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Recensione Gaming

Final Fantasy XVI, un pasto ricco in un piatto povero

root • 28 Agosto 2023

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Recensione Final Fantasy XVI di una nuova partita (quest secondarie e cacce completate, ng+ escluso)

Con la sua ultima opera, rilasciata il 22 giugno 2023, Square Enix ha dato prova di essere in grado di reinventarsi, staccandosi dal passato e proponendo un titolo più maturo e meno fiabesco, senza però dimenticare di strizzare l’occhio ai fan della saga. La direzione intrapresa fa ben sperare per il futuro, dove sarà d’uopo che l’azienda giapponese provi ad osare ancora di più.

Una storia che si dirama in modo coerente e ben strutturato; un mondo ed i suoi personaggi che si evolvono e mutano con essa, approfonditi da quest secondarie; un gameplay veloce, semplice da apprendere lasciando comunque spazio alla creatività del giocatore; un comparto musicale che fonde epicità e nostalgia con fare sopraffino; tutti questi sembrano gli ingredienti perfetti per un piatto memorabile, ma che nell’insieme si riveleranno essere non gestiti al meglio, come quando si crea una nuova ricetta ma nell’ideazione si sbagliano i dosaggi dei singoli componenti: l’idea c’è, ma manca di sale.


Final Fantasy XVI
Anno: 2023
Genere: Action RPG
Piattaforma: PlayStation 5

Sinossi

“Un epico mondo dark fantasy il cui destino è nelle mani dei potenti Eikon e i loro Dominanti.
Questa è la storia di Clive Rosfield, un guerriero che è stato investito del titolo di Primo Scudo di Rosaria e che ha giurato di proteggere il suo fratello minore Joshua, il Dominante della Fenice. Presto Clive verrà coinvolto in una grossa tragedia e giurerà vendetta sull’Eikon Ifrit, un’entità oscura e misteriosa che porta con sé una grande calamità.”

– Pagina Ufficiale del gioco sul PlayStation store

Recensione

Se si dovesse scegliere l’aspetto più impattante del nuovo titolo di una delle saghe più famose del mondo videoludico, la risposta sarebbe molto probabilmente il worldbuilding dell’opera. Fin dal primo momento il mondo di Valisthea ha mostrato di possedere una storia ed una lore antica e profonda, con rimandi chiari a Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin.

Sei nazioni si dividono le isole gemelle di Ciclonia e Cineria tra guerre ed intrighi in cui la componente magica tipica della saga sembra essere più uno strumento e un pretesto per la lotta di questi schieramenti. I Cristalli Madre sono la fonte di tale componente: con l’etere da essi prodotto e con l’utilizzo di suoi frammenti, per ere la popolazione ha sfruttato la magia per ogni piccola attività e bisogno. Esistono anche coloro in grado di usare la magia senza l’uso dei frammenti: portatori e Dominanti.

Mentre i portatori sono utilizzati come schiavi e malvisti dal resto della popolazione, che ne ha timore (per motivi spesso religiosi) e li chiama sdegnosamente “Marchiati” per il simbolo distintivo impresso fin dalla nascita, i dominanti invece sono coloro capaci di richiamare il potere di un Eikon, potenti creature costituite da etere, e nella maggior parte delle nazioni sono rispettati, riveriti e temuti. I dominanti rappresentano l’arma principale di ciascuna nazione per combattere le altre: il loro strapotere li rende incontrastabili, diventando chiave di ogni intrigo e mossa di potere. 

Proprio per delle macchinazioni del Sacro Impero di Sanbreque Clive Rosfield, il protagonista e avatar del giocatore, si ritroverà dall’ essere il primogenito della casata nonché scudo del fratello, il dominante della Fenice, a diventare un semplice portatore, uno schiavo.

Queste sono le premesse di una storia con tutte le carte in regola per regalare emozioni e colpi di scena, ed affrontare temi importanti ed attuali. Ed in parte lo fa.

Con la caduta della casata Rosfield e l’annessione del granducato di Rosaria al Sacro Impero, scompare l’unica regione che cercava di mostrare un po’ di umanità nei confronti dei portatori. Attraverso gli occhi di Clive, nella prima parte della storia assisteremo infatti alle atrocità perpetrate su di loro e su coloro che tenteranno di aiutarli, diventando testimoni di veri e propri casi di razzismo, sfruttamento e in generale di un lato oscuro e terribile dell’umanità, non lontano da quello reale.

Ma questi temi, uniti a quelli relativi agli intrighi e macchinazioni delle nazioni, vanno lentamente a decadere, finendo in secondo piano. Nella seconda parte Clive si trasformerà da vittima degli eventi a fulcro del cambiamento, sia umano che geopolitico, di tutto il regno. Una minaccia più grande metterà in pericolo l’umanità intera, e il primogenito dei Rosfield dovrà dimostrare che anche a dispetto di tutto l’orrore da essa mostrato, meriterà comunque di avere una nuova possibilità. Meriterà comunque di poter vivere alle proprie regole. Meriterà di avere un nuovo inizio. E lo farà solo grazie al sostegno di tutti coloro che ha aiutato ed aiuterà, perché non c’è futuro se non quello creato insieme.

In sostanza, il titolo sviluppato da Creative Business Unit 3 dopo un inizio fuori dagli schemi usuali sposta, in quello che può essere facilmente percepito come poco tempo, la sua attenzione e i suoi obiettivi a quelli classici del fantasy e ritorna sui binari tipici della saga. E l’evoluzione della storia, seppure mai fuori controllo o priva di senso, finisce quindi per tradire le premesse in favore di una linearità in parte deludente, con spesso pianure, se non baratri, dai toni riempitivi.

Superando però queste piane di sufficienza (quasi letteralmente in groppa ad un chocobo), si potranno raggiungere climax e picchi costituiti da confronti e combattimenti spettacolari che soddisferanno non poco chi è amante del genere. Square Enix non ha badato a spese per rendere questi momenti chiave i più grandiosi possibile, con una chiara e plateale consapevolezza di rischiare di cadere nell’eccesso (forse anche nell’imbarazzante), ma lasciando la cosa alla soggettività del singolo giocatore. Non mancheranno momenti memorabili, anche grazie ad un insieme di antagonisti ben assortiti e caratterizzati sia al livello emotivo che estetico. 

La linearità nominata in precedenza purtroppo non va solo a ledere la narrativa dell’opera, intacca anche il resto. Mentre all’inizio vi sarà un’evoluzione dei personaggi, soprattutto in Clive stesso, da un punto forse troppo presto nella narrativa si inizierà ad avere la sensazione di un gruppo di persone che gravitano intorno ad un protagonista il cui unico difetto è solo quello di non riposarsi mai. Molte quest secondarie aiutano ad approfondire i rapporti tra i personaggi ed approfondire Valisthea stessa, ma il loro essere quasi sempre vai al punto A, fai X e torna” finisce per sciancare un contenuto che altrimenti aveva tutte le carte in regola per impreziosire il titolo.

Dal punto di vista del gameplay, dire che Final Fantasy XVI sia un action rpg è difatti una menzogna. La componente di roleplay è infatti infinitesimale rispetto al combattimento: il salire di livello, ottenere e potenziare armi e armature e potenziare le abilità sono solo modi meccanici di accrescere matematicamente le statistiche di Clive, per picchiare più forte e ricevere meno danno dai colpi.

Il vero fulcro del combattimento sono le abilità stesse. Lo scudo della Fenice inizia solo con i poteri del suddetto Eikon, ma col passare del tempo li ottiene via via tutti, e la possibilità di poterne selezionare tre ed equipaggiare sei tra tutte le abilità degli Eikon scelti garantisce un numero di combinazioni tale da poter adattare Clive a qualsiasi sia lo stile di gioco preferito dall’utente. E in qualsiasi momento è possibile riadattare le abilità per affrontare sempre in modo diverso le sfide poste al giocatore. 

Se ce ne fossero. 

Final Fantasy XVI a inizio nuova partita pone una scelta sulla difficoltà della campagna: modalità storia, per chi non è avvezzo al videogiocare e/o vuole appunto godersi la storia, e la modalità azione, che invece dovrebbe offrire un’esperienza di gioco più impegnativa. Solo che quest’ultima, a conti fatti, non va oltre la definizione di ”easy mode”, non riuscendo quasi mai a mettere alle strette un giocatore non al primo action. La presenza di una barra delle limit break, che aumenta danni e cura contemporaneamente Clive, in combinazione con gli Eikon rende gli scontri ancora meno complessi di quanto non lo siano già.

Ponendo che non sia necessario che un gioco sia difficile per essere goduto, giustificando la sostanziale semplicità delle missioni principali, l’assenza di sfide anche opzionali che mettano in difficoltà l’utente fa storcere un po’ il naso, soprattutto pensando a quanto si potrebbe sfruttare la varietà di Eikon disponibili.

Né le missioni secondarie né le cacce riescono ad impensierire l’utente sia per l’assenza di sfida che di varietà (tranne in qualche caso, dove però risulta più una difficoltà artificiale, parametrica), ottenendo invece spesso l’effetto opposto e andando a peggiorare, come detto in precedenza, il godimento del contenuto stesso. La presenza infine di una effettiva “modalità difficile” ottenibile solo al termine della prima partita non aiuta a giustificare le scelte di Square Enix, la quale avrebbe potuto tranquillamente metterla a disposizione fin dall’inizio.

Menzione speciale positiva al combattimento con gli Eikon: creative business unit 3 è riuscita a portare il gameplay di Clive alla sua versione “kaijū” senza renderlo macchinoso come spesso può capitare quando si combatte con e contro creature grandi. 

Menzione speciale negativa invece ai quick time event: si riveleranno essere inutili, non impattando in alcun modo sul combattimento (sbagliare non comporta particolari conseguenze) e servendo solo da transizione tra un momento dello scontro ed un altro.

Punto decisamente forte del titolo è la grafica, che sfrutta a pieno la ps5. Le lande di Valisthea offrono un fantastico colpo d’occhio, ed ognuna delle sei nazioni gode di un diverso e riconoscibile design senza troppe ripetizioni. I personaggi sono esteticamente complessi e ben definiti, raggiungendo un altissimo livello di realismo; le animazioni sono fluide e il feedback delle azioni del giocatore ha il giusto peso, valorizzando il gameplay veloce e che tende alla spettacolarità; l’utilizzo delle luci e delle ombre è eccezionale, e c’è un’ottima gestione dei particellari. 

Questi pregi si percepiscono soprattutto durante le battaglie e le cutscene più importanti, i quali, sommandosi, regalano sequenze impressionanti e complesse.

Degna di nota è l’assenza di bug in grado di compromettere l’esperienza e rovinare l’immedesimazione del giocatore. Il prodotto finale risulta infatti pulito e decisamente godibile.

La colonna sonora è stata composta da Masayoshi Soken, già compositore di Final Fantasy XIV, e propone sia soundtrack nuove che rivisitazioni di classici della saga in origine di Nobuo Uematsu. Il tono generale scelto è un misto tra dark, epico e nostalgia, richiamando i temi del titolo stesso e senza mai stonare. Forse limitare il compositore sul genere prettamente classico ne ha impedito di dare riprova dell’ecletticità tanto apprezzata dai fan dell’MMO di casa Square, ma ciascun pezzo riesce ad arricchire l’esperienza ed immedesimare (spesso anche fomentare) il giocatore. 

Tirando le somme, Final Fantasy XVI risulta essere un più che buon titolo, ma lascia un po’ di amaro per quello che sarebbe potuto essere, ponendo basi innovative ed originali rispetto al resto della saga ma facendosi timido nel momento in cui si poteva osare fino in fondo.

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VOTI:
Gameplay: 8
Grafica: 9
Sonoro: 8.5
Narrativa: 8

VOTO: 8+

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