuttavia, questa condizione lo spinse a mettersi già a quell’età in gioco, riuscendo a poco a poco a farsi notare dai suoi compagni per il suo saper disegnare e raccontare storie in classe. Addirittura, in terza elementare disegnò il suo primo manga amatoriale “Pin Pin Sei-chan”, che ottenne molta popolarità anche tra gli insegnanti.
Sempre quest’anno, Tezuka incominciò ad appassionarsi a diversi mangaka grazie al padre che deteneva una libreria piena di molte opere manga, di autori quali Ippei Okamoto e Rakuten Kitazawa. Inoltre, vedendo quanto il figlio si interessava alla lettura, il padre continuò a comprare più manga, facendogli conoscere, oltre ai primi due, anche altri artisti che gli lasceranno il segno, come Suiho Tagawa, con la sua opera “Norakuro”, Ryuichi Yokoyama, con “Fuku chan”, e Bontaro Shaka, con “Hinsuke the Pony”. Quest’ultimo influenzò Tezuka persino moralmente, dandogli in un certo senso ciò che gli servì per avere quella determinazione e risolutezza che lui dimostrò nei momenti bui e difficoltosi della sua vita.
D’altro canto, il padre fu anche appassionato di fotografia, e quando acquistò un proiettore, fece conoscere a tutti i suoi cari l’animazione. Per questo Tezuka si formò anche con le serie occidentali di quegli anni, come per esempio “Popeye” e “Betty Pop” di Max Fleischer e i film di “Topolino” della Walt Disney; tutte opere che hanno contribuito a creare lo stile dei suoi personaggi. Il comportamento caricaturare, le espressioni buffe, la drammaticità mescolata alla comicità, l’utilizzo degli occhi grandi e delle bocche larghe, sono tutti forti elementi di ispirazione tratti da questi e dai futuri film che Tezuka vedrà.
Nel 1937, l’inizio della guerra contro la Cina, provocò dei cambiamenti nella società giapponese, e questo coinvolse anche l’editoria manga. Difatti nel 1938 fu annunciato l’intenzione di controllare il contenuto dei libri per bambini, in modo tale che potessero favorire l’educazione piuttosto che la creatività. La produzione di manga diminuì, e il contenuto andò a favore per argomenti di propaganda. In quegli anni, Tezuka però ebbe la fortuna di vivere in un ambiente scolastico meno rigido degli altri, abbastanza sperimentale nell’istruzione che gli permise di conoscere un insegnante che lo supportò nella sua libertà creativa. Inoltre, formò un circolo di amici con cui si interessò a tanti altri argomenti, tra cui la scienza e la biologia. I suoi disegni, quindi, non riguardarono sempre e solamente personaggi inventati da lui.
In particolare, fu molto appassionato dello spazio, tant’è che dopo aver visitato un moderno museo della scienza e il planetario al suo interno, cercò di organizzare dei tour a casa sua per i suoi amici, mostrandogli i suoi disegni del cosmo. Una passione forte tanto quella che ebbe per gli insetti durante la quinta elementare, grazie ad una enciclopedia a colori datagli da un suo compagno. In questo periodo crea il suo pseudonimo, aggiungendo ad Osamu il carattere “shi”, in modo tale da richiamare la parola insetto, e disegna persino una propria personale enciclopedia. La sua curiosità del mondo che lo circonda fu così grande che contribuì persino alla realizzazione di un giornalino di scienza “the world science system, vol 6”.
L’idillio culturale creato dal giovane Tezuka subì un troncamento dopo essersi diplomato alla scuola elementare, nel 1941, anno in cui il Giappone entrò attivamente nel conflitto segnato dalla Seconda Guerra Mondiale. Durante la guerra, il padre di Tezuka si dovette arruolare nell’esercito, gli slogan di odio verso gli americani si fecero sentire ovunque, i fumetti divennero più rari da trovare, e ci furono negli anni a seguire conseguenze dannose come la diminuzione di cibo e materie prime come la carta.
E questo provocò anche dei cambiamenti nel settore scolastico. Quando Tezuka si iscrisse, sempre nel 1941, alla scuola media di Kitano, quello che trovò fu infatti un ambiente focalizzato perlopiù sull’addestramento militare. Ovvio dire che in questo caso, l’arte del disegno e della pittura non fu vista di buon occhio da tutti gli insegnanti, e addirittura più tardi fu proibita, e percepita persino come un segno di tradimento. Molti insegnanti lo sgridavano per essere indisciplinato, gli facevano correre il campo più e più volte come punizione, ma questo non fermò l’intento artistico di Tezuka. Grazie al supporto degli amici e di un’insegnante chiamato Okajima Yoshiro, membro di un’associazione artistica, lui fu sempre incoraggiato a continuare a disegnare ciò che voleva. Inoltre, spesso nel suo tempo libero andava a vedere film americani fantascientifici e film tedeschi propagandistici sulla creazione e la natura ai teatri locali, che furono di grande ispirazione per i suoi primi manga incentrati sulla scienza. E oltre questo si dedicò ancor di più alla propria passione per gli insetti, fino a formare un club informale che si occupò di scrivere riviste a mano riguardo questo argomento; a tal punto da diventare persino un punto di sbarco per quelli che diventeranno futuri entomologi.
In estate del 1944, dopo un programma forzato di allenamento, ebbe una grave forma di infezione alle dita, che gli provocò malessere e forti dolori alle braccia. Dal dottore capì, che se avesse trascurato questo problema ancora per pochi giorni, sarebbe andato in setticemia e avrebbe potuto perdere entrambe le braccia. Per un po’ di tempo non poté disegnare, e una volta guarito si rese conto di quanto fosse rispettabile la professione del medico. Dopo tale ripresa, ne susseguì purtroppo un altro periodo duro, ovvero nei mesi invernali, in cui Tezuka dovette arruolarsi a tempo pieno al servizio di una fabbrica militare ad Osaka assieme ai suoi compagni. In un contesto simile fu difficile disegnare, ma continuò a farlo nei bagni del posto, grazie ai compagni che lo aiutarono inventando scuse ai militari pur di non farlo scoprire.
Tra il 1944 e il 1945, la guerra si rivolse contro il Giappone che subì massici bombardamenti in alcune delle sue città principali, tra cui Osaka e la fabbrica in cui lavorava Tezuka. Alla fine del raid, Tezuka osservò con i suoi stessi occhi l’orrore della guerra, la perdita di vite umane attorno a lui e le conseguenze del divampamento degli incendi. Tutto questo lo influenzò pesantemente nei suoi lavori, a tal punto che in quasi ogni suo manga avrebbe inserito direttamente o indirettamente le tematiche riguardanti la guerra e il comportamento irrazionale dell’uomo.
Dopo i bombardamenti, in una Osaka mezza distrutta, lui notò il Shochikuza Theatre ancora in piedi, ed entrandoci, vide il film “Momotaro: A Divine Soldier of the Sea”. Questo fu importantissimo per lui, perché gli diede la spinta a voler non solo disegnare manga, ma anche realizzare animazioni.
Nel giugno del 1945, si diplomò al liceo per poi essere accettato subito dopo dalla Facoltà di Medicina di Osaka. Successivamente, il 15 agosto 1945, anno in cui l’imperatore Hirohito segnò la fine del conflitto, le restrizioni vennero annullate e Tezuka potette di nuovo concentrarsi seriamente sulla realizzazione manga. Il periodo di paura e terrore che attanagliò tutti quanti ebbe finalmente una sua conclusione.
Paragrafo 2: La fine della guerra e gli inizi di Tezuka come mangaka
Dopo la disfatta, il Giappone fu gravato dal peso delle conseguenze della guerra. Carestie, malattie, aumento dei prezzi non furono altro che solo l’inizio rispetto a quanti guai potesse causare la mancanza di stabilità. Difatti molti palazzi pubblici e case vennero distrutte, e di conseguenza per molti fu difficile trovare un posto dove vivere stabilmente. Se poi ci aggiungiamo la rivelazione di un imperatore che si è spogliato dal suo alone divino, e la presenza non proprio gradita degli americani, è intuibile capire quanto tutto questo facesse male spiritualmente e moralmente. Ma il popolo giapponese non si arrese alla realtà, e nemmeno Tezuka.
Nel 1946 Tezuka prese dei manga, che riuscì a disegnare durante il periodo guerra, per consegnarli a una rivista di giornalini per bambini, chiamata Mainichi Shimbun. Lo stile di disegno piacque, e gli venne dato il compito di iniziare il suo primo manga in formato yon-koma (a quattro pannelli). Tezuka aveva più esperienza con le storie lunghe, disegnava più pagine di quante richieste, e categoricamente gli venivano accettate solo quelle migliori; tuttavia, alla fine riuscì a pubblicare il suo primo manga ufficiale “The diary of Ma-chan” (1946). Un racconto da cui si evince, in modo più evidente, lo stile artistico di Tezuka e i suoi set ambientati nelle situazioni post-belliche. Con grande meraviglia da parte di Tezuka l’opera ebbe ad Osaka tanto successo, addirittura da aprire una commercializzazione di pupazzi della protagonista, anche se a sua insaputa. Tezuka di tutto ciò non fece reclamo, perché si entusiasmò parecchio alla notizia che un suo lavoro potesse diventare così popolare, e poco dopo ne fece un altro per la rivista Kyoto Shimbun, intitolato “Little A&B’S Expedition”.
Nel mentre, i manga in generale stavano acquistando maggiore popolarità, apparvero più riviste, e furono introdotti più lavori stranieri. Inoltre, apparve il cosiddetto Kansai club manga di Osaka che aveva lo scopo di raccogliere quanti più giovani aspiranti mangaka, e di farli interagire tra di loro e con figure più esperte, del calibro di Shichima Sakai. Il 20 agosto del 1946, Tezuka decise di entraci a farvi parte, e parlando con Sakai, arrivò a ricevere la proposta di creare i disegni di una long story scritta da lui stesso. Come al solito però, Tezuka ne disegnò 250, un numero maggiore rispetto alle 190 che Sakai doveva produrre come da contratto con la casa editrice Ikueisha. 60 pagine quindi furono eliminate, e per dispiacere di Tezuka la storia venne stravolta e i dialoghi semplificati (tant’è vero che più avanti negli anni non concesse il permesso di una ristampa dell’opera), tuttavia il lavoro uscì comunque nell’aprile del 1947, intitolato “New Treasure Island”.
Il successo dell’opera stavolta fu enorme, divenne il primo long story manga del dopoguerra, e vendette addirittura 400.000 copie in un paese ancora in condizioni critiche. Nonostante ciò, a quei tempi la paga era fissa di solo 3000 yen, quindi Tezuka non si potette godere a lungo la gloria. Sta di fatto che, New Treasure Island, è molto importante per definire l’inizio della sua carriera, il cui successo fu dato dallo stile molto leggibile e dal fatto che il manga fu realizzato in formato akahon, una specie di giornalino rosso che si poteva acquistare a pochi spiccioli. La scelta di usare volumi economici ha contribuito in maniera inaspettata all’espansione del manga ad una fetta di pubblico sempre più ampia.
Tezuka, oltre Sakai, conobbe un altro artista importante e membro del Kansai club, Shotaro Nambu, autore del popolare manga “yaneura 3 chan”. Con lui ci fece amicizia, dato che avevano anche gli stessi interessi di cinema, e scoprì del viaggio fatto a Tokyo, una meta considerata da molti mangaka come una tappa fondamentale da raggiungere. Nell’estate del 1947, Tezuka quindi decise anche lui di visitare Tokyo, nella speranza di essere conosciuto altrove, ma non ebbe l’esito sperato una volta arrivato al palazzo della casa editrice Kodansha. A causa di problemi economici, la loro rivista shonen club non poteva permettersi storie lunghe, e quindi a Tezuka non rimase altro che far visita ad alcuni artisti che conosceva della città. Nel suo viaggio incontrò Kennosuke Nizeki (di cui amava lo stile dei suoi personaggi) e Keizo Shimada (di cui è un grande fan di “Boken Dankichi”, uno dei primi manga che lo hanno ispirato), portandosi con sé un volume di New Treasure Island, con l’obiettivo di ricevere da loro un’opinione. Da loro si aspettò degli elogi per il suo operato, ma invece fu criticato sia per lo stile del disegno che per usare un tipo di narrazione poco ortodosso per l’epoca. Tezuka capì quindi che doveva migliorare nel tratto, ma allo stesso tempo, si convinse di dover continuare a creare manga alla sua maniera.
Senza demordere, continuò a trovare lavoro fino a quando non riuscì ad avere un responso positivo alla pubblicazione di un manga, “lo strano viaggio del dottor Tiger”, sulla rivista Shinseikaku (iniziata poi nel 1950) e a vendere un altro, “il misterioso dottor Koronko”, alla piccola casa editrice Domei Shuppansha, da cui ebbe i soldi per poter ritornare a Takarazuka e continuare i suoi studi di medicina a Osaka.
Nel frattempo, durante il periodo universitario, Tezuka non solo studiò medicina, ma si dedicò ad altre due passioni, il piano e il teatro. La sorella (che diventò maestra di piano) e la madre, da piccolo gli hanno fatto imparare le basi dello strumento, che portò dentro fino a manifestarle con delle esibizioni all’università. E pure in questo era bravo, a tal punto da vincere nel novembre del 1947 il primo premio nella sua esibizione del pezzo “Hungarian Rhapsoy” di Liszt. Inoltre, a causa dei cambiamenti riguardo l’istruzione e le modalità d’esame, fu data la possibilità agli studenti di medicina, nel maggio del 1946, di rilassarsi con delle attività culturali, quali le performance teatrali. Tezuka si inserì in un gruppo chiamato Gakuyuza, che comprendeva le donne di un altro college di Osaka, ed ebbe diversi ruoli tra il 1946-47, anche importanti. Ma ciò che rese davvero importante la sua presenza è il fatto che stava cercando di mettere insieme il manga col teatro. Spesso infatti usava attaccare dei cartelloni con la storia disegnata a fumetto dello spettacolo teatrale in corso, e finì addirittura per scrivere un articolo in cui descrisse il futuro dei manga assieme al teatro e in generale alla cinematografia. Non a caso, è proprio grazie alla sua passione per gli spettacoli di Takarazuka, che ebbe la brillante idea di creare lo“star system”, ovvero quello di far assumere diversi ruoli a un personaggio da lui creato in più manga.
Ma Tezuka seppe di dover prima o poi fare una scelta. Anche se continuò a disegnare manga durante le lezioni di medicina, una situazione simile non poteva di certo replicarsi nel suo futuro lavoro da medico. Sia la madre che un professore dell’università, gli consigliarono di fare ciò che più desiderava, e Tezuka decise di scegliere la strada del mangaka, proponendosi l’obiettivo di creare storie che potessero contribuire ad alleviare i mali del mondo, incurabili fisicamente.
Paragrafo 3: I suoi primi grandi lavori e la sfiancante vita da artista solitario
Nel 1948 Tezuka cerca di lavorare a qualcosa di più drammatico e meno per bambini, serializzando il manga “The mysterious undergound men”. Il lavoro fece commuovere molti fan di Tezuka, a causa della morte del personaggio principale, e venne ritenuto da lui stesso la prima storia manga da lui creata. Inoltre, iniziò a creare quella che verrà ricordata come la “trilogia dei suoi primi lavori fantascientifici”, con “Lost World” (1948), “Metropolis” (1949) e “Next World” (1951).
Mentre stava scrivendo questi lavori anticonvenzionali, Tezuka incominciò a pensare ad un altro manga per bambini, basandosi sulla figura di un leone bianco (Kimba) e su una storia ambientata in Africa. Pianificato, nelle fasi iniziali, per essere un one shot intitolato “Mitsurin Taitei”, l’idea originaria ricevette una consistenza maggiore nel 1950, quando Tezuka decise fare visita agli uffici del Gakudosha a Tokyo, una casa editrice creata da Kenichi Sato nel gennaio del 1948. Qui incontrò proprio l’editore Kenichi Sato che, sentendo la sua idea, lo incitò ad ampliare la storia, in modo tale da poter essere serializzata su Manga Shonen, una delle prime importanti riviste specializzate in fumetti per ragazzi. Nasce così nel novembre del 1950 “Jungle Emperor”, con una cadenza mensile di addirittura 10-18 pagine alla volta, rispetto alle usuali 2-4 dell’epoca. Una storia molto più completa rispetto agli altri suoi lavori, che utilizza molta più comicità, drammaticità e satira, frutto dell’utilizzo di tutti quei consigli avuti dagli artisti più esperti con cui ci ha parlato negli anni precedenti. Qui il tema cardine è l’inno alla convivenza tra essere viventi di diversa specie, in cui viene affrontato il rapporto tra natura e uomo, spesso considerato controverso e problematico.
Con questa storia Tezuka ebbe il suo vero primo grande successo, a tal punto da venir messo nel mirino della redazione della casa editrice Kabunsha Shonen, la quale stava cercando in quel momento di trovare qualcuno che potesse creare una specie di eroe nazionale per il popolo giapponese. Così, nell’ottobre del 1950 Tezuka, dopo aver ricevuto la richiesta di realizzazione di un nuovo manga, incominciò a pensare a un titolo che potesse risuonare bene con l’idea di energia atomica e con un contesto prettamente fantascientifico.
Ecco che nel marzo del 1951, Tezuka si laurea all’università di medicina, e un mese dopo esce il primo capitolo del manga che venne da lui chiamato “Ambassador Atom”. Durante la sua serializzazione, che finì nel 1952, l’eroe Atom non aveva un ruolo principale, ma doveva mettersi in mezzo ad una trama che parla di una guerra tra alieni e umani, nell’intento di accaparrarsi le risorse naturali del pianeta Terra. L’opera colpì i lettori giapponesi ma non ebbe il successo sperato perché Atom, a detta dell’editore di Shonen, Takeshi Kanati, avrebbe dovuto aver più rilevanza nella storia ed esprimere più emozioni. Così, dopo il 1952 la serie, infatti, si concentrò maggiormente sul ragazzo robot e assunse il famoso titolo di Astroboy. Nel crearla, Tezuka si ispirò allo stile del manga del 1931 di Suiho Tagawa e ai romanzi per ragazzi di “Pinocchio” e “Peter Pan” per poter delineare la personalità del protagonista. Per quanto invece riguarda lo sfondo fantascientifico e i temi riguardanti la scienza robotica, il tutto si rifà alla sua trilogia della fantascienza, e soprattutto a Metropolis. Quest’opera ebbe un successo veramente importante, diventando il simbolo di Tezuka e ciò che ha dato vita al boom economico dei manga di quel periodo, diventando talmente longeva da arrivare al suo completamento solo nel 1968. In un mondo dove l’energia atomica può essere utile per far progredire positivamente l’umanità, Astroboy può essere considerato quindi come un primo esempio di invito all’uso della ragione e della scienza, col fine di scongiurare tutte quelle azioni che comporterebbero dei danni irreversibili.
Con la sua fama che di giorno in giorno cresceva, e le richieste di manga da parte degli editori che aumentavano, Tezuka si trovò in un periodo abbastanza denso, caratterizzato anche da un modo di vivere piuttosto movimentato. Difatti, anche se laureato, gli rimaneva da fare il tirocinio e da superare un esame per diventare formalmente un medico (anche se poi non esercitò mai questa professione), e per questo dovette fare il pendolare da Osaka a Tokyo per almeno un anno.
Presa la licenza di medico, nel 1952 potette finalmente trasferirsi a Tokyo stabilmente, smettendo di stare sempre alberghi, e cominciando invece ad affittare una camera in un appartamento, vicino alla stazione Yotsuya della città. Tuttavia, anche così, aveva pur sempre un gran numero di serializzazioni mensili da dover affrontare simultaneamente, e non era raro che quindi Tezuka consegnasse le pagine di diversi lavori in ritardo. La situazione divenne abbastanza opprimente, a tal punto che gli editori lo andavano a trovare tutto il giorno nella sua residenza, e si sfidavano tra di loro caoticamente a morra cinese, per decidere quale lavoro dovesse lui fare per primo. Con tutto questo baccano, Tezuka dovette spesso visitare delle taverne o trovarsi delle “case sicure” per poter disegnare in pace, ma anche così qualcuno lo riusciva sempre a rintracciare.
Intorno all’estate del 1953, Tezuka finì per lasciare anche il suo appartamento, per poi trovarne un altro, chiamato Tokiwa-so, nel quartiere Toshima di Tokyo. In questo posto, Tezuka incominciò a dare dei compiti facili ad alcuni editori per poter accelerare il processo di realizzazione delle pagine. Alcuni di essi, che aspiravano a diventare mangaka, presero tutto questo come un esercizio per poter un giorno arrivare al livello del maestro. Inoltre, l’edificio ospitò un altro mangaka che fece amicizia con Tezuka, Hiro Terada, che fu poi conosciuto per “Sportman Kintaro” e “Jersey No. 0”. Più tardi, dopo che Tezuka se ne andò dall’appartamento nel settembre del 1954, questo posto divenne un famoso luogo di ritrovo per aspiranti mangaka, di cui alcuni fecero la storia.
Paragrafo 4: Nuove esperienze e la creazione di un proprio gruppo di lavoro
Dal 1953 iniziarono due lavori molto importanti, “La principessa Zaffiro” e “La Fenice”.
Per quanto riguarda La Principessa Zaffiro, la sua storia originale venne serializzata su Shojo Club dal 1953 fino al 1956. Il manga parla delle avventure di Zaffiro, una ragazza dall’aspetto di una giovane fanciulla nata con due cuori che la rendono dualisticamente sia di genere femminile che maschile. Tezuka già da molto tempo prima ebbe l’idea di realizzarlo un giorno, per poter omaggiare il Takarazuka Revue che tanto amava. Inoltre, è stato fortemente influenzato da due film usciti per la prima volta in Giappone nel 1952, ovvero “Biancaneve e i sette nani” della Disney e “i racconti di Hoffmann” di Michael Powell.
La principessa Zaffiro è stato anche definito erroneamente il primo manga shojo di Tezuka, ma in realtà i temi presenti nell’opera derivano principalmente da “The story of a miracle forest” del 1949, una specie di fiaba occidentale in cui ci sono molti elementi chiave come l’atmosfera medievale, il duca malvagio, la magia, oltre che alcune tematiche legate alla tutela dell’ambiente. Ispirandosi a quest’opera e ad altre minori, il manga di Tezuka divenne veramente un cult che influenzò la stragrande maggioranza delle opere per il pubblico femminile come il manga storico "Lady oscar" per via del travestimento di Zefiro in ragazzo.
Un anno dopo, Tezuka prende alcune idee avute durante la serializzazione di Jungle Emperor per iniziare a creare una storia incentrata su una figura mitologica, che si credette potesse dare l’immortalità se catturata, la cosiddetta fenice. Dopo otto puntate, fu però interrotto nel maggio del 1955 quando la casa editrice Manga Shonen andò improvvisamente in bancarotta. La storia però viene rielaborata da Tezuka esattamente un anno dopo, inserendola in un contesto romantico per ragazze, in modo tale da poter essere serializzata da Shojo Club, fino alla sua conclusione nel dicembre del 1957.
Riguardo la sua persona, nell’anno 1954, Tezuka diventò un modello esemplare per molti artisti di tutto il Giappone. Con il suo impegno è riuscito a racimolare così tanti soldi, da apparire nei giornali come colui che ebbe il più alto reddito tra tutti i mangaka della zona del Kansai. Grazie a questo, molte riviste che non lo ebbero mai notato prima (siccome si occupava quasi esclusivamente di manga per bambini), si fecero sentire, e lo stesso vale per gli artisti di Tokyo. Si fece molte amicizie e rivalità, e con uno di questi, Eichi Fukui, creatore del popolare manga d’azione “Igaguri-kun”, ebbe degli screzi non da poco. In uno dei suoi lavori, “Manga Classroom” (un manuale di tecnica di disegno), Tezuka inconsciamente in una pagina criticò lo stile di disegno usato in Igaguri-kun, menzionandolo come un pessimo esempio da seguire. Questo fece andare su tutte le furie Fukui, e la cosa spaventò Tezuka, il quale si scusò affermando il contrario di quanto detto riguardo Igaguri-kun, in una successiva pagina del suo manga. Tezuka sapeva di essere molto competitivo, e tale condizione poteva portare a problemi, anche ben peggiori di questo. Infatti, nel 1955, a causa dell’aumento delle vendite manga e della maggior concorrenza, si usò allegare ai vari lavori mensili delle opere supplementari, costringendo molti artisti a lavorare molto di più del solito (perché si usava all’epoca farlo spesso da soli) per una paga migliore. Fukui fu uno di questi, a tal punto da trascurare la sua salute fino a morire per eccesso di lavoro (karoshi). Per questo spiacevole episodio, Tezuka si immedesimò con dolore per ciò che è successo, finendo per menzionare il suo rivale in diversi suoi manga. Tuttavia, non cambiò mai il suo ritmo di produzione, anzi la incrementò perché aveva a tutti costi l’intenzione di diventare anche un animatore.
La situazione come mangaka non cambiò di molto. Ebbe sempre alle calcagna decine di editori e conseguentemente si spostò comunque in altri luoghi per cercare di avere un po’ di pace. Ma anche con questa pressione alle spalle, non rinunciò mai a ricevere i suoi fan, tanto che accettò di buon grado che alcuni di essi lo assistettero per un po’ di tempo con fine di imparare da lui, caso di Kenichiro Takai e Leji Matsumoto.
Nel 1957 ci fu una svolta a questa situazione sempre così instabile, quando finalmente Tezuka si decise ad assumere dei veri e propri assistenti, una volta trasferitosi in un nuovo studio nel distretto Hatsudai del quartiere di Shibuya. Siccome era usuale che molti aspiranti artisti lo andassero a trovare, lui poté capire chi scegliere in base alla potenzialità dei loro lavori. Come maestro, piuttosto che spiegare, preferiva far svolgere loro delle piccole mansioni, in modo tale che essi imparassero sfruttando la pratica piuttosto che la teoria. Addirittura, per migliorare l’apprendimento e velocizzare il lavoro, inventò una tabella di marcia e un sistema di abbreviazione, per far capire subito ai suoi assistenti, quali elementi decorativi, tipo ombreggiature e linee, dovessero usare nei suoi manga. Con il suo lavorare in maniera rapida ed efficiente, anche gli artisti, ne giovarono molto.
Inoltre, fortuna vuole che nel 1958 Tezuka fu visitato anche da due collaboratori del nuovo studio d’animazione Toei Doga, che gli proposero di lavorare con loro sotto contratto alla trasposizione animata di un suo manga, “Son-Goku, la scimmia”. Per Tezuka questo significava avvicinarsi sempre di più al sogno di fondare un suo studio di animazione, e accettò l’incarico pur nonostante fosse già estremamente impegnato. Sadao Tsukioka (che diventò poi un animatore full time della Toei), lo aiutò nei lavori di character design e storyboard del progetto, che fu completato nell’agosto del 1960.
Mentre stava imparando le basi dell’animazione alla Toei, Tezuka ebbe però una specie di crisi creativa riguardo i suoi contenuti. Tale problematica fu alimentata dall’aumento di tendenza del gekiga, un movimento artistico che nacque ad Osaka nel 1956 ad opera di autori che rifornivano il mercato dei kashihonya, ovvero delle librerie a noleggio. Caratterizzato da uno stile artistico più realistico e critico, questi manga gekiga potevano essere letti ad un prezzo persino minore degli akahon, e furono notati da tutti quelli che desideravano avere tra le mani qualcosa di diverso dal solito manga per bambini. Nel 1959, il movimento si diffuse grazie al gruppo “Gekiga Kobo”, campeggiato da Yoshihiro Tatsumi, il quale scrisse una lettera di introduzione ai loro ideali, spedendola a varie riviste e artisti, tra cui Tezuka. Con questo scritto, Tezuka si incuriosì, ma ancora di più si allarmò, perché fu evidente che tale movimento andasse contro i suoi principi di fare manga. In aggiunta, molti giornalisti bussarono alle sue porte per poter chiedere a lui cosa ne pensasse del Gekiga, e Tezuka, forse ingelosito del fatto che stava avendo successo anche tra i suoi collaboratori, alla fine più che rispondere, scrisse un articolo critico che andò apertamente contro le idee di Tatsumi. Questo gli si ritorse contro, e molte persone, sia tra il pubblico che tra gli amici, smisero di seguirlo definendolo antiquato. Mesi e mesi di forte depressione per Tezuka, che cercò di buttare fuori la sua rabbia a discapito dei suoi dipendenti, che dovettero subire torti e soprusi da parte sua.
Ma questo periodo di forte stress emotivo si concluse nel momento in cui ci fu una vera svolta nella sua vita personale. Un anno prima, gli venne infatti organizzato un omiai (incontro formale) con Etsuko Okada nell’estate del 1958. A causa dei suoi impegni, le loro uscite all’inizio non furono granché entusiasmanti, ma alla fine si trovarono bene insieme, fino a quando non si sposarono nell’ottobre del 1959. Con lei al suo fianco, adesso aveva qualcuno con cui potersi confidare, cosa che ne migliorò molto l’umore. Difatti spesso Tezuka chiedeva spesso consiglio alla moglie per le nuove idee che metteva su carta, notando in lei una maggiore sincerità, rispetto agli editori che preferivano annuire piuttosto che non rispettare le scadenze se qualcosa doveva essere nuovamente ridisegnato.
Finito il disagio che ebbe col Gekiga e trovata una partner (da cui ebbe tre figli durante la sua vita), Tezuka riuscì a rimettersi in carreggiata, e a costruire un nuovo ambiente di lavoro nell’agosto del 1960 nel distretto Fujimidai del quartiere Nerima di Tokyo, che diventerà nel 1961 finalmente il suo primo studio d’animazione.
Paragrafo 5: La realizzazione di un sogno e le prime opere per adulti
Tezuka andò a vivere nella sua nuova casa insieme a Etsuko e i suoi parenti. In questo periodo lavorò ancora per la Toei, collaborando alla scrittura dello script del film “Le meravigliose avventure di Simbad” (che uscì poi nel 1962), fino a quando non decise, nel 1961, di iniziare a lavorare alla sua prima opera animata. Per fare questo, Tezuka raccolse i giovani artisti interessati ad incontrarlo e a lavorare nell’ambito dell’animazione, pagando di tasca sua tutte le attrezzature e gli stipendi. Così, nel giugno del 1961 nacque la Mushi Production, che incominciò a produrre “Tales of a Street Corner”. Ben presto però questo lavoro fu affiancato da uno più commerciale, che si ritenne necessario da realizzare per poter un giorno far fronte a spese maggiori. Ecco che Tezuka, sotto consiglio di alcuni dei suoi collaboratori, decise di provare a creare una serie anime televisiva settimanale di circa 30 min ad episodio.
La scelta ricadde sul popolare Astro Boy, che fu qualcosa da tutti ritenuto impossibile da realizzare con l’animazione completa. Per questo Tezuka dovette prima di tutto separare lo studio in due gruppi, uno che si occupasse dell’animazione sperimentale e l’altro di quella commerciale, e poi delineare un piano per poter far fronte al costo e al tempo di realizzazione della produzione animata. Per quest’ultima cosa si scelse di utilizzare la cosiddetta animazione limitata, che consistette nel privilegiare la storia (presa per fortuna dal manga originale) al posto dell’animazione. In soldoni, si trattò di utilizzare meno fotogrammi rispetto ai soliti 24/29 al secondo e di limitare il movimento in solo alcune aree del corpo; un espediente che risultò inizialmente fuorviante per gli assistenti di Tezuka, abituati al solito concetto tradizionale. Inoltre, ogni cella di animazione prodotta venne archiviata, in modo tale da poter essere velocemente riutilizzata in altri episodi, aumentandone la velocità e qualità del prodotto finale. Con tutti questi accorgimenti l’impresa fu fattibile, tuttavia lavorare a due animazioni fu molto difficile, a tal punto da chiamare alcune settimane “death march”.
Il 5 novembre del 1962 ci fu la preview al distretto di Ginza di Tokyo, dei due filmati più un corto chiamato “osu”, che servì come biglietto da visita per la Mushi Production. Successivamente, con una somma piuttosto vantaggiosa di 500.000 yen, venne realizzato il primo episodio di Astro Boy il 1°gennaio del 1963. Il successo dell’opera fu immediato, anche grazie al fatto che il 60% della popolazione aveva in casa un televisore, diventando il capostipite della produzione di serie animate in Giappone. Nonostante la grande fatica, Tezuka e i suoi animatori hanno dato quindi vita agli “anime” che oggi tutti conosciamo.
La serie ebbe così successo che giunse persino alle orecchie dell’azienda radiotelevisiva National Broadcasting Company (NBC), la quale convinse Tezuka nel settembre del 1963 ad accettare un accordo al fine di esportare il prodotto anche in America. Questa decisione fece sì che Astro Boy divenne, in aggiunta, la prima serie d’animazione ad essere mostrata sulla televisione statunitense. Inoltre, Tezuka, nel suo viaggio per gli Stati Uniti, incontrò di persona il tanto amato Walt Disney, che si complimentò con lui per l’ottimo lavoro fatto. Pochi anni dopo (1965) ebbe anche i ringraziamenti dal famoso regista Stanley Kubrick (di cui ascoltò con passione l’ost di “2001: Odissea nello Spazio”), il quale cercò di assumerlo come scenografo del suo prossimo film, ma Tezuka ovviamente rifiutò perché preferì espandere il suo studio. Ecco che, dopo il successo, la Mushi Production vantò un personale di 400-500 persone, due nuovi edifici costruiti accanto a quello iniziale, e una rivista mensile chiamata “Mighty Atom club”, che presentava storie inedite dell’omonima opera, esclusive per il personale.
Nel mentre, Tezuka continuò comunque a disegnare manga, come “Shinsegumi” e “Roppun-kun” del 1963, e soprattutto “S.F. Fancy Free”, serializzato nello stesso anno da SF Magazine, che si distinse dalle altre opere fantascientifiche per essere più creativo e personale. Inoltre, riguardo nuovamente l’animazione, fece uscire tra il 1964-1965 gli episodi pilota di cartoni sperimentali “Memory”, “Mermaid”, “Drop” e “Cigarettes and Ashes”, tutti apparsi nella quarta e quinta edizione del Sogetsu Festival.
Nel 1965 cominciano i nuovi lavori commerciali, “Wonder 3” e la serie animata rivoluzionaria “Jungle Emperor”. Per quest’ultima Tezuka dovette per forza siglare un contratto con la NBC, in modo tale da poter avere i finanziamenti necessari per poter realizzare una serie a colori. Tuttavia, siccome l’opera doveva essere prodotta sia per il mercato giapponese che quello americano, subì pesanti modifiche riguardo le scene violente, che furono eliminate. Tezuka accettò pure la proposta di concentrare tutti gli episodi sulle avventure di Leo da cucciolo, in cambio però di poter avere libertà totale in una possibile seconda stagione. La serie debuttò il 6 ottobre del 1965 su Fuji TV, e sulla televisione americana tra la fine del 1966 e l’inizio del 1967, avendo un clamoroso trionfo in entrambi i casi e diventando in Giappone il primo esempio di opera animata a colori. Per quanto riguarda la seconda stagione, Tezuka mandò poi in onda “Jungle Emperor: Onward, Leo!” tra il 1966 e il 1967, ma una volta finita non ebbe il successo sperato, perché Tezuka fece troppi cambiamenti rispetto alla prima stagione. La NBC, in questo caso, per non essere stata nemmeno consultata dall’autore, non acquistò la serie, incrinando i rapporti con Tezuka, il quale si sentì tradito per tale decisione.
Nel 1966 finiscono tutte e tre le serie commerciali, e nel 1°settembre lo studio di Tezuka divenne così importante, da potersi permettere la costruzione di una società commerciale, chiamata “Mushi Pro Shoji”, la cui sede fu trasferita nell’area di Ikebukuro a Tokyo. Inoltre, con la conclusione di Astro Boy, terminò la rivista Mighty Atom Club, che fu sostituita nel dicembre dello stesso anno da una più aperta al pubblico, la COM. Tezuka la creò per potersi immedesimare in manga più d’avanguardia, prendendo esempio dal gekiga e dalla rivista di manga alternativi GARO, la quale fu fondata nel 1964 da Katsuichi Nagai e Sampei Shirato. Con una nuova possibilità di poter espandere il suo estro artistico, Tezuka aprì le danze realizzando una versione del manga “La Fenice” più pertinente a un pubblico colto e maturo. Con un design cartonesco che non si discosta troppo dai suoi lavori precedenti, il manga, iniziato ad essere serializzato nel 1967, possiede però un layout all’avanguardia, caratterizzato da molte scene che ritraggono sfondi pittoreschi, da inquadrature e prospettive che cambiano spesso e dall’uso del colore nero più ricercato. La Fenice è un’opera che esplora diversi generi e cambia di stile ogni qualvolta si passa da un’era ad un'altra, appunto perché portato avanti a lungo da Tezuka e modificato parecchie volte negli anni, tant’è vero che morì senza dargli una vera e propria conclusione. L’opera possiede tutti gli elementi del maestro, le sue esperienze e i suoi miglioramenti.
Sempre nello stesso periodo venne anche iniziata la realizzazione della serie animata della Principessa Zaffiro; tuttavia, stavolta, non ci fu come acquirente la NBC, che si rifiutò di mandarla in onda in America, probabilmente a causa delle questioni di genere trattate nel manga. Detto questo, l’anime comunque debuttò su Fuji Tv il 2 aprile del 1967 e divenne uno dei primi programmi animati rivolti al pubblico femminile, per poi concludersi il 7 aprile del 1968. Questo anno fu particolare perché Tezuka decise di creare una società separata dalla Mushi Production per gestire meglio le nuove serie animate inerenti alle sue opere principali che avrebbe creato dal 1971 in poi. Nasce quindi la Tezuka production, che tutt’ora è in funzione e ha visto nel corso della sua produzione l’assistenza di grandi registi come Osamu Dezaki e Shinichiro Watanabe.
Intanto, pochi mesi dopo l’inizio della produzione del manga “Vampire” (1966-1969) su Weekly Shonen Sunday, iniziò nel 26 agosto del 1967, in questa stessa rivista, la pubblicazione di un altro dei suoi manga più importanti, Dororo.
Esso si rifà al filone narrativo dei samurai (che raggiunse il suo apice dieci anni prima con Akado Suzunosuke di Eiichi Fukui e Tsunayoshi Takeuchi), ma anche a quello yokai, grazie all’influenza del rivale Shigeru Mizuki. Il manga si concluse nell’ottobre del 1969, diventando la sua opera più influente riguardo il folklore giapponese.
Gli anni successivi fino al 1970 però furono davvero di grande importanza, per l’impatto che hanno avuto le decisioni prese da Tezuka in merito alla sua crescita non solo come mangaka ma anche come artista. In questo periodo Tezuka vide un cambiamento radicale nell’approccio della produzione manga di alcune case editrici, che si rivolsero più per il pubblico adulto con storie erotiche. In risposta a questo nuovo approccio, Tezuka serializzò i primi manga che seguono questo nuovo filone, con “Swallowing the Earth” e “Under the Air” nel 1968, uscite rispettivamente dalle riviste di Big Comic e Play Comic. Il cambiamento di Tezuka influenzò però anche i progetti di animazione della Mushi Production, la quale, rispettivamente nel 1969 e 1970, fece uscire due film per il pubblico adulto “Le mille e una notte” e “Cleopatra”. Questo genere erotico venne chiamato da Tezuka “Animerama” e fu terreno di miglioramenti nella sperimentazione animata. Entrambi i due film impegnarono sia la Mushi che la Tezuka Production, e ricevettero critiche a causa delle loro trame troppo vorticose, momenti che rimandano al sessismo e degli errori tecnici derivati da un lavoro troppo veloce per le tecniche limitate dell’epoca. Ciononostante, il primo film fu un successo in patria e vendette bene mentre il secondo fu abbastanza un fallimento a causa della propaganda che lo etichettava come prodotto pornografico.
Continuando in questa nuova scia di storie, Tezuka si inserì anche in un contesto storico dove l’educazione sessuale incominciò a farsi strada nei primi anni del 1970. I manga shonen stavano cercando di prendere spunto da quelli seinen riguardo le tematiche più spinte, ed è così che Tezuka diede il suo contributo con i manga “Apollo’s song”, “Maria di Yakepacchi” e “Marvelous Melmo”, accomunati insieme come “trilogia dell’educazione sessuale”. Questi manga sono stati creati per sensibilizzare maggiormente il pubblico giovanile riguardo il periodo puberale e i primi amori, considerati in quegli anni nel Giappone ancora un vero e proprio tabù.
Paragrafo 6: Gli anni più difficili per Tezuka e la successiva ripresa
Alla fine del 1970 la Mushi Production sfornò molte opere animate in poco tempo, richiedendo un grande sforzo da parte dei dipendenti di Tezuka. Anche con l’uso dell’animazione limitata, lo studio dovette far fronte, comunque, a bilanci passivi causati dagli onerosi costi per l’uso del colore e ai pochi incassi ricevuti dalle opere successive a Jungle Emperor. La società di Tezuka incominciò a indebitarsi seriamente, chiedendo un prestito di oltre 130 milioni alla Fuji Tv, la principale fonte economica della Mushi. Con il desiderio di Tezuka di andare a creare film sperimentali, la questione poi si aggravò ulteriormente sia per un contratto poco redditizio che fece con la Nippon Herald (la casa di distribuzione cinematografica che ha proposto Le mille e una notte) e sia perché questi film richiesero l’uso di molta manodopera da parte di quasi tutti gli animatori degli studi dell’epoca. La tensione arrivò alle stelle, si volle puntare più ai prodotti commerciali che alle nuove idee di Tezuka, tant’è che alla fine si arrivò ad un punto di non ritorno. Tezuka, accorgendosi di non essere più ben visto da quelli che credeva essere suoi amici, nel giugno del 1971 si dimise da CEO della Mushi Production per andare a lavorare solamente alla Tezuka Production.
Questo episodio sconvolse parecchio Tezuka, ma non gli impedì di continuare a fare animazione. Partendo con solo uno staff di soli quattro animatori, reduci della Muschi Production, dal 1971-1972 portò avanti la serie animata di “Marvelous Melmo” di 26 episodi. Con una sola serie animata a dover gestire, in questo momento rivolse la maggior parte della sua attenzione ai manga. Nasce la serie di fantascienza “Lion Books” (1971-1973), e altre opere, considerate quelle sue più “oscure”, come “The book of Human insects” (1970-31), “Alabaster” (1970-71) e “Ayako” (1972-73). Questi manga furono infatti condizionati dalla sua condizione psicologica attuale, ovvero dalla perdita dello studio e dall’indignazione causata dal sentire voci che lo ritenessero ormai un artista di altri tempi, ed ebbero un tono molto più serio rispetto a quelli precedenti, che furono comunque sempre ispirati dal gekiga. A causa di ciò, a molti fan questi nuovi lavori non piacquero; tuttavia, furono rivalutati col tempo per il loro sapersi identificare con la condizione degenerante del Giappone degli anni 70.
Per quanto riguarda “La Fenice”, nel 1972 la rivista COM fallì. La produzione avrebbe potuto continuare sulla rivista giovanile Freinds of Hope; tuttavia, si arrestò per volere di Tezuka stesso, perchè ciò avrebbe probabilmente comportato dei cambiamenti che preferiva non apportare. Tuttavia, chiese al caporedattore di poter creare una nuova storia. Iniziò quindi la serie “Buddha”, serializzata per ben 11 anni dal 1972 fino al 1983, che racconta le personali idee di Tezuka, esplorate però in un contesto immaginario legato alla vita del grande bodhisattva. Un’opera spesso paragonata a “La Fenice” per la sua complessità, ma contenente al suo interno più scene di avventura e azione, siccome pensata per essere pubblicata per una rivista giovanile.
Intanto, in contesto di crisi globale, la Mushi Productions fallì con la messa in scena di “Belladonna of Darkness” del 1973, l’ultimo degli animerama creati dallo studio. La sceneggiatura del film questa volta non venne scritta da Tezuka in persona, ma fu comunque sovvenzionato da lui stesso, mosso dalla voglia di voler risanare i debiti dello studio con il ricavato dei suoi manga. Il film fu considerato superbo dalla critica ma i soldi messi a disposizione non rientrarono nemmeno nei costi di produzione. Con un debito troppo alto di circa 350 milioni di yen lo studio fallì il 1°novembre del 1973, e l’opinione pubblica associò ciò che è successo alla fine di Tezuka come mangaka.
Mai bugia fu più grande, Tezuka approfittò della generosa offerta di un editore della Weekly Shonen Champion per poter incominciare a pubblicare cinque storie indipendenti che avrebbero messo in luce il suo Star System.
Tezuka quindi pubblicò, sempre nel 1973, queste storie autoconclusive tutte però sotto il nome di “Black Jack”, che lontanamente da quanto programmato, continuarono per tanti anni a venire. Il manga divenne uno dei pezzi grossi dell’autore e introdusse uno dei protagonisti più popolari oltre quelli di Atom e Kimba, ovvero quella di Jack, un medico dalle capacità chirurgiche sovraumane. Inerente a ciò che ha portato avanti con i suoi studi, il manga di Black Jack, che continuò ad essere serializzato fino al 1983, mette in luce l’aspetto medico di Tezuka, conservando allo stesso tempo al suo interno dei messaggi di critica al sistema sanitario giapponese.
Inoltre, prima di arrivare a creare questa grande opera di ben 234 capitoli, scrisse “Ode to Kirihito” nel 1970-71 come terreno di prova, per poi migliorarsi con Black Jack, e successivamente “A tree in the Sun” del 1981-86. Quest’ultima storia addirittura presta attenzione al sistema sanitario del periodo Meiji, cercando di far riflettere su quanto fosse difficile in quel periodo attuare dei cambiamenti nel campo medico.
Paragrafo 7: Il periodo più felice di Tezuka e le sue ultime opere
Tezuka ha sempre cercato di andare incontro ai suoi fan e ai suoi editori, modificando molte volte i dialoghi o addirittura intere vignette. In un certo senso ha iniziato la sua carriera in quasi totale dipendenza dai suoi sovvenzionatori, portandolo probabilmente a momenti di sfiducia in sé stesso mentre scriveva le sue opere; tuttavia, questo è anche parte del suo carattere, molto prudente e soprattutto anche fin troppo attento ad ascoltare le critiche altrui.
Nel 1977 ricevette dalla casa editrice Kodansha la proposta di pubblicazione di un intero catalogo di quasi tutte le sue opere manga, ma le prime volte desistette dal farlo per paura che le sue opere iniziali e quelle più discutibili non vendessero bene. Kodansha però non volle accettare ragioni e continuò a pressare Tezuka, proponendogli di pubblicare i suoi manga in un periodo di sette anni in tre fasi di cento volumi ciascuna, cosa che alla fine lui accettò di fare. La terza fase fu pubblicata nel 1984 ma poi si aggiunse persino una quarta fase sempre di 100 volumi, qualche anno dopo la sua morte. Questa occasione fu d’oro per Tezuka perché poté sistemare alcune parti di manga che dovevano essere revisionate, come il primo volume di Jungle Emperor che andò perduto dopo la produzione della serie animata del 1965.
Nel 1977, incominciò a dedicarsi nuovamente all’animazione. Aveva diverse idee in mente, e soprattutto voleva dare il giusto pregio alla serie animata di Astro boy, di cui perse i diritti durante il crollo della Mushi production. Siccome non poteva fare per questo un remake ufficiale, assunse l’incarico di regista, alla Toei Doga, per un nuovo anime che ricalcasse quasi fedelmente la serie di Astro Boy. Per ovvi motivi, venne chiamato diversamente, ovvero “Jetter Mars”, il quale iniziò ad essere trasmesso il 3 febbraio del 1977, fino a quando non fu interrotto dallo stesso Tezuka il 15 settembre, con soli 27 episodi. Per fortuna lui alla fine nel 1980 riuscì a riacquistare i diritti di molte opere, tra cui quella di Astro Boy, producendone una nuova serie animata a colori, che venne trasmessa dal 1980 fino 1981 dalla NTV.
Questi furono gli anni d’oro di Tezuka, così detti perché alla fine tanta gente apprezzò la sua arte, anche al di fuori del Giappone. Lui fece altri film, assieme ad alcune opere già realizzate, che furono proiettati e apprezzati in America. Tra questi è importante citare Phoenix 2772 (1980) della Tezuka Production (una specie di rivisitazione del manga), perché fu uno dei film più all’avanguardia come tecnica di animazione, e gli garantì pure dei premi durante il viaggio a Los Angeles, come quello dell’Animation Award al primo “Las Vegas Film Festival” nel 1980. La voce del suo successo si sparse e la nuova serie di Astro Boy iniziò ad andare in onda persino in Cina, dove fu accolto con altrettanti elogi. Successivamente ci furono altri festival e conferenze in altre località lontane a cui Tezuka partecipò, pur continuando a lavorare ai suoi manga sia negli hotel che durante i viaggi, dove contribuì alla diffusione delle opere giapponesi. In un periodo simile, conobbe tanta gente importante e visitò tante località che gli diedero grande ispirazione; non è esagerato affermare quindi che questi sono stati davvero i migliori anni della sua vita.
Nel 1983 fece l’ultimo dei suoi grandi lavori manga, ovvero “La storia dei tre Adolf” (1983-85), ispirato dalla teoria che Hitler avesse sangue ebraico. Molto forte e violento, il manga ritrae diverse scene riguardanti l’Olocausto, ma a differenza di alcune opere del suo periodo oscuro c’è un forte messaggio di speranza verso il progredire del genere umano. Qui abbiamo il Tezuka più maturo in assoluto, con presenza di personaggi dai lineamenti molto più realistici rispetto alle sue altre opere. Successivamente a quest’opera, Tezuka ebbe problemi di salute allo stomaco, ma continuò a scrivere e disegnare, dando alla luce progetti come quello che purtroppo sarebbe rimasto l’ultimo capitolo della Fenice (Sun), una parte del manga “Ludwig B” del 1987 (venuto in mente mentre visitava l’Austria) e altre opere come “Midnight”, “Neo Faust” e “Gringo” del 1988. Tra queste assumono una certa importanza Neo Faust, l’ultima opera di quelle che si rifanno alla letteratura (famose anche “Cyrano The Hero” e “Delitto e Castigo”, tutte e due create nel 1953), Ludwing B, l’ultima opera biografica dell’autore, e Gringo, un’opera dalla grande valenza storica e sociale, per come Tezuka raccontò il Giappone del progresso economico e del capitalismo di quegli anni. Gringo inoltre fu l’ultima opera scritta da Tezuka, incompleta come storia ma piuttosto impattante nel suo far satira e critica anche sulla natura umana; una lettera di addio profonda e dura che mostra le problematiche di una realtà moderna, che spinge molti di noi ai limiti della sopravvivenza.
Per quanto riguarda invece la sua ultima opera animata di maggior rilevanza, Tezuka diede tutte le ultime energie rimaste per poter far avverare un progetto che aveva in cantiere da 16 anni “The legend of The Forest: Part 1”. Ispirato dalla quarta sinfonia Op.36 di Tshaikovsky, l’opera si qualificò come un suo grandissimo omaggio alla Disney e alla bellezza della natura, che venne completata nel 18 dicembre del 1987, ricevendo molti premi nell’anno successivo.
Con il suo grande contributo, nel 1988 Tezuka ebbe poi il premio più importane della sua vita l’Asahi Award, dato a chi ha contribuito con le sue arti al progresso della cultura e della società giapponese. Purtroppo, però arrivò il momento fatidico nel 1989, quando Tezuka capì di stare male per un cancro allo stomaco, fino al quando non soccombette alla malattia il 9 febbraio dello stesso anno, morendo in ospedale circondato dai suoi famigliari. Anche sul letto di morte Tezuka desiderava con tutto sé stesso lavorare ai suoi progetti. Mai una volta smise di dedicarsi ai manga e all’animazione.
Di tutto questo si può dire quindi che la rocambolesca vita di Tezuka ha avuto origine dalle sue convinzioni di dover lavorare assiduamente a ciò che ama, utilizzando tutti gli altri suoi interessi come contorno senza tralasciarli. Tezuka, nonostante il suo fare ossessivo e competitivo, controllava magnificamente la sua vita e gestiva ogni cosa dando sempre un significato a quello che faceva.
Che possa essere un esempio o no da seguire,
è indubbio affermare che lui fu un vero e proprio dio dei manga,
capace di comunicare la sua arte e farla amare a chiunque ebbe la fortuna di conoscerlo.
Articolo redatto da Francesco "Frakku" Marzulli e coredatto da Michele "PingWer" Cosentino
Ringraziamo Paolo "Falcus" Solazzo di AnimeTeaTime per i consigli e correzioni.
Fonti
Bibliografia
Toshio Ban, Tezuka Productions, The Osamu Tezuka Story: A Life in Manga and Anime, Stone Bridge Press, 2016. (Fonte principale)
Yagushi Takao, Tezuka secondo me. Una biografia d’autore, Kappa Edizioni, 2007
Sitografia
https://tezukaosamu.net/en/manga/a.html (Fonte principale)
https://en.wikipedia.org/wiki/Osamu_Tezuka
https://tezukainenglish.com/wp/?page_id=2
https://www.tcj.com/reviews/princess-knight
https://it.wikipedia.org/wiki/Mushi_Production
https://www.tcj.com/gottfredsons-illegitimate-heirs-tezuka-osamu-and-the-great-wall-of-1945/
https://www.imdb.com/name/nm0856804/bio
https://www.wired.it/play/televisione/2019/01/14/astro-boy/
https://fumettologica.it/2016/08/gringo-tezuka-giappone-recensione/
Videografia
https://www.youtube.com/watch?v=SI2X3erh_ME