Nell’Italia moderna, la sessualità sta iniziando a non essere più un tabù, anzi, negli ultimi anni, forse sta diventando qualcosa di eccessivamente libero a causa dell’aumento di opere pornografiche come gli hentai.
Noi italiani abbiamo prodotto non poche opere pornografiche sotto forma di fumetti, grazie ad artisti come: Milo Manara, Giovanna Casotto, Roberto Baldazzini e altri.
Questo tipo di opere hanno avuto maggior successo nel periodo pre 2000, ma anche tutt’ora hanno il loro spazio, seppur di nicchia, tanto da essere tradotti anche in altre lingue e distribuiti nel mondo.
È innegabile però, che l’erotico giapponese è quello più ricercato, che sia tramite l’acquisto diretto di volumi o con la lettura online; non solo in Italia.
Ovviamente mi riferisco in particolare ai Doujinshi, che generalmente sono singoli capitoli auto-pubblicati (raramente più di uno), che negli ultimi decenni sono diventati di carattere principalmente pornografico. Anche la controparte anime è estremamente famosa, dominando i primi posti di ogni nazione come parola più cercata su PornHub.
Questo tipo di materiale è ovunque online, esistono interi archivi di manga o anime hentai tradotti in italiano e non, ma anche pagine Instagram e community che parlano di fetish legati a essi. Per non parlare dell’attualissimo uso di IA per creare immagini erotiche a tema cartoonesco (a tema anime per intenderci).
Oltre hai classici doujinshi giapponesi, ultimamente i pornwha stanno avendo successo, ovvero la controparte erotica dei manhwa (fumetti coreani).
Le differenze tra i due sono ovviamente da ricercare nella lunghezza e “complessità” delle storie e nel loro essere a colori. Attualmente uno dei pornwha più letti è Sextudy Group.
Reperibilità degli hentai
Le case editrici italiane, come Magic Press, pubblicano già doujinshi giapponesi sotto forma di volumi fisici, ma è rarissima la presenza della loro controparte animata per vie ufficiali, ovvero gli hentai, ma anche gli anime “ecchi” trovano difficoltà.
Nella pubblicazione, le regole che gli editori e piattaforme di streaming devono rispettare sono veramente ferree e limitano di molto anche i guadagni possibili, soprattutto sapendo che il pubblico non è grandissimo.
Per non parlare del fatto che alcune di queste opere trattano argomenti troppo moralmente scorretti per avere pubblicazioni ufficiali.
I giapponesi cercano di avere sempre l’esclusiva su quello che fanno e producono (giustamente), limitando la libertà di eventuali pubblicazioni oltre oceano, salvo non si paghi profumatamente, come ad esempio: lunghi mesi di attesa prima di pubblicare un nuovo volume, impossibilità di avere scene extra o di pubblicare contenuto non censurato (negli anime) ecc… Questa tendenza sta diminuendo piano piano ma, quando parliamo di opere auto-pubblicate, il problema è diverso dato che questi manga non sono legati a editorie.
Se invece parliamo dei pornwha, ci sono diversi siti online che permettono di acquistare e leggere digitalmente questi manhwa pornografici, come ad esempio Lezhin o Toomics
Un Doujinshi tutto italiano
Lo streamer Volpescu e l’artista Mogiko hanno portato una svolta in questo settore in Italia con “Yo-chan First Stream“, doujinshi totalmente italiano.
Questo potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione che porterà a favorire e produrre più opere del genere dagli stessi italiani, che sicuramente avranno un profitto maggiore e potranno coinvolgere un pubblico più ampio.
Non è la prima volta che nascono opere del genere in Italia, ma è la prima volta che ricevono un supporto mediatico del genere, per non considerare anche la incredibile campagna crowdfunding che ha avuto oltre 50 mila euro.
Questo tipo di contenuti non sono così semplici da pubblicare e realizzare, i problemi legati a essi sono molteplici e non facili da superare. La libertà nel dare sfogo alle proprie fantasie potrebbe portare a contenuti di cui è meglio non parlare; infatti, il Giappone vive in questo grande problema, dove molte opere superano dei limiti che non dovrebbero essere superati, come quello della pedofilia e degli stupri, che ultimamente ha scatenato grandi discussioni in tutto il mondo.
Vi invito a guardare la nostra intervista fatta ai due autori, dove affrontiamo il tema e scopriamo qualcosa di più
I problemi del media
Come per i videogiochi o le serie TV, anche gli anime e i manga non scappano dalla solita frase: “Hanno una brutta influenza e portano a comportamenti sbagliati”.
Ormai sappiamo che questa frase è complessa da analizzare; è ovvio che stare costantemente a contatto con un determinato tipo di contenuti influenzi, negativamente o meno, qualcuno, ma non è ancora stato possibile trovare una vera e propria correlazione tra tutto ciò, proprio a causa dell’infinità di variabili presenti.
L’ambiente familiare, l’educazione, i tratti della personalità e l’esposizione a esperienze reale, contribuiscono alla crescita e modo di comportarsi di una persona, quindi anche nel modo in cui interpreta quello che vede nella finzione.
La sessualità è un aspetto importante e naturale, questo è innegabile, ma l’abuso costante e ossessivo potrebbe diventare estremamente pericoloso, non solo dal punto di vista privato della persona, ma anche sfociare in atteggiamenti pericolosi verso gli altri.
Molti additano gli otaku come pervertiti e simili, ma è importante capire il contesto e la persona con cui si parla: non tutti gli amanti degli anime guardano hentai e, coloro che li guardano, non è detto che ne abusino al punto da diventare un ossessione e ricerca continua.
Anche in questo settore non è possibile comprendere a pieno le correlazioni, data la moltitudine di variabili presenti.
Essere guardinghi verso chi fa uso di questo media, ovvero gli hentai, è corretto tanto quanto lo è esserlo con chiunque altro; la prudenza non è mai troppa, ma senza essere eccessivamente distaccati od odiosi. Non è detto che l’amante degli anime sia un “mostro della società”; anzi, è molto probabile che sia più rispettoso verso queste tematiche che altri.