Pluto è un thriller fantascientifico uscito su Netflix il 26 ottobre del 2023, tratto dall’opera omonima di Naoki Urasawa del 2003.
La serie è un tributo all’opera di Astro Boy di Osamu Tezuka, nella quale ritroviamo inseriti molti dei suoi personaggi, reinterpretati però in un contesto molto più oscuro e drammatico.
Ma prima di parlare di Pluto, occorre fare un piccolo excursus storico del pensiero rappresentato nelle anime che è frutto di una evoluzione che vede come origine Tezuka stesso: il rapporto uomo-macchina (potete anche saltare questo paragrafo ed andare direttamente alla recensione).
Dopo l’avvento della bomba atomica, la popolazione giapponese è riuscita faticosamente a rialzarsi, portando una grande disillusione verso la tecnologia vedendola come un’arma potenzialmente distruttiva. Questo non ha fermato chi invece vedeva la tecnologia come un mezzo per servire l’uomo: i robot e macchine, la cui rappresentazione è stata fonte di curiosità nell’epoca Taisho, diventarono il soggetto principale di una diatriba etica che si stava avendo verso la tecnologia, a tal punto da essere inseriti in opere (come l’Astro Boy di Tezuka del 1952) in cui convivono assieme agli umani in una società che li accetta e allo stesso tempo li discrimina.
La scienza fa passi da gigante ma le paure sono ancora tante, al punto che essa viene vista come una possibile catastrofe per l’umanità. Questo pensiero lo vediamo in opere del genere mecha del 72-78 come: Mazinga, Getter Robot, Goldrake e Gundam. Spesso, infatti, la tecnologia viene influenzata dai propositi di prevaricamento degli umani rispetto ad altri, finendo per causare guerre che portano più danni che benefici. In queste situazioni c’è una corsa agli armamenti, a chi riesce a raggiungere prima gli obiettivi prestabiliti, arrivando ad abusare della scienza portandola ai suoi limiti; in poche parole, a chi crea l’arma più forte.
La conseguenza è quasi sempre la rovina dell’uomo, e le prime rappresentazioni di questo pensiero le ritroviamo nell’Akira del 1988 di Katsuhiro Otomo. C’è bisogno quindi di un maggior rigore scientifico, di entrare più in sintonia con le macchine a tal punto da rendere sempre più sottile la demarcazione tra robot e umani, come preannuncia Akira stesso ,ma viene espresso al meglio nei cyborg di Ghost in the Shell del 1989 di Masamune Shirow.
Una lenta evoluzione di un concetto di cui vediamo una perfetta maturazone in Pluto, qui recensito, di Naoki Urasawa, dove la differenza tra uomo e macchina è sempre più sottile al punto da domandarsi chi sia più umano. I sentimenti che si sono sempre creduti appartenere solo all’uomo, adesso sono anche di proprietà delle intelligenze artificiali. Quindi, sono i sentimenti che distinguono gli umani dalle intelligenze artificiali?
Trama
Ritornando al discorso principale, in Pluto, proprio come in Astro Boy, si osserva un mondo dove i robot si sono perfettamente integrati con l’umanità, beneficiando di uguali diritti e di costanti aggiornamenti che li rendono sempre più validi ed umani. Nel passato però questo equilibrio si è momentaneamente sfasato a causa della trentanovesima guerra dell’Asia centrale, che ha spezzato le vite di molti innocenti cittadini e soldati, sia robot che umani. Adesso che però c’è nuovamente la pace, qualcuno o qualcosa sta commettendo una serie di omicidi, ai danni di robot e umani in diverse parti del mondo, creando scandali tra la gente incredula di ciò che sta accadendo. Per risolvere il crimine, un robot detective dell’Europol, chiamato Gesicht, si mette nelle tracce dell’assassino, scoprendo man mano che dietro tutto questo c’è in gioco una questione che va al di là della singola ferocia di un individuo.
Narrazione
Pluto è una storia che abbraccia una moltitudine di elementi che la rendono complessa ed intrigante. Essendo perlopiù un thriller che parla anche di etica, fantascienza, guerra e politica, si può ben intendere che la serie si poggia molto sul lato narrativo, anche al costo di risultare un po’ lenta e pesante. Difatti essa mette in scena tante vicende che approfondiscono l’ambiente osservato e inducono a diverse riflessioni, che potrebbero destabilizzare lo spettatore poco abituato a vedere episodi dalla lunga durata (in questo caso otto episodi da circa un’ora).
Delle premesse che però non inficiano sulla qualità dell’opera, la quale si mostra in poco tempo ben congegnata, stabile nel ritmo narrativo, e piena di climax che la rendono sempre più intensa ed impattante emotivamente. Infatti, pur essendoci diversi elementi investigativi che si mescolano tra di loro, si arriva facilmente a cogliere i vari indizi senza andare in confusione, permettendo allo spettatore di poter anche osservare in tutta la sua chiarezza una trama che si poggia su più livelli interpretativi.
Questo perché da un lato abbiamo delle lunghe e stimolanti conversazioni, mentre dall’altro abbiamo una certa dose di azioni che si manifestano sia nella suspence che nei combattimenti; tutto abbastanza equilibrato in base all’importanza di ciò che si vuole trasmettere.
Per quanto riguarda il lato ritmico dell’opera, essa si sviluppa lentamente ma con costanza nella prima parte, che è perlopiù investigativa, per poi accelerare nel momento in cui vengono messe tutte le carte in gioco. Nella seconda parte, difatti l’anime dà molto più spazio alle vicende emotive e fa intravedere quello che è lo spirito dell’opera, mostrando con originalità il superamento della trama iniziale con una più speculativa e universale.
Tecnica
Alla base di Pluto non c’è solo una grande narrazione ma anche una costante cura che riguarda design e regia. Si rifà fedelmente allo stile di Urasawa, catturandone minuziosamente i dettagli scenografici, con inquadrature ben studiate col fine di dare attenzione al significato simbolico o emotivo di certe immagini. E di questo ne beneficiano anche i tratti fenotipici e le espressioni dei personaggi, che sono probabilmente gli artifici più importanti da considerare, per quanto riescono ad essere caratteristici e stravolgenti. Uno stile che si adatta molto bene quando si parla di robot, una messinscena talvolta con angosciante inespressività e altre volte con stupefacente emotività.
Inoltre, anche l’ambiente riesce a creare delle atmosfere degne di nota, grazie all’uso mirato di luci, ombra e foschia in ambienti sia densi e popolati che in quelli desertici e pregni di distruzione e morte. La contrapposizione tra realtà diverse, dalla semplice quotidianità alla realtà della guerra, è qualcosa che si riesce ad avvertire maggiormente proprio per queste inquadrature così pregne di teatralità.
Tuttavia, nonostante la qualità nel suo complesso sia ottima, l’utilizzo massiccio di CGI e le animazioni non sempre costanti sullo stesso livello, finisce per andare a colpire duramente in alcune parti dell’opera, specie quando si hanno a che fare con combattimenti più o meno importanti per la storia. È una piccola nota dolente dell’anime, ma alla fine rispetto a tutto il resto passa quasi in sordina.
Personaggi
La scrittura dei personaggi è piuttosto lodevole, con molti di loro che vengono analizzati nel dettaglio, nonostante il gran numero che ne viene presentato nell’opera. Passato, presente, desideri e afflizioni, si intravede tutto in ognuno di loro e compartecipano in quello che si mostra essere una grande mistura di idee e filosofie.
Primo tra tutti è Gesicht, a prima vista indispensabile solo per risolvere il mistero degli omicidi, che in realtà mostra dei caratteri e dei moventi che vanno a svilupparsi superando l’idea del concetto iniziale che sta alla base del suo personaggio. A seguire ci sono diverse vittime, specie robot, molte delle quali sono importanti tanto quanto Gesicht, ed essenziali per poter arrivare a delineare e comprendere la storia in tutte le sue sfaccettature; e infine altri che si collegano a tutto il resto e sono utili per capirne le sottotrame. Quasi tutti caratterizzati praticamente al meglio delle possibilità, a parte qualcuno che rimane ancorato nel mistero, e altri le cui azioni non vengono coordinate perfettamente con il senso logico e temporale della storia. Inoltre, se c’è una cosa che Pluto riesce a fare senza stravolgere tutto quanto, è quello di creare una storia basata non su un unico protagonista, ma su molteplici, i quali verso la fine vanno a perdere la loro identità per fondersi in quella concezione cardine che funge da ingranaggio fondamentale per far muovere tutta la struttura vitale dell’opera: ovvero il sentimento.
Tematiche
In Pluto troviamo un’indagine volta all’interpretazione e sviluppo dei sentimenti, presenti sia negli umani che nelle loro controparti robotiche.
In particolare, si accentua molto alla differenza di origine delle emozioni tra le due razze, perché se per i primi è naturale, per i secondi invece è un’imitazione. I robot col tempo si evolvono, e con loro anche i sentimenti, che diventano sempre più reali man mano che va avanti il processo imitativo. D’altro canto, però questa è anche una riflessione sulla natura umana, perché dalla mente di questi robot osserviamo come i sentimenti forti cambiano la loro personalità, alterano la capacità di giudizio o fanno prendere visione di alcune realtà prima non considerate. Ma, tutto ciò vale anche per noi esseri umani.
Per fare questo ci viene presentata una situazione di guerra e di solitudine, che lascia il segno a chiunque ne abbia sofferto, persino alla natura stessa, mostrandoci come tutto cambia e si stravolge anche se cerchiamo di fare di tutto per evitarlo. Eppure, esiste sempre quella flebile speranza che ci aiuta a continuare a vivere come umani in sintonia ad altri, ma per poterla saper cogliere bisogna prima comprendere i propri sentimenti e tenersi stretto ciò che ci è di più prezioso. E Pluto nel volerlo trasmettere a noi, lo fa in maniera impeccabile
Conclusione
Siamo di fronte alla trasposizione animata di un manga che sconvolge parecchio, ma insegna così tante cose da renderlo un must watch per chiunque ama le opere complesse e profonde. Usa l’elemento fantascientifico per poter arrivare nel profondo della nostra umanità, e lo fa consegnandoci una storia coerente e appassionante dall’inizio fino alla fine. Vedere qualcosa del genere animato è raro di questi tempi.