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Okami: Un'Esplorazione dei Miti Antichi del Giappone

Francesco "Frakku" Marzulli • 21 Marzo 2024

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La cultura giapponese è estremamente radicata tra miti e leggende, di matrice religiosa e non. Okami esplora queste storie folkloristiche utilizzando il videogioco con medium espressivo: andiamo a scoprirne alcune.

Okami è un videogioco d’azione/avventura sviluppato da Capcom e pubblicato per la prima volta nel 2006 su PlayStation 2. Racconta delle avventure della divinità Amaterasu, personificata in un lupo bianco, e che ha l’obiettivo di portare a termine i piani di Orochi, un serpente a otto teste che sta terrorizzando le terre di Nippon.

Il titolo del gioco si basa su un gioco di parole sulla stessa pronuncia di due kanji diversi: il primo è “大神”, “Grande Dio” oppure “Grande Spirito”, utilizzato propriamente anche nel titolo del gioco, ed il secondo “” che può essere tradotto come “Lupo”.

Il gioco è un rifacimento di diverse storie mitologiche giapponesi, specialmente quella inerente ad Amaterasu e Susanoo. Definiti anche come “kami della creazione”, essi hanno contribuito, assieme ad altri kami, alla formazione del mondo. Le loro gesta appaiono in diverse pagine di due libri molto importanti per la storia giapponesi, il Kojiki e il Nihon Shoki (rispettivamente ultimati nel 712 e nel 720 d.C), pregni di leggende e miti che si sono sviluppati nel corso degli anni fino al 641 d.C.

Nel kojiki troviamo descritti i primi dei e anche la creazione spontanea dell’universo, un grande spazio vuoto dominato dalla presenza di soli due elementi: le particelle e la luce (la prima sotto l’universo e la seconda sopra). In particolare, le particelle più leggere hanno incominciato a fluttuare verso l’alto per formare le nuvole del Takamagahara (高天原, la Pianura del Cielo), mentre quelle più pesanti sono rimaste in basso a formare una massa indefinita nominata Terra. 

Successivamente, nel Tamagahara nacquero le prime cinque divinità, dette Kotoamatsukami (別天神, gli Dei Celesti Separati), apparse al momento della creazione dell’universo. Questa prima generazione di kami era asessuata, perché nata senza alcuna procreazione, e quindi diversa da quella successiva detta Kamiyo-nayano (神世七代, le Sette generazioni dell'Età degli Dei). Le prime due divinità della nuova generazione facevano parte degli hitorigami (solitari), mentre le altre cinque si manifestarono invece come coppie maschio-femmina. L'ultima coppia di kamiyo-nanayo era composta da Izanami (伊邪那美神, Colei che invita) e suo fratello Izanagi (伊邪那岐神, Colui-Che-invita), i quali furono considerati tra i più importanti tra gli dei, perché diedero vita a centinaia di migliaia di altri kami.

Oltre a ciò, essi furono responsabili anche della creazione di una serie di isole che avrebbero formato l’attuale arcipelago giapponese. Per prima cosa raggiunsero l’Ame no Ukihashi (天浮橋, ponte galleggiante del cielo), un luogo che funge da collegamento con la Terra. Successivamente, insieme agitarono con l’Ame no Nobuko (天沼矛, lancia ingioiellata celeste) l’informe massa d’acqua, in modo tale che si formasse la prima isola (Onogoroshima), una volta cadute delle gocce d’acqua salata dalla punta della lancia. Scesi poi dal cielo, qui vi si stabilirono, costruendo un palazzo in cima all'isola con al centro una grande colonna di sostegno, detto Ame no Minashira (天御柱, colonna celeste).

La leggenda vuole che poi essi si interessassero del loro corpo indagando sulla natura dei loro sessi. Capendo che una parte di uno potesse compensare l’altro, i due decisero di girare intorno alla colonna Ame no Mihashira in direzioni opposte, in modo tale da poter poi procedere all’atto sessuale. In questa cerimonia, la prima a parlare in segno di saluto fu Izanami, ma Izanagi aveva dei dubbi sulla correttezza della procedura. Fu così che procrearono due figli, Ebisu e Awashima, ma entrambi orribili e deformi. Izanagi e Izanami presero quindi la decisione di abbandonarli, mettendoli in una barca in mezzo al mare, per poi chiedere agli altri kami cosa stessero effettivamente sbagliando nel procedimento della procreazione.

Fu detto loro che la divinità maschile avrebbe dovuto parlare per prima durante il saluto, e così fecero, unendosi stavolta perfettamente e arrivando a creare otto grandi isole, dette Ooyajima. Altre isole invece, come quella dell’Hokkaido (e tutto il resto del mondo), non sono state menzionate in quanto non ancora conosciute dagli antichi giapponesi.

Dalla loro unione nacquero poi altri kami, stavolta tutt’altro che malformati. Presto, purtroppo, una tragedia mise fine al loro rapporto: alla nascita del loro ultimo figlio, il dio del fuoco Kagutsuchi, le fiamme finirono per uccidere inavvertitamente la madre Izanami. Sconvolto dal dolore, Izanagi pianse, creando molteplici kami, e in preda alla collera fece a pezzi il figlio appena nato, creando otto vulcani e altrettanti kami.

La leggenda vuole però che Izanagi, dopo aver seppellito Izanami sul monte Hiba, andasse alla ricerca di lei nel mondo dei morti chiamato Yomi (黄泉, letteralmente "sorgente gialla” secondo la tradizione cinese), per poterla riportare in vita. Il compito si rivelò molto arduo, perché ormai Izamami aveva assaggiato il cibo del luogo (che serve per rendere, salvo eccezioni, permanente la propria morte); tuttavia, lei cercò di andare incontro al marito, promettendogli di parlare della questione con gli dei di Yomi al solo patto di non dover esser vista da lui in volto per nessun motivo. Izanagi inizialmente accettò, ma dopo un po’ di tempo infranse la promessa, accendendo un fuoco con il suo pettine per i capelli per poter fare luce sull’oscurità del luogo e vederla in volto. L’azione commessa non si rivelò tuttavia una mossa saggia, perché ciò che vide non fu altro che un corpo ormai in decomposizione, privo della sua soave bellezza.

Izanagi, inorridito, scappò via da Izanami, la quale cominciò a inseguirlo, delusa dal suo comportamento, inviandogli contro i demoni femminili dello Yomi, le Yomotsu Shikome (黄泉丑女, brutta donna degli inferi). Nella sua fuga, Izanagi respinse con l’astuzia queste figure demoniache, gettando il copricapo della sua testa e il pettine a terra, le quali si trasformarono in grappoli d’uva e germogli di bambù. Le figure demoniache quindi iniziarono a mangiarli, permettendo al dio di allontanarsi. Izanami inviò quindi 1500 guerrieri e otto kami del tuono. A questo punto Izanagi, una volta raggiunto lo Yomotsu Hirasaka, il pendio che collega la terra dei vivi allo Yomi, prese tre pesche (cibo considerato in Cina un apotropaico) da un albero cresciuto in quel luogo e le lanciò ai suoi inseguitori, disperdendoli. Una volta uscito dalla terra dei morti, Izanagi decise di sigillare l’ingresso di Yomi con un grosso macigno, prima di essere raggiunto da Izanami. Nel loro ultimo incontro, Izanami giurò di maledire la Terra, uccidendo mille persone al giorno, ma Izanagi rispose generando millecinquecento persone ogni giorno per compensare le perdite. Questa leggenda ci narra quindi il ciclo di nascita e morte nella vita.

Rimasto solo, Izanagi eseguì un rituale di purificazione in un fiume. Con questo rituale creò altri 23 kami, di cui gli ultimi tre detti Mihashira no Uzu no Mikoto (三貴子, Tre preziosi bambini), sono considerati quelli più importanti nello shintoismo. Amaterasu (天照大御神  La Luce del Cielo), la dea femminile del sole, nacque dal lavaggio dell'occhio sinistro di Izanagi. Tsukuyomi (月読命, Lettore della Luna), la divinità senza genere della notte, nacque dal lavaggio del suo occhio destro. Infine, Susanoo (須佐之男命, l'uomo/dio impetuoso), il dio maschile dei mari e delle tempeste, nacque dal lavaggio del naso. Nasce così la pratica giapponese del misogi. 

Con i tre figli abbiamo un’altra storia, che ha sempre una correlazione con la formazione del mondo. Amaterasu si sposò con Tsukuyomi e vissero per un momento tranquilli nei cieli, fino a quando la dea del cibo (Uke Mochi) non decise un giorno di invitare la dea del sole ad una festa. Amaterasu mandò Tsukuyomi a rappresentarla, e una volta arrivato al banchetto guardò Uke Mochi preparare li cibo. La dea si voltò verso l’oceano e sputò pesce, poi rivolse il suo sguardo alla foresta e sputò selvaggina, e poi si trasformò in una risaia e tossì riso. Il cibo piacque a Tsukuyomi, ma rimase così disgustato dal procedimento attuato, che arrivò addirittura ad ucciderla. Amaterasu seppe ciò che fece e lo accusò colpevole di omicidio, etichettandolo come un dio malvagio. Spostandosi poi da un’altra parte del cielo, finì per separare la notte dal giorno. 

Per quanto riguarda invece Susanoo, la natura problematica da dio della tempesta e il suo incessante dispiacere per la defunta madre Izanami, infastidirono Izanagi, che lo cacciò dal cielo. Susanoo però, prima di andarsene, volle incontrare un’ultima volta sua sorella Amaterasu, con cui aveva una rivalità di lunga data per motivi di gelosia. L’arrivo del fratello alla sua dimora mise in allarme Amaterasu, che uscì dal suo palazzo per incontrarlo vestita da imponente guerriera.

Tuttavia, Susanoo non voleva procurarle disagio, e per dimostrarlo mostrò la propria sincerità attraverso un rituale creativo (ukehi): ognuno di loro doveva prendere un oggetto dell’altro e creare delle divinità del loro stesso sesso. Amaterasu prese la spada del fratello e la spezzò in tre pezzi, creando tre kami femminili, mentre Susanoo prese la collana della sorella, generando cinque kami maschili. Da questo punto della storia in poi, ci sono molteplici varianti di questo passaggio, ma una delle più significative è quella della vittoria del dio della tempesta. Susanoo fu in grado non solo di generare kami del medesimo stesso sesso, dimostrando le sue buone intenzioni, ma anche di aver vinto grazie alla loro superiorità numerica. Ma Amaterasu non accettò la sconfitta, facendogli notare che le cinque entità maschili erano di sua proprietà, in quanto sua la collana.

Susanoo allora decise di scatenare tutta la sua ira defecando sul suo palazzo, distruggendo le risaie, e arrivando persino a lanciare un cavallo scuoiato contro il suo telaio con l’intenzione di spaventarla. Quest’ultima azione però provocò la morte di una delle sue attendenti, cosa che sconvolse Amaterasu in una maniera tale da farla rintanare nell’Ama no Iwato (天の岩戸, Grotta del Cielo). La sua scomparsa ebbe però una grave conseguenza: negò sia al cielo che alla Terra la sua luce.

Il mondo era in preda al caos, sopraffatto da entità maligne. Tutte le divinità, guidate da Omoikane (il dio della saggezza), decisero allora di fare qualcosa per convincere Amaterasu a lasciare la caverna. Furono escogitati diversi piani: dei galli vennero messi vicino all’ingresso per farle credere che fosse arrivata l’alba. Poi venne fatto collocare un albero vicino alla grotta e ricoperto di piccole perle e, vicino ad esso, fu posizionato un grande e favoloso specchio. Successivamente si organizzò un banchetto per poter festeggiare l’arrivo di un grande dio e così rendere l’atmosfera più accesa, in modo tale da incuriosire Amaterasu. Una volta che lei sbirciò dall’entrata della grotta vide lo specchio e rimase affascinata dal suo aspetto, credendo fosse quel dio di cui stessero tutti discutendo. Alcuni kami ne approfittarono per poterla tirare fuori dalla caverna, ormai abbastanza aperta, e sigillando successivamente quest’ultima con una corda di paglia (lo shimenawa).

Ripristinata la luce nel mondo, Susanoo venne bandito per sempre dal Takamagahara. Scendendo sulla terra, arrivò alla terra di Izumo, dove incontrò una famiglia di dei terreni piangere per i propri cari. Questi gli spiegarono che avevano avuto nel passato otto figlie, ma che ne perdettero sette a causa di un serpente a otto teste di nome Yamata no Orochi, che ogni anno veniva a prenderle come tributo per potersele mangiare. Siccome però ne rimaneva ancora una, Kushinadahime, la famiglia chiese a Susanoo di proteggerla. Il dio della tempesta si offrì quindi di aiutarli in cambio di poterla sposare, e questi accettarono.

Susanoo preparò una trappola per Orochi, trasformando Hime in un pettine per metterlo tra i capelli, e ordinando ai genitori di costruire una recinzione con otto buche, per poterci mettere otto grandi vasche di sake. Quando Orochi poi si presentò, vedendo l’opportunità, infilò le 8 teste in ciascuna delle otto buche, ubriacandosi totalmente. Susanoo quindi colse l’occasione per poter tagliare tutte le teste e le altrettante code. Mentre però tagliava la quarta coda, la sua lama colpì quella di una spada, l’Ama no Murakumo (天叢雲, spada del paradiso), chiamata anche Kusanagi, che pensò bene di dare ad Amaterasu come segno di scusa per le sue malefatte. Compiuta l’azione, si stabilì poi definitivamente nella terra di Izumo con la sua nuova moglie.

Da questa leggenda si avviò la storia imperiale del Giappone. Grazie al dono di Susanoo, Amaterasu possedeva tutti e tre gli oggetti celesti: la spada, un gioiello dall’albero e il grande specchio. Questi oggetti passarono poi nelle mani del nipote (Ninigi no Mikoto), e in seguito al pronipote di Ninigi, l’imperatore Jimmu, diventando quelle oggi conosciute come Imperial Regalia. Per questo il popolo giapponese ha sempre creduto che la figura dell’imperatore fosse imparentata con gli dei.

In Okami, la storia di Izanagi ed Izanami è vissuta molto brevemente nell’introduzione del gioco, narrando le gesta del guerriero Nagi e della sua amata Nami 100 anni prima degli eventi. Tuttavia, la parte del mito sulla quale il titolo di Capcom si sofferma di più è chiaramente il mito dell’uccisione di Orochi, principale antagonista del gioco. 

Le gesta sono narrate in maniera quasi esatta, anche se sono vissute tramite gli occhi di Amaterasu, ora sotto forma di un cane. Susanoo, un uomo che vive nel villaggio di Kamiki e discendente di Nagi, si ritrova a dover combattere Orochi per salvare Kushi, una ragazza del villaggio che è stata presa di mira dalla bestia: ad aiutarlo ci sarà il giocatore, o meglio Amaterasu, che tramite i suoi poteri divini riuscirà a far bere alla bestia le 8 fiasche di Sake per renderla ubriaca e finalmente ucciderla. Dopo aver sconfitto la creatura, sarà consegnata al giocatore Tsumugari, una spada che possiede le stesse caratteristiche della Kusanagi del mito originale; peculiarmente, Kusanagi è presente nel gioco, ma sarà possibile ottenerla solo più tardi nell’avventura.

Se ci soffermiamo leggermente di più sul sistema di combattimento in Okami, alla dea protagonista è possibile scegliere tra 3 set di armi: gli Specchi, i Rosari e le Spade. Queste armi sono chiamate Strumenti Divini, e vanno chiaramente a fare riferimento alle insegne imperiali che sono state offerte in dono ad Amaterasu nei miti.

Altri Racconti

Okami è piena anche di riferimenti ai racconti e alle fiabe giapponesi, come quelle conosciute del Taketori Monogatari e di Issun-boshi, e Urashima Tarou.

Taketori Monogatari

La prima è considerata un monogatari (una forma letteraria nata nel Giappone nel IX secolo), dall’autore e dalla data di pubblicazione sconosciuti, la cui storia inizia presentando le vicende di un tagliatore di bambù “Taketori no Okina”. Un giorno, mentre stava camminando nei boschi, il vecchio si imbatté in un insolito gambo di bambù brillante, e decise di tagliarlo per vedere cosa stava al suo interno. Una volta aperto, apparve ai suoi occhi una ragazzina di circa tre pollici, che decise di adottare con l’approvazione della moglie, per far fronte alla loro mancanza di figli propri. La nuova presenza, inoltre, portò a lui una grande fortuna, data dall’apparizione di pepite d’oro che trovavano sistematicamente all’interno di ogni bambù tagliato. Col tempo la famiglia si arricchì e la piccola ragazzina diventò una bellissima donna (dal nome “Nayotake no Kaguya-hime” ovvero la principessa splendente del bambù), il cui fascino si diffuse a macchia d’olio nelle terre circostanti.

Molti nobili di corte e persone del volgo, cominciarono a raggiungere e circondare la residenza dei genitori adottivi di Kaguya, per poterla ammirare ed incontrare, anche al costo di rimanere fermi lì per giorni. Alla fine, dopo poco tempo, solo cinque giovani nobili restarono davvero ad aspettarla: il principe Ishitsukuri, il principe Kuramochi, il ministro di destra Abe no Miushi, il capo consigliere di stato Otomo no Miyuki e il vice consigliere di stato Isonokami no Maro.

Lei decise, per poterli mandare via, di metterli alla prova a uno a uno con delle richieste particolarmente difficili da adempiere. Una volta radunati tutti e cinque, il vecchio Okina li raggiunse mostrando loro una lista di oggetti rari che dovevano recuperare per il volere della principessa: Il primo nobile doveva portarle la ciotola per l'accattonaggio di pietra usata dal Buddha; Il secondo, un ramo di un albero con frutti ingioiellati di Penglai, la leggendaria Isola degli Immortali; il terzo una veste fatta di topo di fuoco; il quarto una gemma dalla testa di un drago; e infine il quinto una preziosa conchiglia nascosta nella pancia di una rondine.

Di fronte a queste richieste impossibili, i nobili però non desistettero dai loro propositi, e decisero di imbrogliare presentando delle repliche o provarono realmente a recuperarle: il primo nobile le diede una finta ciotola di pietra fatta da una pentola annerita, ma fu smascherato quando Kaguya-hime notò che la ciotola non brillava di luce santa. Il secondo nobile presentò un ramo creato dai migliori gioiellieri del paese, ma si rivelò finto quando un messaggero di artigiani arrivò a casa di Kaguya-hime per riscuotere il pagamento. Il terzo nobile venne ingannato da un commerciante cinese, che gli vendette una veste che brucia invece di resistere alle fiamme. Il quarto nobile si mise alla ricerca di un drago di mare, ma abbandonò la missione dopo essere incappato in una tempesta. Il quinto nobile malauguratamente cadde da una grande altezza e morì mentre cercò di raggiungere il nido di una rondine.

Inaccessibile a tutti, Kaguya divenne così famosa che lo seppe anche l’imperatore (Mikado). Il vecchio Okina, vista la grande opportunità, cercò di organizzarle un incontro con l’imperatore, ma lei non era ben disposta a vederlo. Tuttavia, si incontrarono lo stesso, e l’imperatore finì per invaghirsi di lei, chiedendo la sua mano. Ancora una volta però Kaguya dovette respingere una richiesta di matrimonio, dicendogli che proveniva da un posto lontano dalle sue terre. Le proposte continuarono comunque ad arrivare dall’imperatore però a distanza, e alla fine la loro comunicazione continuò così per ben tre anni.  

A un certo punto, la principessa Kaguya incominciò a rattristirsi e a lacrimare ogni qual volta guardava la luna piena. Il vecchio Okina se ne accorse, e alla fine Kaguya ammise davanti ai suoi genitori adottivi di non essere una terrestre, ma di provenire dalla Luna e di dover ritornare presto nel suo pianeta natale. Il giorno fatidico, degli ambasciatori della Luna scesero sulla Terra per poter prendere la principessa. L’imperatore però, con le sue truppe, cercò di fermarli, pensando la volessero catturare, ma tutti i suoi soldati rimasero accecati dalla loro luce. Kaguya, prima di andarsene, scrisse una lettera di scuse ai genitori e all’imperatore, consegnando a quest’ultimo l’elisir della vita e ai genitori adottivi una veste di fili d’oro degli esseri celestiali come ricordo. Dopo questo raggiunse i suoi simili, indossando una veste piumata, che le permise di volare e di dimenticare il tempo trascorso sulla Terra, in modo da poter vivere senza rimpianti.

D’altra parte, la sua scomparsa fece però rattristire tutti i suoi compagni terrestri. I suoi ex genitori adottivi, sconvolti, si ammalarono, mentre l’imperatore, una volta letta la lettera, con amarezza decise di recarsi sulla montagna più alta del suo impero per bruciare la lettera e l’elisir della vita, nella speranza che i suoi sentimenti la possano raggiungere anche da lontano. “Non può vivere senza di lei per l’eternità” fu la sua risposta. In seguito, la montagna divenne quella che oggi chiamiamo Monte Fuji, un derivato da Fushi no Yama (montagna dell’immortalità), perché contenente al suo interno l’elisir gettato dall’imperatore.

In Okami, la storia di Kaguya è coperta nella seconda parte del gioco, ed inizia come una quest secondaria nella quale un anziano tagliatore di Bambù chiede alla protagonista di trovare sua nipote, che si era recata alla capitale dell’impero, e che non tornava da qualche settimana. Liberando Kaguya dalla prigionia alla quale era stata costretta da un manipolo dei servi dell’ormai sconfitto Orochi, si rivelerà la sua origine lunare e tornerà così sul suo pianeta natìo tramite un rudimentale razzo.

In aggiunta a ciò, gli esseri celestiali provenienti dalla luna sono un argomento ricorrente che si presenta più volte nel corso del gioco: questi personaggi indossano cappelli piumati (proprio come le vesti che indossa Kaguya alla fine della sua storia), e sono estremamente longevi. Sembrano anche essere in possesso di tecnologie estremamente avanzate per l'epoca (come il razzo che Kaguya usa per tornare sulla luna) e che, se ritrovate, possono essere utilizzate da Amaterasu per ottenere alcune abilità passive che le permetteranno di superare sezioni di gameplay più ostiche delle altre.

Issun-boshi

L’altra storia invece fa parte degli otogizoshi (un gruppo di circa 350 storie dell’epoca Muromachi) e ha un incipit piuttosto simile a quello del Taketori monogatari.

Una coppia di anziani desiderava avere figli e pregò i Kami di esaudire la loro richiesta, anche se dovesse nascere un figlio più piccolo del normale. Così accadde, e nacque Issun Boshi, un bambino grande quanto un pollice. Un giorno Issun-boshi disse ai suoi genitori che voleva andare alla capitale e vivere nuove avventure. Il vecchio gli diede una spada fatta con un ago da cucito, mentre la vecchia mise a galla sul fiume la scodella di una zuppa a mo’ di barca. Il piccolo bambino, grazie a loro, riuscì ad arrivare alla capitale, per poi decidere di visitare la casa più splendida della città. Qui, dimostrando una certa pienezza d’animo, fu ingaggiato per poter fare da scorta alla figlia del signore. 

Un giorno Issun-boshi accompagnò la principessa in visita al tempio. Lungo la strada si imbatterono in un grande orco, che cercò di strappare via da lui la fanciulla. A questo punto tra i due ci fu uno scontro, e l’oni finì per inghiottire Issun-boshi, il quale però lo colpì ripetutamente con l’ago dall’interno fino a sottometterlo. Scampato il pericolo, venne elogiato dalla principessa che gli diede il maglio magico Uchide no Kozuchi (打ち出の小槌, Piccolo Martello che Colpisce) lasciato dall’orco, dicendogli che con questo oggetto avrebbe potuto realizzare un suo qualsiasi desiderio. Allora Issun-boshi desiderò di poter crescere, e così avvenne, assumendo le forme di un perfetto uomo adulto. I due quindi si innamorarono e successivamente si sposarono in tutta tranquillità. 

In Okami, Issun è uno dei personaggi principali, ed accompagnerà Amaterasu per tutto il corso del gioco, facendo da sua voce. L’essere è spesso confuso per un insetto a causa della sua statura, e fa parte di una razza di folletti chiamata Poncle; proprio come Issun-Boshi, è armato di un ago (anche se non riesce a farne uso durante l’avventura). Purtroppo, non vi è nessuna fanciulla in attesa per Issun nel gioco, anche se si dimostra spesso attirato dalle donne più belle in cui il duo protagonista del gioco si imbatte; tuttavia, il Maglio Magico è presente come oggetto chiave nel gioco, ed è utilizzato per rimpicciolire o ingrandire Amaterasu a piacimento e permetterle così di intrufolarsi in luoghi altrimenti inaccessibili.

Urashima Tarou

Quest’ultima anche è un otogizoshi, e parla di un giovane pescatore di nome Urashima Tarou. Un giorno il ragazzo si imbatté in alcuni bambini che tormentavano una tartaruga marina. Sentendo pietà per il povero animale, Tarou lo salvò dai suoi aguzzini e lasciò tornare al mare.

Diversi giorni dopo, la tartaruga apparve di nuovo davanti a Tarou e lo ringraziò per avergli salvato la vita, invitandolo ad andare con lui al palazzo sommerso di Ryugu-jo (竜宮城, Palazzo del Re Drago). Tarou accettò l’invito e si sedette sulla schiena della tartaruga, per poi tuffarsi assieme ad essa in fondo all’oceano.

In un attimo, Tarou e la tartaruga arrivarono alle magnifiche porte di Ryugu-jo. Qui Tarou potette incontrare la principessa Otohime, la quale lo salutò calorosamente. Assieme a lei, Tarou osservò la danza dell'orata e dei passeri, prese parte a molte feste e si divertì moltissimo nei giorni a seguire. Tuttavia, dopo un po’, ebbe nostalgia di sua madre, e chiese a Otohime di poter ritornare a casa. La principessa era molto angosciata dalle sue parole, ma gli diede in regalo un tamatebako (玉手箱, Scatola del Tesoro), specificando anche che non dovrà mai aprirlo.

Tarou la salutò e cavalcò una tartaruga a riva per poter ritornare a casa. Quando arrivò, tuttavia, la spiaggia sembrava completamente diversa. La casa di Tarou era sparita, e anche sua madre. Allora chiese immediatamente alla gente del posto (che non conosceva) se sapessero chi lui fosse, e loro rispesero che avevano sentito delle storie riguardo uno col suo nome che affondò sotto le onde dell’oceano e scomparve. Fu allora che Tarou venne a sapere che erano passati centinaia di anni da quando era andato a Ryugu-jo.

Disperato allora si mise a guardare il tamatebako, pensando ci potesse essere qualcosa di utile per far ritornare tutto com’era prima. Tuttavia, appena lo sollevò, un soffio di fumo bianco lo investì interamente, trasformando il suo corpo in quello di un vecchio dai capelli e la barba bianca. Volle allora ritornare indietro dalla sua amata principessa, ma ormai era troppo vecchio per poter ritornare al palazzo.

Anche in questo caso, la leggenda è ripresentata in Okami in maniera piuttosto fedele: sulle coste di Ryoshima, sarà possibile interagire con un NPC di nome Urashima. Il ragazzo, un giovane pescatore, dice di essere stato trasportato in un bellissimo palazzo subacqueo, ed ora sta cercando invano di tornarvi. Portando avanti la sua storia, sarà poi possibile andare a Ryugu, il palazzo del re drago, e conoscere la regina Otohime in persona e quindi proseguire con la storia del gioco. Se alla fine della missione si decide di tornare nei giardini del palazzo di Ryugu, portando in vita nuovamente uno dei coralli appassiti si potrà mettere le mani su una "Scatola del tesoro" che, se portata dal giovane Urashima, ridarà al ragazzo gli anni persi nel palazzo e rendendolo quindi un vecchio, come nella storia originale.

Dopo questo articolo, vi invitiamo a leggere la nostra recensione di Okami HD.

Bibliografia

P.Villani, Kojiki, un racconto di antichi eventi, 2006, Marsilio

Sitografia

https://www.nintendojo.com/features/editorials/ce-the-hidden-mythology-of-okami

https://okami.fandom.com/wiki/Divine_Instrument

https://withaterriblefate.com/2017/10/15/why-turn-a-myth-into-a-game-part-1-how-okami-reinvented-the-kojiki/

https://canadianstudies.isp.msu.edu/news_article/22292

https://canadianstudies.isp.msu.edu/news_article/22288

https://japanfolklore.blogspot.com/2008/08/issun-boshi.html

https://www.japanesewiki.com/literature/Taketori%20Monogatari%20(The%20Tale%20of%20the%20Bamboo%20Cutter).html

https://blogs.bl.uk/asian-and-african/2014/09/the-original-japanese-moon-princess.html

https://etc.usf.edu/lit2go/72/japanese-fairy-tales/4881/the-story-of-urashima-taro-the-fisher-lad/

https://www.gov-online.go.jp/eng/publicity/book/hlj/html/201407/201407_09_en.html

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