Vi siete mai chiesti come si festeggia il Natale nel resto del mondo? Non tutti i paesi hanno una forte presenza cristiana come l'Italia, e di conseguenza, non tutti vivono questa festa allo stesso modo.
Tuttavia, in qualche forma, il messaggio di questa festa è sempre invariato, spesso con tradizioni uniche e sorprendenti. Ad esempio, vi siete mai chiesti come viene celebrato il Natale in Giappone?"
IL VALORE STORICO DEL NATALE IN GIAPPONE
Sebbene meno del 2% della popolazione giapponese si identifichi come cristiana, il Natale è diventato una festività molto diffusa, con un'origine risalente al XVI secolo. In questo periodo, diversi missionari cristiani, come San Francesco Saverio, introdussero la loro fede nel territorio. La prima celebrazione natalizia documentata si tenne infatti nel 1552, accompagnata da gesti di solidarietà verso i meno privilegiati. Tuttavia, l'avvento dello shogunato Tokugawa all'inizio del XVII secolo portò a un periodo di persecuzione dei cristiani, culminato con la crocifissione di 26 fedeli e l'occultamento delle iconografie e dei rituali associati al cristianesimo.
San Francesco Saverio, il primo missionario cattolico a raggiungere il Giappone nel 1549. Viene ricordato oggi a Yamaguchi, dove è stata costruita un parco e una chiesa in suo onore
Con l'apertura del Giappone al mondo nel 1854, si assistette a una rinascita del cristianesimo, precedentemente soppresso. Le comunità straniere residenti a Tokyo iniziarono a celebrare apertamente il Natale, introducendo così nuovi costumi e tradizioni occidentali. La società giapponese, affascinata da queste novità, ne adottò gradualmente gli usi, diffondendo la pratica del Natale anche al di fuori degli ambienti stranieri. In particolare, nel 1886, presso il grande magazzino Mejiya, fu esposto per la prima volta un albero di Natale, che segnò l'inizio di una vera e propria moda natalizia, che si consolidò nel 900, momento in cui gli oggetti e le decorazioni natalizie divennero più popolari. Questo coinvolse sempre più strati della popolazione, e la festa poté diffondersi anche nelle classi più popolari.
Una rappresentazione dell’albero del Meijia store
L'occupazione statunitense del Giappone al termine della Seconda Guerra Mondiale ha innescato un profondo processo di trasformazione sociale all'interno di una nazione allo stremo. In un contesto di grave carenza alimentare, gesti di generosità come la distribuzione di dolciumi da parte delle truppe d'occupazione ai bambini giapponesi acquisirono un forte valore simbolico, rappresentando un raggio di speranza in un periodo buio. Tale dinamica si inserì in un più ampio processo di democratizzazione, promosso anche dai media, dalle industrie e dal sistema scolastico, che vide nel Natale americano un'occasione per diffondere nuovi valori e costumi.

Una vetrina di un Fujiya store
Negli anni '50, con il crescente coinvolgimento dei mass media, si diffuse sempre di più l'idea che il Natale dovesse essere festeggiato in famiglia, accanto a un albero decorato, con la presenza di canzoni natalizie e dolci da mangiare. In particolare, questi ultimi divennero il focus principale della festa, e si scelse come simbolo la torta bianca e rotonda di fragole. Questo dolce nacque in un negozio di dolciumi chiamato Fujiya nel 1910, come primo dessert natalizio in stile europeo, il cui aspetto venne reso bianco per differenziarlo dalla sua controparte americana (il pan di frutta marrone americano). Ma perché fu scelto proprio questo dolce?
Le motivazioni hanno sia una radice storica che sociale. Prima della Seconda Guerra Mondiale, lo zucchero era considerato un alimento prezioso e lussuoso in Giappone, accessibile principalmente alle classi aristocratiche e ai cittadini più abbienti. I dolci tradizionali giapponesi (wa gashi), a base di riso o di fagioli rossi, erano i più diffusi tra la popolazione, mentre quelli di origine straniera (yo gashi) erano ancora poco comuni e costosi.
La guerra portò a una drastica riduzione della disponibilità di zucchero, imposta dai governi per limitare le risorse e prevenire l'accumulo di ricchezze delle classi più agiate. Tuttavia, con la fine del conflitto e l'apertura del Giappone ai mercati internazionali, lo zucchero tornò ad essere abbondante e accessibile, trasformandosi in un simbolo di rinascita e prosperità, più in linea con gli standard di vita americani. L'associazione dello zucchero con l'energia e il benessere psicologico lo rese un alimento molto apprezzato, soprattutto dopo le privazioni della guerra. Non sorprende, quindi, che il primo dolce natalizio creato in Giappone sia diventato così popolare negli anni successivi.
Con il miracolo economico giapponese e l’introduzione di vari prodotti come la televisione, il frigorifero e la lavatrice (noti come i "Tesori Sacri"), aumentarono le vendite e il consumo di beni secondari, poiché molte famiglie potevano finalmente permetterseli dopo anni di risparmio. Negli anni 70-80 emerse pienamente la figura del consumatore giapponese, favorita dall’espansione dei mass media e dalla crescita delle aziende, che promuovevano l’acquisto di beni di lusso. In un contesto in cui le persone spendevano di più, il Natale ne beneficiò ulteriormente, trasformandosi in una festività sempre più commerciale.
Molto importante fu per esempio fu l'introduzione, nel 1970, di KFC in Giappone. Grazie a delle mirate campagne pubblicitarie, questo marchio divenne così popolare che, a partire dal 1974, il pollo fritto di KFC si trasformò in un elemento immancabile sulle tavole giapponesi durante il pranzo di Natale.
Takeshi Okawara, gestore del primo KFC in Giappone, sentendo due viaggiatori lamentarsi per la mancanza di tacchino a Natale, pensò al pollo come alternativa più economica ed abbordabile. Ideò il "Party Barrel" come pasto natalizio, associando il KFC al Natale e diventando per alcuni una figura simile a Babbo Natale.
La commercializzazione del Natale influenzò profondamente anche la percezione della festività. In particolare, la Vigilia di Natale iniziò a essere celebrata come un'occasione romantica per le coppie. Festeggiata soprattutto la sera, spesso fuori casa, divenne un momento in cui si tendeva a spendere di più, contribuendo così a stimolare l'economia. Inoltre, questa tradizione romantica venne vista anche come un possibile incentivo per la formazione di nuove famiglie, in risposta al calo demografico che si manifestò in modo evidente a partire dagli anni '80.
IL NATALE OGGI
Il Natale (Christmas no hi クリスマス) viene festeggiato in Giappone il 24 e il 25 dicembre, ma, a differenza di molti altri paesi, non è considerato come una festa tradizionale. Di conseguenza, in quei giorni si è normalmente impegnati con le attività scolastiche e lavorative, anche se l’atmosfera festiva è ben presente. Tuttavia non è qualcosa da prendere alla lettera, perchè questi giorni, in alcuni ambienti di studio e di lavoro, possono essere considerati come se fossero festivi.
Come ben specificato nel paragrafo precedente, la Vigilia è più un momento da passare insieme per le coppie di adolescenti (ma anche tra amici), dove ci si riunisce per fare shopping, per bere e mangiare a sazietà. Conosciuta anche come Sei Naru Yoru (notte sacra o notte del sesso), molte coppie scelgono di dichiararsi, per poi possibilmente sugellare la loro unione con una notte speciale in un love hotel.

Nell'area intorno al ponte di osservazione del Tokyo Skytree, il più alto di Tokyo, vengono allestite numerose bancarelle natalizie, decorate con alberi e statuette a tema, il tutto immerso in splendide luminarie.
Inoltre, le luminarie sono uno spettacolo notevole, e contribuiscono fortemente nella creazione di un’atmosfera magica nel giorno di Natale. Eventi come le luminarie a Tokyo Midtown o l’Huis Ten Bosch a Nagasaki, possono arrivare ad usare milioni di lampadine per illuminare grandi aree, come enormi parchi o addirittura quartieri interi.
Diversamente dalle usanze occidentali, dove si attende per tradizione lo scattare della mezzanotte prima di scartare i regali sotto l’albero, si usa in Giappone scambiarsi piccoli pensierini durante tutto il periodo Natalizio. I regali vengono fatti specialmente alla propria dolce metà o ai bambini di casa, ma può avvenire, seppur meno, anche tra amici intimi e famigliari. Tuttavia, dato che a Capodanno è consuetudine fare regali più costosi (oseibo お歳暮), quelli di Natale sono molto più semplici, poiché si preferisce risparmiare in vista quella festività.

Per quanto riguarda Babbo Natale (chiamato Santa-San サンタさん), la sua figura ha guadagnato sempre più popolarità grazie all’influenza statunitense. Spesso viene associato alla figura del monaco Hotei-osho, conosciuto anche come il Buddha felice, simbolo di generosità e abbondanza, nonché protettore dei deboli e dei bambini. Anche in Giappone, i bambini credono fermamente in Babbo Natale e, come in molte altre parti del mondo, gli scrivono lettere. Queste vengono spesso lasciate sotto i cuscini, nella speranza che Babbo Natale le legga e, al loro posto, lasci dei doni come risposta ai loro desideri.
Poiché la stragrande maggioranza delle case giapponesi non ha un camino, Santa-San non può seguire la tradizione occidentale alla lettera. Inoltre, le case giapponesi sono generalmente piccole e non possono ospitare un albero di Natale di grandi dimensioni, che viene nel caso collocato come decorazione all’esterno. All’interno, invece, le decorazioni natalizie sono più sobrie: si può trovare un piccolo alberello di plastica o un bonsai decorato con ornamenti natalizi (anche per questo Santa-san non può lasciare regali vicino l’albero, visto le sue ridotte dimensioni)
Quando si parla di festeggiamenti, questi avvengono principalmente la sera del 24, poiché il giorno successivo molte persone lavorano o vanno a scuola. Il momento più importante è quindi la cena, che può essere consumata sia in famiglia che in città. I giovani spesso ordinano da KFC, data la sua grande popolarità, mentre in famiglia si organizzano cene costose a base di piatti tradizionali o di pollo preparato in diverse maniere. Intorno al pollo vengono serviti stufati di verdure, insalate di patate e, negli ultimi tempi, anche la pizza.
Ovviamente, è immancabile il dolce, che può essere il famoso Christmas Cake (クリスマスケーキ) alle fragole, simbolo di buon auspicio, ma anche dolci tradizionali come i wagashi, tipici della cerimonia del tè. Durante il periodo natalizio, questi dolci possono trasformarsi in vere e proprie opere artistiche, raffigurando oggetti e personaggi legati al Natale. I sapori tipici includono il fagiolo rosso, la radice di bardana e il tè verde.
COCLUSIONE
Il Natale è un evento molto importante in Giappone, capace di scaldare gli animi e regalare dei momenti di gioia con gli altri. Non è un evento festivo, ma la magia del Natale riesce comunque a coinvolgere tutti, come avviene in occidente. Ci sono così tante differenze rispetto alle nostre usanze, ma alla fine l’allegria e la convivialità restano sempre presenti.
E voi avete mai festeggiato un Natale giapponese? Avete notato tutti questi dettagli nei vostri anime preferiti?
SITOGRAFIA
https://www.japan.travel/en/uk/inspiration/christmas-in-japan-5-fun-facts/
https://todokujapan.com/blogs/blog/il-natale-in-giappone-raccontato-da-minato-takayama
https://www.viverezen.it/giornale-bio/curiosita-sul-natale-in-giappone-parte-2
https://tokyocheapo.com/events/tokyo-sky-tree-dream-christmas/
https://www.jrpass.com/it/blog/do-people-celebrate-christmas-in-japan
BIBLIOGRAFIA
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Francks P., Japan and the history of consumption, Introduction, Cambridge University
Plath W. D., The Japanese popular christmas: coping with modernity, American Folklore University
Junko K., Gift-Giving, Sharing, and Consumption Holidays, Hosei University Repository