Il Ragazzo e l'Airone, l'ultimo film dello Studio Ghibli e di Hayao Miyazaki, ha finalmente debuttato in Italia l'1 gennaio 2024 sorprendendo molti.
"Se non eterno, e Miyazaki eterno dura."
“Meraviglia” è una parola romantica. Riesce a far provare a chi la sente un caldo e confortevole tepore, un'inconscia sensazione di benessere. Simbolizza qualcosa di estremamente magico. Un oggetto, un'opera, tutto ciò che è “bello” e tutto ciò che sa trasmettere il suo fascino unico; ciò che è ricoperto di splendore in ogni suo lato.
Lo è perché tutto ciò che va a simboleggiare è piacevole anche solo all'udito, è rassicurante: un sentimento improvviso di ammirazione spontanea.
Questa è l'emozione principale che trasmette il film. È la dimostrazione dell'amore che viene riversato in ogni opera, in particolare in questa, da parte del maestro Miyazaki, il quale a 83 anni riesce ancora a creare e dare forma a un film concettualmente semplice, ma di una bellezza visiva tale da continuare ad affermare e confermare quanto l'animazione abbia un' espressività infinita. Capace di dimostrare come un autore possa narrare qualcosa che ha già precedentemente, seppure in modi diversi, mostrato al suo pubblico in una maniera completamente rinnovata.
Capace di raccontare e soprattutto raccontarsi, sottolineando quanto sia bello che ciò accada in un film che riesce a rappresentarlo, insieme a tutte le sue ideologie, perfettamente.
TRAMA :
Ciò che da base e fondamento alla storia è una trama molto lineare, seppur si dimostri diversa da quella di un classico film Ghibli.
Mahito è un giovane ragazzo giapponese che vive nel suo paesino, nel bel mezzo del periodo Shōwa (per intenderci, l'era storica giapponese coincidente con la Seconda Guerra Mondiale). In questo luogo perderà sua madre in un incendio e successivamente si trasferirá con la nuova compagna del padre in una tenuta in campagna, lontano dalla città. Qui, vedrá quest'ultima sparire nella foresta accanto alla casa, e per ritrovarla la cercherá nel mondo magico in cui si ritroverà.
IL FILM
Nonostante l'opera si presenti al pubblico con una premessa alquanto semplice, la storia è notevolmente d'impatto. L'azione e il dinamismo si mischiano alle consuete scene di vita quotidiana che ci vengono spesso mostrate. L'unico problema individuabile è un leggero inconstante ritmo, che oscilla da estremi e concitati momenti di burrasca, a quieti e quasi rilassanti scenari d’un Giappone che ci è ormai familiare, senza trovare un pacing adeguato in alcune occasioni. Questo problema si risolve a seguito di una seconda visione del film, che permette di comprendere meglio diverse scene, in cui è possibile trovare molti più dettagli che arricchiscono le parti più lente.
Nonostante ciò, la trama scorre bene e, superata la prima metà, aumenta notevolmente di qualità. Per quanto riguarda il sopracitato Giappone tradizionale dell'epoca Shōwa, Miyazaki continua a dimostrare la sua oculata visione dello stesso, mentre ci delizia con ambientazioni e background che continuano a fornire un sempreverde esempio d'estetica iyashikei.
Lo stile è di una bellezza disarmante. Forse uno dei picchi raggiunti da Miyazaki, con idee e realizzazioni che continuano a dettare scuola a un'intera industria. Gli sfondi sono dipinti che trasformano singoli frame in quadri da appendere al muro e guardare per ore, ammirandone ogni dettaglio.
Gli storici e caratteristici acquerelli del Maestro, fini e delicati come a dipingere una tela, impreziosiscono ogni paesaggio, che sia esso una foresta, una casa giapponese, una torre e tanto altro. Si rimane lì, stupiti come al solito dall'ennesimo esempio di cos'è vera arte, ammirando le pennellate visibili che andavano, tutte insieme, a formare qualsivoglia scenario naturale.
Come ho detto, un Miyazaki così dinamico non si era mai visto. Alcune scene mostrano una rinnovata maturità artistica che continua a perseguire. Il perfetto uso della velocità, del movimento e del fuoco sono indiscutibili e aggiungono caoticitá quando il film ne necessita.
IL MESSAGGIO
Questo film è da intepretare. Tutto ciò che si può ricavare dall'opera è un qualcosa di ottenibile solo dopo un'attenta analisi dei simbolismi e delle analogie poste dall'autore. Premesso ciò, la narrazione dei temi trattati, a lui molto cari, è di una dolcezza unica. Dagli occhi di un bambino, vediamo come esso intraprende il suo viaggio in questo mondo magico che gli insegnerà tanto. È una storia di crescita, di maturità, di rapporti.
Si parla dell'accettare la perdita di una persona cara, del non avere bisogno di lasciare un'eredità artistica a qualcuno e tantomeno sentirsi in dovere di doverla riscattare. Si parla di libertá. Miyazaki trasmette tutto ciò che voleva nel modo più efficace possibile.
Il film non da spiegazioni chiare, ed è corretto così, perché in nessun film (forse con la sola eccezione di Totoro, Ponyo) vuole imboccare lo spettatore con i significati di ogni allegoria o metafora, e qui non è da meno. Ci sono indizi e dettagli che ci permettono di comporre questo puzzle pezzo dopo pezzo ed è durante tutto il film che impariamo a doverne fare buon uso e sfruttarli a dovere per capire ciò che ci viene presentato al meglio.
Chiaramente, ma ci tengo a specificare, non è necessario conoscere interamente l'autore e le sue opere per potere comprendere - nello specifico - la TRAMA di QUESTA opera. Potrete godere del film e recuperare la sua cinematografia dopo la visione.
Un importante plauso all'esperienza cinematografica, che tra una interessante campagna marketing e un'attenzione particolare riservata a questo film è risultata notevole e molto apprezzata.
LA MUSICA
La musica, affidata come sempre al compositore storico dello Studio Ghibli, Joe Hisaishi, accompagna in maniera precisa e ricamata l'atmosfera del film. Importante sottolineare soprattutto come essa moltiplichi l'emozione che ogni scena pianifica di trasmettere allo spettatore: gioia, paura, calma, angoscia, rabbia, sollievo. Ognuno di questi sentimenti ha con sè un accompagnamento musicale impeccabile.
UNA STORIA AUTOBIOGRAFICA
Ma cos'è che veramente colpisce di questo racconto? Il fatto che tenda a stupirti, narrandoti questa storia in realtà molto personale, che nonostante la sua semplicità, lascia molto spazio a interpretazioni, senza necessitá di ritrovarsi con le mani legate, costretto a spiegare allo spettatore cosa accade.
L'elemento centrale, collante di tutta l'opera, è rappresentato dalle interazioni tra Mahito e l'Airone cenerino. Un rapporto surreale, alle volte comico e pieno di scontri e litigate, ma che diventa sempre più genuinamente fraterno.
È la vera linfa della storia che, nonostante il focus quasi scontato, rappresenta ciò che veramente fa crescere questi due personaggi e che conquista immancabilmente la simpatia di chi guarda.
È doveroso notare, indubbiamente, l’inconsueta dolcezza con cui sono stati scritti questi due atipici compagni d'avventura, assolutamente paragonabile ai rapporti che abbiamo imparato a conoscere nelle opere precedenti, sebbene in questo caso sia molto più particolare e bizzarra.
Ció che segue è un pensiero molto personale e dettato dalla libera intepretazione, ma ammetto che mi piace pensare che abbia voluto omaggiare il suo compagno d'avventura, l'uomo che più gli è stato accanto e, perché no, anche colui con cui ha più volte battibeccato.
È bello pensare sia una rappresentazione dell'amo et odio tra Miyazaki e Isao “Paku-San” Takahata, cofondatore dello Studio Ghibli e più grande amico di Hayao. Un rapporto di fiducia e stima reciproca, che tra lamentele, litigate e critiche, affidava il ruolo di apostrofo rosa, adibito a frapporsi tra una critica alla pigrizia di Isao e l'ennesima discussione accesa, al rispetto tra due uomini, innegabilmente legati dall'amore per le storie che raccontavano.
CONCLUSIONI
Per concludere vorrei evidenziare che Il Ragazzo e l'Airone è stato progettato come ultimo film della cinematografia del Maestro.
Con un continuo rimando agli altri suoi capolavori, il film fa rivivere a chi conosce le altre opere sprazzi di ciò che le ha caratterizzate. Per citarne alcuni, abbiamo le enormi distese di alta erba verde sferzata dal vento come in “Si Alza il Vento”, un probabile riferimento al castello nel cielo come quello di "Laputa", oppure giganti e sfarzose mansioni come in “Il Castello Errante di Howl”.
In questo film il Maestro ci ha messo veramente tutto, tra nuove aggiunte e vecchie idee, rivoluzioni e classici, scommesse e certezze.
Ma ora, tirando le somme di questa recensione: È un film che, seppur con dei piccoli difetti sul lato del pacing narrativo, sa colpire al punto a cui mira perfettamente. Tutti i grandi autori hanno dei temi centrali che ricorrono in ogni film, e Miyazaki riutilizza i suoi anche qui in maniera fresca e non ridondante con una grande capacità di narrare ciò che vuole in tanti modi diversi.
È un'opera personale che contiene tutto il suo amore. Probabilmente non sarà il suo film migliore, non sarà un malinconico racconto realista e non sarà la ridefinizione di una narrazione intera, ma non era assolutamente questa l'aspettativa. D'altronde, perché dovrebbe esserlo? Si conferma ció a cui voleva puntare, una bellissima lettera a chiunque abbia amato le sue opere.
Certe scene sono molto autobiografiche e le varie allegorie sono pienamente godibili soprattutto con una conoscenza già esistente dell'autore. È una bellissima lettera all'industria che gli ha dato tanto e a cui soprattutto lui ha dato tantissimo.
Stando alle sue dichiarazioni, si è già rimesso al lavoro per una nuova opera e non ha intenzione di prendersi un attimo di rilassamento.
Andatelo a vedere, rivedere e parlatene. Ne varrà assolutamente l'impegno.